Consiglio non richiesto su Via Poma
27 Gennaio 2011
di redazione
Un giallo lungo 20 anni, quello di Via Poma, con un presunto “mostro” – il portiere Pietrino Vanacore finito scagionato e suicida –, l’immancabile pista della Banda della Magliana, le accuse al datore di lavoro della vittima e al nipote di un architetto transitato nello stabile “maledetto”. Poi le indagini vengono riaperte ed entrano in scena i RIS, la scientifica, il test sul Dna, che incastrano l’ex fidanzato di Simonetta Cesaroni, Raniero Busco, condannato ieri a 24 anni di carcere per l’omicidio della ragazza.
Possiamo solo immaginare quanto sia stato terribile il calvario della famiglia Cesaroni in questi lunghi anni di processi e accuse che ogni volta venivano puntualmente contraddette, avanzate e poi ritirate, alimentando quei dubbi e la sensazione di incertezza che ancora oggi si respira leggendo i giornali italiani, orientati in prevalenza verso tesi innocentiste. Certo, le sentenze della magistratura vanno rispettate e ancor di più il dolore dei familiari delle vittime, ma ci ricorderemo dell’innocenza di Busco se un giorno la sentenza di primo grado dovesse essere ribaltata?
Ad esclusione delle prove indiziarie non c’è la certezza che Busco abbia ucciso la Cesaroni. “Non si sa nemmeno se sia mai entrato in quell’ufficio,” commenta il criminologo Francesco Bruno, stupefatto dalla condanna, “Ancora una volta si dimostra come i giudici di primo grado risentano delle ipotesi accusatorie”. Insomma, smaltita la mazzata della condanna, l’uomo deciderà di andare avanti nel processo convinto di spuntarla ed è probabile che venga assolto in appello o male che vada in Cassazione. Ma visto com’è stata gestita questa storia fino adesso le cose potrebbero complicarsi e l’odissea giudiziaria di Busco prolungarsi.
E allora, considerando che a distanza di tanti anni sono venuti meno i presupposti per la carcerazione (fino alla sentenza definitiva vale la presunzione di innocenza), se davvero Busco ritiene di aver subito una ingiustizia, ragionando per assurdo, crediamo che un modo per evitare altre sgradevoli sorprese da parte della magistratura italiana in fondo ci sarebbe. Prenda la sua famiglia, la moglie, i figli, comprando un biglietto per il Brasile. Chieda asilo politico a Dilma Rousseff e al governo carioca. Se il buon Lula ha negato l’estradizione al pluriomicida Cesare Battisti, la giustizia sudamericana non dovrebbe dolersi troppo nel concedere le stesse garanzie a Busco.