Confusione e anarchia: questo è il Pdl senza Silvio Berlusconi
21 Maggio 2012
La scelta quotidiana di confermare l’appoggio a Monti tradisce la consapevolezza che le elezioni anticipate dissolverebbero la rappresentanza parlamentare del PDL e consegnerebbero il paese a un réssemblement della sinistra costretta alla riedizione dell’attuale formula di governo. Con il PDL più emarginato. Diversamente alla Sinistra sarebbe impossibile governare. Questo è il PDL senza Silvio Berlusconi.
L’ex presidente del Consiglio appare distaccato e si limita ad addebitare il rovescio delle ultime amministrative ad “errori nella scelta dei candidati”. Ma ammesso e non concesso che si sia trattato di error in eligendo dei proconsoli cittadini, andrebbe acclarato perché il Segretario nazionale non è stato intitolato a vigilare sul loro operato.
Il PDL appare – oggi – anarchia organizzativa e confusione politica. Molti nel PDL sembrano difatti favorire il frazionismo sociale per trasformarlo in frazionismo partitico e massimizzare il loro individuale potere di interdizione nel partiti.
L’anarchia e la confusione che ne deriva si sono quindi propagate dalla periferia al centro, infettando le liste. Gli elettori lo hanno compreso e hanno messo il PDL in quarantena. All’inizio del XXI secolo e nel mezzo della peggiore crisi economica del dopoguerra gli elettori hanno urlato di non sopportare più grandi e piccoli ras locali e hanno sconfessato tutti quasi fossero eredi della peggior tradizione democristiana e socialista.
I risultati delle amministrative insieme ai dati sui votanti suonano come l’inequivocabile invito ad abdicare che gli elettori indirizzano alla dirigenza del PDL. Questa dirigenza è difatti ritenuta -nessuno ha diritto di giudicare se a torto o ragione- di essere politicamente superata; di aver trasferito la conciliazione degli interessi sociali in sede extraparlamentare; di aver coltivato cesarismo nella redazione delle liste elettorali; di aver cumulato cariche politiche (e relativi privilegi) con incarichi amministrativi (e relativi vantaggi economici); di aver compensato i politici mandati a casa dagli elettori con presidenze e consigli di amministrazione degli organismi e società pubbliche.
Margheritini, ex udiccini, ex missini, ex pidiessini, fiellini, pidiessini, leghisti della prima seconda e terza ora sono nelle medesime condizioni di salute, però solo il PDL è già entrato in coma; eppure lo staff medico sa solo litigare lasciandolo senza terapia.
Shopenauer sosteneva la propedeuticità della distruzione alla costruzione, rimane che il PDL, del quale si diceva in corso la ristrutturazione, risulta destrutturato e a un passo dall’implosione per via del rischio che la dirigenza scelga il conformismo per allearsi con chi da trent’anni della politica fa una professione, in quanto di politica vuole vivere, in quanto solo di politica sa vivere.
Il conformismo viene difatti ritenuto l’unico modo per salvarsi ancorché lascerebbe il Popolo della libertà stordito dalle tegmine di tanti grilli da fronteggiare. Mentre invece ci vorrebbe solo il coraggio di scelte di avanguardia come quella di impegnarsi per individuare alternative credibili per età, curriculum e vocazione da sottoporre al vaglio degli elettori i quali diversamente saranno indotti a rivolgeranno al cantastorie che dovesse intonare il gingle più orecchiabile.