Consip: in Senato si vota la mozione di IDEA, per i renziani è il giorno della verità

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Consip: in Senato si vota la mozione di IDEA, per i renziani è il giorno della verità

20 Giugno 2017

In Senato ci si prepara al voto delle mozioni su Consip, la vicenda della centrale per gli acquisti della pubblica amministrazione finita al centro della inchiesta su presunti appalti pilotati. Questa mattina, il presidente del senato, Grasso, ha deciso di non rinviare il dibattito in aula e dunque le votazioni sulle mozioni presentate dalla maggioranza e dalla opposizione per fare chiarezza sulla vicenda e arrivare a un rinnovo dei vertici della azienda. Si attende quindi il voto sulle mozioni rimaste in campo, la prima, quella presentata ormai mesi fa da IDEA e dai senatori Augello e Quagliariello di IDEA, e l’altra, quella del Pd con i suoi alleati. Sempre stamattina, Grasso aveva anche letto in aula una lettera del ministo Padoan – il Tesoro controlla Consip – in cui si annunciano le dimissioni del Cda. E con una mossa a sorpresa il presidente aveva dichiarato inammissibili quelle mozioni che chiedono, in sostanza, un passo indietro del ministro Lotti (Mdp ne ha presentata una nuova versione).

CARTE FALSE DEL PD PER RIMANDARE IL VOTO SULLE MOZIONI. Ma per capire davvero che sta succedendo in Senato occorre giudicare un’altra mossa, quella, sempre odierna, del partito democratico, che anche stavolta, nel giorno in cui finalmente, dopo mesi, il parlamento poteva dibattere del caso Consip, ha fatto e continua a fare carte false per rimandare il voto sulle mozioni dell’opposizione. Alla luce della lettera di Padoan e della decadenza del cda dell’azienda, infatti, stamattina il Pd ha chiesto di posticipare la discussione e il voto sulle mozioni dopo il 27 giugno, tra una settimana, dopo cioè che si sarà svolto l’incontro del cda che dovrà rinnovare i vertici della azienda. Di nuovo palla in tribuna, quindi, di nuovo il tentativo dei renziani di allontanare il momento in cui il parlamento possa chiedere legittimamente conto al governo di cos’è successo ed esprimersi su quello che resta un buco nero del renzismo.

Stiamo parlando delle dichiarazioni rese a suo tempo dall’amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, ancora formalmente al suo posto fino al 27 dopo le dimissioni di due dei membri del cda. Marroni ha detto che il ministro Lotti lo avrebbe informato sulle indagini in corso su Consip. Una bomba che il ministro Lotti ha subito smentito parlando di diffamazione, pur non denunciando, sempre per diffamazione, Marroni. Così abbiamo assistito nei mesi scorsi allo strano caso del ministro e dell’ad rimasti aggrappati ognuno al suo posto, senza riuscire a capire chi dicesse la verità e chi no. Questo è il cuore della vicenda Consip ed è davvero paradossale che il Pd anche oggi abbia continuato con ogni mezzo a cercare degli escamotage per evitare che il parlamento faccia luce sull’accaduto.

“La richiesta del Pd di un rinvio” del dibattito parlamentare, “che sarebbe probabilmente sine die, sembrerebbe la volontà di azzerare un dibattito che, invece, grazie anche all’iniziativa parlamentare, ha fatto passi avanti”, ha detto in mattinata intervenendo in aula il senatore di Idea, Gaetano Quagliariello. “Credo che il modo migliore per chiudere questa vicenda sia quello di arrivare al voto di queste mozioni sulla Consip,” ha aggiunto Quagliariello, che, lo ripetiamo, insieme al collega Andrea Augello hanno il merito di aver posto per primi la contraddizione che si è aperta sul caso Consip: se il Pd ha difeso e difende il ministro Lotti, credendo alla sua versione dei fatti, perché non ha dimissionato subito l’ad Marroni? Non si tratta quindi di entrare tanto nei risvolti giuridici della vicenda, compito della magistratura fare luce sulla inchiesta, bensì di esprimere un giudizio politico su come è stato gestito il caso. E restano in ballo molte domande.

Perché le dimissioni presentate da Marroni sono state respinte del per due volte da Padoan? C’è ancora qualcosa che l’amministratore delegato di Consip può rivelare e che non ha già detto? E perché a Marroni, che ha convocato il Cda di Consip per il 27, vengono attribuite frasi come “ora mi tolgo i sassolini dalla scarpa”? Cosa si diranno Marroni e il numero uno dell’anticorruzione, Cantone, nel loro ormai prossimo incontro? “Perché i vertici Consip non hanno informato l’azionista di riferimento (Padoan, ndr) che c’era un’inchiesta e che erano state rimosse delle microspie? O l’hanno fatto? Su questo – ha insistito il senatore Augello – deve risponderci il governo. Siamo ansiosi di sapere quali verità Marroni voglia rivelare, non ne abbiamo paura e vogliamo discuterne”. 

