Congresso An. Fini: “Partito unitario non vuol dire pensiero unico”

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Congresso An. Fini: “Partito unitario non vuol dire pensiero unico”

22 Marzo 2009

Al suo arrivo sul palco del congresso di An, il presidente della Camera Gianfranco Fini è stato accolto da una platea in piedi e da un lungo e caloroso applauso. "Sono stato facile profeta, un po’ di emozione effettivamente c’è", sono state le prime parole dell’intervento della terza carica dello Stato.

"Un po’ di emozione c’è nel riprendere la parola dopo dieci mesi dall’ultima volta per rivolgermi al mio partito e ai milioni di italiani che nel corso degli anni ci hanno dato questa fiducia". Un "sentimento naturale", ha proseguito il leader di An, "perché mi è ben chiaro che se colui che fu segretario del Msi, e poi presidente di An può ora essere qui con l’appellativo di presidente della Camera dei Deputati è unicamente per l’impegno, la passione, la dedizione e il sacrificio di tutti coloro che per tanti, tanti anni hanno dato tutto senza chiedere assolutamente nulla". Allo stesso modo, ha proseguito, "se ci sono tanti ministri che parlano da questo palco lo dobbiamo a questa lunga e bella storia politica, nel senso più alto di questo termine. Devo dire grazie a chi ha sempre tenuto schiena diritta e hanno avuto un grande, grande amore per la propria terra".

"Oggi si chiude una lunga fase della nostra storia, della storia della destra", ha detto Fini. "Se oggi chi aveva la vostra tessera fino a qualche mese fa e oggi è presidente della Camera, non è stato per un regalo di qualcuno. Non c’è stato nessuno sdoganamento, che è una parola che non mi piace perchè è relativa alle merci e non alle idee".

"Le idee si affermano e vincono la loro battaglia e noi abbiamo avuto la capacità di affermare le nostre idee: non c’è stato regalo, non c’è stata grazia ricevuta, non c’è stato sdoganamento"."Le idee non si sdoganano – ha ribadito Fini -. O si affermano o non sono in grado di vincere la loro battaglia". E continua: "Oggi ci accingiamo a un passo importante per la storia dell’Italia". Il presidente della Camera ricorda che già in passato la destra si trovò a fare scelte storiche come nel 1994, dopo lo "spappolamento" della prima repubblica. "Oggi – sottolinea Fini – non prendiamo un’occasione, oggi compiamo una strategia e decidiamo noi coscientemente di farlo, mettendo una pietra su un atto che ha rilevanza storica".

"Fiuggi ha segnato il passaggio alla destra postideologica". Con il congresso di Fiuggi del 1995, ha sottolineato Fini, si è passati "da una logica del nemico a una logica dell’avversraio: come diceva Pinuccio tatarella, il nemico o si annienta o ti annienta, l’avversario ti batte o si batte ma il giorno dopo continua la competizione". Per Fini "è stato il primo anello di una lunga catena. Lì abbiamo fatto i conti con lo stato etico, che non fa perte della democrazia, e con lo stato corporativo, che è fuori dalla modernità. E tutto questo lo abbiamo fatto perchè ne eravamo convinti". An e Forza Italia possono guardare "con fiducia alla fusione del Pdl perchè i valori sono gli stessi, sono quelli del partito popolare europeo". "Sono i valori che sono capaci di dare risposte alle ansie dell’Europa e dell’Occidente", ha sottolineato il presidente della Camera.

