Confesso: anche io frequento minorenni. Fatemi 10 domande!
04 Giugno 2009
La Repubblica, costretta da settimane a una ossessiva ripetizione dell’identico, comincia a perdere lucidità. Tenere desta l’attenzione del pubblico pagante sul “caso Noemi” non deve essere facile: dopo aver dato fondo a madri, padri, zie, ex e neo fidanzati, teleobiettivi clandestini, gole profonde e stampa estera di rimbalzo, gli argomenti cominciano a scarseggiare. E a forza di stiracchiarla, la trama della vicenda rischia continui strappi.
Oggi si capisce molto bene che Giuseppe D’Avanzo non aveva nessuna voglia di scrivere l’ennesimo editoriale riassuntivo, titolato “Omissioni e sottomissioni”, ma come di dice, ogni giorno ha la sua croce. Così è ripartito dall’inizio prendendo spunto dal fatto che Berlusconi ha dichiarato che lui a Casoria, a quella festa, ci tornerebbe senza problemi.
D’Avanzo quindi spiega che la questione non è la festa. Qual è dunque la questione? Eccola: “la frequentazione che un uomo di 73 anni, chiamato alla guida del paese, ha intrattenuto con una minorenne”. Bene ora è chiaro. Ma che vuol dire frequentazione? Io ho 48 anni, sono alla guida di un giornale on-line e frequento minorenni. Nipoti, figli e figlie di amici: mi è anche capitato di andare a feste di compleanno di minorenni e sicuramente sarò stato ritratto in foto e video. Qualche giorno fa ho persino portato due tredicenni, figli di una carissima amica, al cinema e senza i genitori. Abbiamo visto Wolverine.
Forse Repubblica ha una decina di domande anche per me? Come ho conosciuto quell’amica? Dove? In che rapporto sono con il marito? E qual è la natura del mio rapporto con i suoi figli minorenni. Quante volte li ho incontrati? Ce ne sono altri che incontro? Sono per caso malato e devo essere aiutato?
Berlusconi ha risposto a molte di queste domande, qualche volta cincischiando, dicendo la prima cosa che gli passava per la mente o mescolando le carte in tavola. Forse perché non si è accorto per tempo che il sassolino partito da Casoria stava diventando una valanga o forse perché la storia vera non la vuole raccontare per il semplice motivo che sono fatti suoi. Ma Berlusconi ha risposto chiaramente all’unica domanda che potrebbe avere rilevanza pubblica e penale, dicendo, anzi giurando sui suoi figli, che il suo rapporto con Noemi non ha nulla di “piccante”.
Repubblica ha forse le prove che questa affermazione è falsa? Qualcuno, a cominciare dalla stessa Noemi, ha mai sostenuto o insinuato il contrario? D’Avanzo può dirsi convinto che su questo punto il Cav. mente? Certo, sempre su Repubblica, Dario Cresto-Dina ha scritto che Veronica Lario avrebbe detto a due “carissime amiche” di non poter restare “con un uomo che frequenta minorenni”, ma a parte che si tratta di notizia riferita, anche qui siamo sempre e solo alla “frequentazione”. E allora di che cosa stiamo parlando?
Possibile che non si veda come l’operazione è tutta studiata a tavolino e tenuta in vita artificialmente? Con le dieci domande ossessivamente ripetute e tradotte in inglese, l’orologino digitale che conta da quante ore Berlusconi non risponde che si può scaricare sul proprio blog e inviare agli amici, i video da commentare, la rassegna stampa estera, i sondaggi e tutto il resto.
Ma nel pezzo di D’Avanzo di oggi c’è un passaggio in particolare che rivela una certa stanchezza e la conseguente perdita di lucidità. E’ quando il giornalista se la prende con la magistratura per aver iscritto Berlusconi nel registro degli indagati per la questione dei voli di stato. Sì avete capito bene, D’Avanzo contro i giudici che indagano Berlusconi!
La colpa delle toghe, secondo colui che ne è il massimo paladino, è di essersi mossi troppo in fretta (“come velociraptor”) su un’accusa che avrà poche speranze di trasformarsi in condanna, sia per l’obiettiva inconsistenza, sia per il lodo Alfano. Così, sempre secondo D’Avanzo, sarà Berlusconi a trarne vantaggio, potendo gridare contro la persecuzione giudiziaria a pochi giorni dal voto.
D’Avanzo rimprovera dunque ai giudici di aver fatto “una mossa inutile dal punto di vista processuale” che però avvantaggia Berlusconi e la sua propaganda elettorale. Strano però che la sentenza di condanna dell’avvocato Mills, anche quella inutile dal punto di vista processuale per il Premier, sia stata festosamente salutata dallo stesso giornale come atto di giustizia implicita.
Per Repubblica insomma i magistrati sono il baluardo della nostra democrazia e l’argine del regime berlusconiano solo quando sono certi di poterlo infilzare con una sentenza. Se invece fanno semplicemente il loro mestiere, e procedono con il loro atti dovuti, diventano cavillosi legulei.
Il “caso Noemi” passerà, Repubblica deve continuare a vendere e ad essere credibile verso i suoi lettori. Forse è il caso di accelerare un aggiustamento di rotta prima che la manovra diventi troppo evidente o persino vana.