Consip, se la mozione IDEA diventa un’altra cicatrice per Renzi

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Consip, se la mozione IDEA diventa un’altra cicatrice per Renzi

11 Marzo 2017

“Le firme stanno aumentando giorno dopo giorno,” dice il presidente di IDEA, Quagliariello, raggiunto dall’Occidentale, parlando della mozione presentata in Senato da IDEA, che punta ad azzerare i vertici di Consip, la centrale di acquisti della pubblica amministrazione, “ricostruendo l’immagine dell’azienda intorno a un management totalmente estraneo alla vicenda giudiziaria in corso”, come si legge nel testo. La vicenda giudiziaria di cui parliamo è quella che chiama in causa il numero uno della Consip, l’ad Marroni, che ha rivelato agli inquirenti come sia stato un ministro della repubblica, il ministro Lotti, ad informarlo di essere intercettato nella inchiesta sui presunti appalti pilotati della stessa Consip.

Marroni ha accusato Lotti, e il ministro – indagato per rivelazione di segreto istruttorio – si è difeso negando di aver mai saputo delle indagini. Tutto lì. Lotti non ha querelato Marroni, come sarebbe naturale, né ha chiesto la sua rimozione. Con il paradossale risultato che accusato e accusatore vengono mantenuti al proprio posto, come se entrambi avessero una posizione di assoluta correttezza, mentre è ovvio che uno dei due mente. L’accusa rivolta da Marroni a Lotti però è gravissima, anche perché con le sue rivelazioni come testimone Marroni non ha chiamato solo in causa il ministro Lotti ma anche Tiziano Renzi, il papà dell’ex premier, ed altri. Tutto questo avrebbe già dovuto portare alla rimozione dell’ad di Consip, visto che se Lotti viene confermato, e dunque il governo crede alla sua versione, non si può certo immaginare di avere un calunniatore di ministri ancora al suo posto come se niente fosse. Tanto più che, come ha ricordato il senatore Augello, che insieme a Quagliariello ha presentato la mozione di IDEA, Marroni sarebbe pronto alle dimissioni, dimissioni per adesso rifiutate dal ministro Padoan. 

Qualcosa non torna, insomma, in questa storiaccia tutta interna al clan renziano. Perché se la questione è che Marroni ha mentito, i vertici di Consip vanno resettati. Se invece la sua versione dei fatti passa in cavalleria, e Marroni, come pure Lotti, restano al loro posto, posti di governo, vuol dire che nel Pd qualcuno teme che la inquietante vicenda di cui scriviamo possa deflagrare, aprendo cascate di altre rivelazioni e accuse reciproche, con il rischio che sia il governo, ma soprattutto la leadership renziana, a franare. “Ormai è evidente che siamo davanti ad una contraddizione insanabile,” spiega Quagliariello, e in questa complicata partita a scacchi di incunea la mossa di IDEA, che stana gli imbarazzi piddini e del governo tentando, nello stesso tempo, il Movimento 5 Stelle. I grillini sanno che la loro richiesta di sfiducia a Lotti non ha i numeri e potrebbero convergere sulla mozione IDEA.

C’è imbarazzo anche in Forza Italia, tra chi dice di non sapere nulla del testo, rivendica il fatto di non aver mai sottoscritto mozioni “individuali” contro il governo e chi invece vuole sostenere la battaglia aperta da Quagliariello, che dal canto suo non ha certo messo in discussione garantismo e rispetto delle regole, come dire, per Lotti come per chiunque altro vale la presunzione di innocenza. Unica sicurezza per il Pd renziano e l’esecutivo restano gli ascari verdiniani, che hanno già sollevato un muro contro la mozione di IDEA. 

Una volta raggiunte le firme necessarie, la mozione di IDEA sarebbe calendarizzata in Senato dopo la discussione della sfiducia presentata dal movimento 5 Stelle. “Contiamo di riuscirci,” dice Quagliariello con aria di sfida. Perché una cosa è certa: uno dei due, il ministro Lotti o l’ad Marroni, non può restare al suo posto. Perché i vertici della Società pubblica non hanno mai denunciato le presunte pressioni che stavano ricevendo sugli appalti e come mai quegli stessi vertici fecero bonificare gli uffici dalle microspie mentre c’era una indagine in corso? Basterebbe già questo per chiuderla qui con il loro mandato. Se Marroni dice falsità su Lotti, va rimosso dal suo incarico. Se non viene rimosso è perché, come stiamo scrivendo da qualche giorno, i renziani alla fine di questa storia hanno paura di ritrovarsi con qualche nuova “cicatrice”, come le ha chiamate ieri Matteo parlando al Lingotto di Torino.