Quindici anni di alleanza tra An e Forza Italia, di rapporto con Silvio Berlusconi, "con un unico filo conduttore: la volontà di costruire un’Italia nuova". Gianfranco Fini li racconta davanti al congresso di An, sottolinenando come, da Fiuggi in poi, il partito che oggi si scioglie ha vissuto "alti e bassi, ma con una linea strategica orientata verso un solo obiettivo: quello di costruire una alleanza nazionale, un’alleanza tra gli italiani". Proprio quell’obiettivo che "oggi si realizza". Fini ricorda come An abbia "privilegiato le alleanze sulle spinte a isolarsi, a scegliere l’identità", abbia scelto l’intesa con Fi in nome dell’Italia nuova che si intendeva costruire. "Siamo stati per 15 anni con Forza Italia nella buona e nella cattiva sorte – aggiunge – e Berlusconi è stato tutt’altro che una meteora, il leader di un partito di plastica, ha rimesso in moto la democrazia dell’alternanza e poi il tempo è galantuomo, sono gli elettori che danno e tolgono le patenti". Il leader di An rivendica che nei 15 anni di alleanza con Fi, "non è mai accuduta una rottrura insanabile, come invece è capitato ad altri. Ma c’è stato un lungo cammino comune, pur fatto anche di polemiche e incomprensioni". E questo perché l’alleanza "nasce dalla base, dagli elettori".

Poi fa un paragone con la sinistra e spiega che "la crisi della sinistra italiana non è tanto di consenso ma di idee, perché a fronte delle nuove sfide che il futuro presenta alla porta dei popoli è il bagaglio culturale della sinistra che oggi mostra la corda". "Ci sono le condizioni per questa nuova avventura del Pdl, perchè la crisi della sinistra italiana è una crisi di idee, non di consenso e di organizzazione". "Ho sentito Franceschini dire che ha un’organizzazione, con tantissime sezioni – dice il presidente della Camera – ma la sinistra è alla corda perché è in crisi di idee, non di strutture. È il bagaglio culturale della sinistra ad essere alla corda. Ormai, è scomparsa l’egemonia della cultura della sinistra".

Per la terza carica dello Stato esiste un valore fondamentale nella destra italiana: "La consapevolezza del primato della dignità della persona. Il valore principale che va tutelato non è l’autorità dello stato, lo Stato non può limitare la libertà, deve semmai in qualche modo esaltarla, deve garantire l’esercizio della libertà". Ha poi sottolineato come questa conclusione ha delle conseguenze sui temi della sicurezza. Insomma, ha proseguito, "il vecchio principio della destra della legge e ordine oggi va declinata in modo diverso attraverso il primato della dignità della persona".

Il presidente della Camera ha poi aperto alle riforme, in particolare al presidenzialismo, "ma questo non può voler dire che il Parlamento viene messo in un angolo per non disturbare il manovratore". E poi ha esortato a superare il bicameralismo perfetto: "Il Parlamento deve tornare ad avere più controlli. Magari servono meno leggi ma servono più poteri di indirizzo e di controllo. Non ci possiamo permettere due Camere con gli stessi poteri".

Un chiaro messaggio al premier Berlusconi del quale assicura "non è mai stata messa in dubbio la leadership". "Nel Pdl non c’è un problema di leadership, ma quello di garantire che non sia un partito di una sola persona ma un partito della nazione".  "Il Pdl – continua Fini – ha un leader che è Berlusconi ed è di tutta evidenza, dopodichè Berlusconi stesso sa perfettamente che una leadership forte e riconosciuta non può in alcun caso essere il culto della personalità". "Un conto è essere leader, un conto è pensare che solo il leader può dare contributo di idee, di impegno, di soluzioni politiche, di sintesi", ha aggiunto.

"Il passaggio nel Pdl non annacquerà l’identità di Alleanza nazionale", ha dichiarato Fini nel suo intervento assicurando che i valori della destra saranno portati nel nuovo soggetto unitario e ricorda come anche dopo Fiuggi ci fu qualcuno che aveva gli stessi timori, poi smentito dai fatti. "Non dobbiamo aver paura che questo fatto storico – sottolinea il presidente della Camera – possa annacquare la nostra identità. Non ci dobbiamo preoccupare della nostra identità, ma dobbiamo preoccuparci dell’identità degli italiani tra dieci o quindici anni".

"Oggi finisce An, nasce il Pdl, continua il nostro amore per l’Italia". Gianfranco Fini conclude così il congreso di scioglimento di Alleanza Nazionale. E cita uno slogan "della nostra gioventù": "Se si ha paura, vuol dire che o non valgono nulla le idee in cui si crede o non vale nulla chi ha paura". Ha poi esortato che "nel Pdl entri solo chi ci crede".