Coni, Petrucci sperava in una vittoria a tavolino ma spunta un vero sfidante

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Coni, Petrucci sperava in una vittoria a tavolino ma spunta un vero sfidante

17 Aprile 2009

Si riaprono i giochi in vista dell’elezione del nuovo presidente del Coni (il Consiglio nazionale elettivo si riunirà il prossimo 6 maggio). Tre i candidati ufficiali alla presidenza, per un posto al vertice dello sport italiano. Tre anziché due: non più solo il presidente uscente Gianni Petrucci – al comando del Comitato olimpico nazionale da oramai dieci anni – e il suo sfidante dichiarato Franco Chimenti, candidato alternativo  disceso in campo fin dallo scorso settembre. Oltre a questi due, infatti, appena ieri ha rotto gli indugi anche Paolo Barelli, last but not least, dal 2000 presidente della Federnuoto. Un terzo candidato vero, molto più di un terzo incomodo. Un ex atleta di livello internazionale già membro della giunta Coni dal 2005 al 2008. Ma nel frattempo, soprattutto, senatore della Repubblica fin dal 2001, aderente prima al gruppo di Forza Italia, poi a quello del Popolo della Libertà. Barelli è della partita, eccome, e si dice prontissimo a succedere a Petrucci, pure "non tanto in polemica con le gestioni Coni del recente passato". Quanto "per guidare il cambiamento dell’organizzazione dello sport italiano, nell’immediato futuro".

Dunque la strada tutta in discesa imboccata da Petrucci verso la riconferma, che sembrava segnata e che resta comunque la prospettiva più probabile, da oggi ritorna (leggermente) a salire. Dato che la sua scalata a quota minimo 40 voti dei 79 totali esprimibili in sede di Consiglio elettivo, subisce perlomeno un rallentamento. Complice la zavorra di una seconda candidatura alternativa e di peso, materializzatasi alle sue spalle. E Chimenti? Chimenti, a capo della Federgolf dal 2000, prende anch’egli il coraggio a due mani e addirittura colpisce duro: "Sono stato il primo ad auspicare una terza candidatura alla presidenza del Coni. Barelli ha tutto il diritto di partecipare alla competizione. E sono sicuro che la sua mossa spariglierà le carte in gioco. Anzi, credo che Petrucci possa persino lasciare", azzarda.

In realtà, annota più di un osservatore, le chances di Barelli d’insidiare realmente Petrucci nella corsa alla presidenza, aumenterebbero, viceversa, proprio in caso di ritiro ma del concorrente Chimenti, un candidato non lontano dagli stessi orientamenti gestionali e dalla stessa sensibilità personale, espressi da sempre dall’uomo di sport Barelli. Il quale gettato il sasso nello stagno, per ora misura bene le parole, le centèllina, ancora non si tuffa a pesce nella mischia. "La politica deve rimanere fuori dallo sport" rassicura allora chi gli chiede conto del suo mandato da parlamentare (però in caso di elezione al Coni? Barelli ripete che lascerebbe Palazzo Madama all’istante). "La mia storia è la storia di uno che ha molto a che fare con lo sport, anzitutto, e secondariamente, responsabilmente, che ha a che fare con la politica" aggiunge. Mentre Petrucci tace, forse concentrato sul da farsi forse innervosito. Mentre il sottosegretario allo sport Rocco Crimi non commenta l’evolversi della situazione. Lui che del resto, in tempi non sospetti, si era più volte espresso a favore di una gara aperta e democratica, in lizza più candidati, per conquistare sul campo la leadership dello sport italiano. Senza replicare soluzioni di comodo, per inerzia, per un interesse particolare.