Confindustria fa i conti con i sindacati

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Confindustria fa i conti con i sindacati

18 Giugno 2007

La trattativa in corso a Palazzo Chigi su pensioni, welfare state, flessibilità, ammortizzatori e ora anche proposta di tassazione degli straordinari, sta entrando in una fase particolarmente convulsa: non solo perché c’è la scadenza del 28 giugno in vista del Documento programamtico economico-finanziario che l’esecutivo deve presentare ma soprattutto perché il governo è praticamente in crisi e solo un accordo con i sindacati gli darebbe un po’ di fiato.

In questo contesto è particolarmente utile riflettere sui comportamenti di Cgil e Cisl. La confederazione guidata da Guglielmo Epifani è segnata da una profonda divisione tra un’ala politicamente e sindacalmente massimalista-conservatrice che è punto di riferimento di almeno metà del gruppo dirigente e un’ala riformista che rappresenta l’altra metà dell’antico sindacato. Questa divisione è diventata ancora più pesante per l’esodo di tanti quadri cigiellini nel nuovo movimento di Fabio Mussi e, inoltre, per la fragilità del segretario generale. Risultato, la Cgil sostiene con Palazzo Chigi tutte le posizioni più chiuse: no alla detassazione degli straordinari, no all’applicazione sia della legge Dini sia di quella Maroni sulle pensioni, radicale revisione della Biagi.

Di contrappunto la Cisl di Raffaele Bonanni sostiene su tutti i fronti scelte riformiste: disponibile all’applicazione della Maroni, pronta a detassare gli straordinari, strenua difesa della Biagi. Bonanni, peraltro, la butta anche in politica, rispondendo alle critiche generiche di Tommaso Padoa Schioppa ai sindacati: parlando di un patto parasociale tra Cgil e Romano Prodi.

Questa situazione è particolarmente delicata per Luca Cordero di Montezemolo: con il suo slogan fare squadra il presidente di Confindustria aveva fatto intendere che vi sarebbe stato un rapporto assolutamente positivo con il centrosinistra e in questo quadro si sarebbe determinata una relazione stretta e proficua con Epifani. Ora Prodi dice esplicitamente, anche per – da quel rancoroso che è – vendicarsi degli attacchi del presidente di Confindustria, che l’unica cosa che gli interessa è il via libera di Cgil, Cisl, Uil. Mentre Epifani definisce Montezemolo “padrone delle ferriere” e quest’ultimo costretto a far dire al suo  Maurizio Beretta che la linea di Epifani “è medievale”.

L’andamento di queste trattative non sarà ininfluente nella corsa per la presidenza di viale Astronomia. Tutti coloro che avevano nel passato criticato Antonio D’Amato perché, secondo loro, non coglieva le aperture della Cgil e alimentava inutilmente il conflitto, dovranno fare una certa riflessione sulle posizioni sostenute nel passato. Anche, e soprattutto, perché con questa linea di aperture senza garanzie alla Cgil, non si è valorizzato il forte impegno riformista della Cisl con Savino Pezzotta.

In questo senso, sempre più, tra i nomi dei papabili, esce quello di Giancarlo Cerutti, industriale di tutto valore, che non solo ha fatto il miracolo di unire la confederazione nell’operazione di quotazione in Borsa del Sole 24 ore ma che è stato anche un vicepresidente leale, seppur non un fan scalmanato, di D’Amato.