UNA VITTORIA PER IDEA. Tutte queste domande erano già nella versione originaria della mozione presentata da IDEA nei mesi scorsi e già firmata da altri 70 senatori. Nel pomeriggio, Augello ha annunciato la riformulazione della mozione originaria, attualizzandola rispetto alla convocazione dell’assemblea di Consip prevista il 27. Si impegna il governo “ad esercitare tutti i poteri spettanti al Ministro dell’economia e delle finanze, in qualità di socio unico di Consip, per garantire, attese le dimissioni di due membri del consiglio di amministrazione della società, che la conseguente procedura statutaria si concluda con il rinnovo degli amministratori e dunque dei vertici di Consip, essendo assolutamente prioritario ricostruire immediatamente l’immagine dell’azienda intorno ad un management totalmente estraneo alla vicenda giudiziaria in corso e non gravato dalla palese violazione di puntuali adempimenti espressamente prescritti dallo Statuto per la regolare gestione”. 

Sempre nel pomeriggio, il viceministro dell’economia Morando è intervenuto in Senato annunciando che il governo dà “parere favorevole” alle due mozioni, quella della maggioranza a traino Pd presentata nei giorni scorsi da Zanda, e la mozione di IDEA riformulata oggi dal senatore Augello. “Sulle altre mozioni,” ha aggiunto Morando, il parere è contrario”. Insomma, le mozioni di Mdp, della Lega e di Sinistra Italiana si arenano, quella di IDEA va avanti. “Questo confronto parlamentare nasce dalla nostra mozione presentata cento giorni fa. Ci sono voluto cento giorni perché di tutto questo si potesse discutere, ma comunque cento giorni dopo questo dibattito ha finalmente messo fine a una situazione di palese e insostenibile contraddizione”, ha detto il senatore Quagliariello, leader di ‘Idea’ e capogruppo FL in Senato, intervenendo in aula in dichiarazione di voto. “Per quel che ci riguarda rivendichiamo la linearità di una posizione istituzionalmente rigorosa ma che nulla ha mai concesso al giustizialismo”.

“Rivendichiamo come una vittoria nostra, e dei colleghi che ci hanno affiancato in questa lunga battaglia, l’azzeramento di una dirigenza inadeguata a guidare la più importante stazione appaltante del nostro Paese. Rivendichiamo come una vittoria il fatto che questo dibattito si sia svolto, e che si sia svolto con approccio civile e secondo una dinamica fisiologica tra Parlamento e governo, laddove il Parlamento ha evidenziato le incongruenze del governo e l’ha richiamato ai suoi compiti. Rivendichiamo inoltre di aver posto tutti i protagonisti della vicenda, a cominciare dall’amministratore delegato della Consip, nelle migliori condizioni anche formali per dire tutto ciò che sanno. Rivendichiamo, infine – ha concluso Quagliariello -, di aver reso evidente agli occhi del Paese chi è che vuole la verità e chi è che invece fa di tutto per occultarla”.

IL VOTO SULLA MOZIONE DI IDEA. Si apprende intanto che Forza Italia voterà a favore della mozione di IDEA, ad annunciarlo in aula del Senato il senatore Maurizio Gasparri, che ha sottolineato come il risultato politico del voto di oggi è “aver dimostrato la gestione opaca e poco trasparente” della questione Consip da parte dei renziani, dimostrando che “la rottamazione è stata solo la lottizzazione con gli amici”. Gasparri ha voluto anche stigmatizzare il “tentativo di voler bloccare la discussione e il voto sulle mozioni” da parte del Partito democratico. Si tratta di un tentativo che rappresenta “un ulteriore errore nell’errore”. Anche il Movimento Cinque Stelle ha detto no alla mozione Pd e dato indicazione di voto positivo su tutte le altre, giudicando “corretta” la riformulazione chiesta dal governo sulla mozione Augello. Sulla mozione di IDEA (e su quella di Mdp) converge anche Sinistra italiana”, come pure il gruppo per le autonomie, che però lascia libertà di voto ai suoi rappresentanti anche sulla mozione dei democratici.

Il Pd ha sempre visto come fumo negli occhi la mozione di IDEA, continuando per mesi a tirare la palla in tribuna per evitare che si arrivasse alla resa dei conti. Il Governo, non il Pd, deve rispondere agli interrogativi su Consip. E il tema vero resta in ogni caso chi ha detto la verità tra Marroni e Lotti. Come mai il Pd ha cercato di evitare in tutti i modi che si rispondesse a questa domanda in parlamento? E’ vero, il ballottaggio per le comunali è dietro l’angolo e siamo già in clima da campagna elettorale per le prossime elezioni nazionali, e dunque il Pd teme scivoloni parlamentari come potrebbe ancora accadere oggi pomeriggio. Ma forse c’è di più e questo di più non riguarda solo i timori elettorali dei Democratici. Riguarda invece il motivo per cui i renziani non hanno preteso, fin da subito, le dimissioni di Marroni, dopo le sue accuse a Lotti. Il motivo per cui negli ultimi giorni non hanno chiesto apertamente a Marroni di fare un passo indietro, mentre si ‘pilotavano’ invece le dimissioni degli altri membri del cda per salvare capra e cavoli, dichiarare decaduto l’ad, ed evitare il voto sulle mozioni dell’opposizione in parlamento. Perché tutte queste cortine fumogene? C’è ancora qualcosa che non sappiamo sul caso Consip?