Conciliare lavoro e famiglia non è affatto un’impresa impossibile

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Conciliare lavoro e famiglia non è affatto un’impresa impossibile

02 Febbraio 2010

Che in Italia la conciliazione tra famiglia e lavoro sia un traguardo ancora da raggiungere, non è una novità. Ma a sottolinearlo non sono più soltanto attempati opinionisti o comitati di femministe ormai alle soglie della pensione: sempre di più, invece, l’istanza di conciliazione parte dai giovani. Stufi di fare semplicemente i “bamboccioni”, di recitare la parte degli studenti a vita, di rassegnarsi ad essere mantenuti da mamma e papà, vogliono trovare un lavoro e farsi una famiglia: possibilmente, senza che ciascuna di queste due cose impedisca l’altra.

E così, un’associazione giovanile, che fin dal nome – 1535.it – fa cenno a una fascia d’età solitamente associata ad altre preoccupazioni rispetto a quelle familiari, ha pensato di mettere a punto un progetto articolato per la conciliazione in Lombardia, e di sottoporlo all’attenzione dell’amministrazione regionale, il prossimo 5 febbraio, in una tavola rotonda presso il palazzo Pirelli. Rispetto alle tante iniziative già in campo sul tema, i giovani di 1535.it pensano di avere una chance in più: “Speriamo di convincere la Regione”, dice Silvia Maltoni, presidente dell’associazione, “a intraprendere un progetto pilota su questo tema”.

Il cuore del progetto, denominato “Famiglia&lavoro”, è un sistema integrato di interventi che insiste sul doppio versante dei servizi alla famiglia e della flessibilità lavorativa: asili nido più numerosi e con apertura estesa, babysitter-sharing, convenzioni con pediatri privati, assistenza domiciliare per le puerpere; ma anche part-time, telelavoro (magari combinati), incentivi alle aziende per la concessione di orari elastici, permessi retribuiti per malattie infantili.

Obiettivi sempre rincorsi, ma raramente sfiorati. La via migliore per raggiungerli, afferma la Maltoni, è anche la più impegnativa, vale a dire quella di convincere le aziende che la conciliazione non è un costo, ma un investimento, tanto per imprese grandi (come la Nestlè, la cui direttrice del personale interverrà al convegno) quanto per le PMI (come Codevintec, che presenterà a sua volta il proprio caso di successo). Per “educare” le aziende alla conciliazione, niente di meglio di un confronto diretto: la richiesta avanzata alla Regione è quindi quella di organizzare un “road show” nel vasto e variegato territorio imprenditoriale lombardo, per stimolare l’inizio di un percorso di attivazione della flessibilità lavorativa.

A coronamento delle proposte si pone l’istituzione di un’Agenzia Regionale per i servizi alla Persona, con funzioni di coordinamento, ordinamento, promozione, formazione professionale, valutazione e accreditamento per le nuove figure definite “artigiani terziari”. Si tratta di privati,  prestatori di servizi alla famiglia, di servizi associati alla promozione e tutela della salute, alla qualità della vita, all’abitazione e all’intermediazione. Un’istituzione che parte dal cittadino e dalle sue esigenze, ma ispirata al principio di sussidiarietà: ad organizzarsi sono i cittadini stessi, non solo destinatari, ma anche fornitori dei servizi.

L’impronta giovanile si vede anche qui: tra le prestazioni fornite, accanto a quelle più tradizionali, sono contemplate anche quelle di ultima generazione (come l’assistenza informatica). Riusciranno i più giovani dove i meno giovani – forse più preparati, ma anche meno tenaci – non sono finora riusciti?