Confindustria, in rialzo stime Pil. C’è il timore di instabilità politica
14 Dicembre 2016
I poveri assoluti in Italia sono 4,6 milioni, soprattutto tra i giovani e al Sud. A lanciare l’allarme è il Centro Studi di Confindustria che negli ultimi scenari economici rileva un aumento del 157% rispetto al 2007. Ci troviamo in un contesto di “arretramento del benessere e di sfilacciamento sociale e politicoche non ha precedenti nel dopoguerra”, sottolineano gli economisti di viale dell’Astronomia.
Positiva sulla crescita del Pil, di cui alza le stime, preoccupata per occupazione e povertà ma soprattutto sull‘instabilità della situazione politica, quella che alla fine condizionerà il futuro sviluppo economico dell’Italia. Insomma, è questa la sintesi degli scenari economici futuri del Centro studi Confindustria.
Il prodotto interno lordo per il 2016 aumenta dello 0,9% nel 2016 (+0,7% a settembre), dello 0,8% nel 2017 (+0,5%) per toccare un più 1% nel 2018. Ma i rischi per il prossimo biennio sono tutt’altro che scongiurati. Le nuove stime del Centro studi “non tengono conto delle potenziali conseguenze della crisi di governo che si è aperta da pochi giorni e che, se non si dovesse sviluppare in modo ordinato, potrà peggiorare le aspettative di famiglie e imprese, oltre che dei mercati finanziari, e incidere sulla già fragile risalita della domanda interna e delle attività produttive“, specificano gli economisti. Il governo ora c’è, ma è ancora debole e deve passare la fiducia al Senato nel pomeriggio. Mentre l’e opposizioni sono sulle barricate.
Ma è sul 2018 che il Centro studi è preoccupato perché considera “impraticabile l’aumento delle imposte indirette introdotto quale ennesima clausola di salvaguardia, per 1,2 punti percentuali di Pil. Un elemento che avrà l’effetto di portare a maggior deficit pubblico rispetto a quanto indicato dal governo”. E, ammette, Confindustria “che il Paese è abituato ai cambi di governo, ma questa volta ciò che avviene in un contesto di arretramento del benessere e di sfilacciamento sociale e politico che non ha precedenti nel dopoguerra“. Eppure il governo è sempre lo stesso.