“Consorte facci sognare”
11 Giugno 2007
Linguaggio calcistico, “Consorte facci sognare”, sarcasmo e insulti sugli avversari politici, precauzioni degne di esponenti della mala organizzata che si sentono sotto controllo. Manca solo la “ola” per lo sperato esito dell’operazione Unipol-Bnl, perché almeno quella al telefono non si può vedere. Anche se dalle indiscrezioni depositate ieri dal Gip milanese Clementina Forleo e immediatamente trapelate la si può agevolmente intuire. Dal punto di vista politico comunque la giornata di oggi vede sulla graticola soprattutto Massimo D’Alema con quell’intervento telefonico nella telefonata del 7 luglio 2005 tra Giovanni Consorte e Nicola Latorre. D’Alema prende la cornetta in mano e dice: “Consorte facci sognare”.
Eccone il contenuto:
Consorte (C): “Massimo noi ce la mettiamo tutta”.
D’Alema (D): “facci sognare. Vai!”
C: “anche perché se ce la facciamo abbiamo recuperato un pezzo di storia, Massimo. Perché la Bnl era nata come banca per il mondo cooperativo”.
D: “e si chiama del Lavoro, quindi possiamo dimenticare?”
C: “esatto. È da fare uno sforzo mostruoso ma vale la pena a un anno dalle elezioni”.
D: “va bene, vai!”
Poco prima il presidente di Unipol aveva spiegato, sia a La Torre sia a lo stesso D’alema, che Unipol poteva arrivare a prendere il 70% della Bnl. Le parole più compromettenti da un punto di vista giudiziario sono però quelle che intercorrono tra l’immobiliarista Stefano Ricucci e l’uomo forte di Massimo D’Alema, Nicola La Torre. La telefonata è del 18 luglio 2005, Stefano Ricucci parlando al telefono con Nicola Latorre dice ridendo: “Ormai, stamattina a Consorte gliel’ho detto, datemi una tessera perché io non ce la faccio più”. E Latorre: “Stefano”. Ricucci: “Eccolo il compagno Ricucci all’appello”. Dice Latorre a Ricucci: “Ormai sei diventato un pericoloso sovversivo. Rosso oltretutto”. Ricucci replica: “Ho preso da Unipol io tutto, tutto a posto, abbiamo fatto tutte le operazioni con Unipol”.
Di quali operazioni parlava Ricucci? Non è inutile ricordare che in quel periodo Ricucci stava facendo la scalata alla Rcs-Corriere della Sera e che la vulgata dell’epoca voleva che fosse nell’interesse del Cavaliere Silvio Berlusconi. Questa telefonata però dipinge un lato bipartisan inedito di Ricucci e la cosa non farà molto piacere agli azionisti del quotidiano di via Solferino. Per non parlare dell’ipocrisia di chi a parole prese all’epoca le distanze da colui che veniva definito “un faccendiere” con cui in privato evidentemente coltivava interessi comuni.
Ma le sorprese potrebbero non essere finite: in quelle 73 telefonate che i legali di 84 persone stanno visionando con modalità anomale, sotto il controllo di ufficiali di polizia giudiziaria e senza la possibilità di estrarne copia, sembra ci sia veramente di tutto. Ieri un anonimo finanziare parlando con le agenzie accennava anche al gergo scurrile, anche se penalmente irrilevante, che alcuni uomini del centro sinistra userebbero in privato quando parlano dei propri colleghi dell’opposizione. Gergo definito eufemisticamente “imbarazzante”. Poi ci sono le cautele sul telefono, evidentemente poco seguite, ma in compenso suggerite con un linguaggio che fa credere che ci sia stato molto da tenere nascosto sull’affaire Unipol. Ad esempio c’è la telefonata breve tra D’Alema e lo stesso Consorte del 14 luglio di due anni fa: “Dobbiamo vederci personalmente, stai attento alle comunicazioni”.
Il 14 luglio del 2005 D’Alema è a un convegno su Amendola in compagnia di Stefanini della Lega delle cooperative e appunto avverte Consorte della necessità di vedersi di persona. D’Alema dice a Consorte di mettersi d’accordo con Nicola Latorre. Nella telefonata successiva viene raggiunto l’accordo tra Consorte e Latorre di vedersi a cena la domenica seguente a casa di Latorre. E anche Fassino era ben cosciente di ciò che bolliva in pentola, almeno da ciò che si può dedurre dalla telefonata tra lui e Consorte del 17 luglio 2005. “Abbiamo il 51,8% di Bnl – dice Consorte – e nell’operazione ho coinvolto 4 banche cooperative che fanno capo a Stefanini”. Qualche giorno prima, il 5 luglio, e sempre per telefono, Fassino stesso aveva chiesto istruzioni allo stesso Consorte in vista di un incontro che doveva avere con Luigi Abete, presidente della Bnl.
Ecco il brano del colloquio così come tratto dalla perizia:
Fassino (F): Gli… gli altri cosa fa? Perchè mi ha chiamato Abete.
Consorte (C): sì
F: chiedendomi di vederci, non mi ha spiegato, cioè voglio parlarti, parlarti a voce, a voce, viene tra un pò.
C: uhm.
F: su quel fronte lì cosa succede?
C: mah, guarda, su quel fronte lì… eh noi con.. però tu… ma questa… eh… non gliela devi dire a lui…
F: ma io non gli dico niente, voglio sapere, voglio solo avere elementi utili per il colloquio.
C: no, no, no. No, no. Ti sto infatti…
F: sto abbottonatissimo.
C: eh. No, ma ti dico anche quello che puoi dire e non dire, solo questo.
F: ecco meglio così. Dimmi tu.
C: noi, sostanzialmente con gli spagnoli un accordo l’abbiamo raggiunto.
F: sì.
C: anzi, non sostanzialmente ma di fatto proprio, concreto. Uhm! Naturalmente ci siamo riservati di sentire i nostri organi.
La telefonata proseguirebbe su argomenti personali per poi riprendere:
Fassino: Ma sarebbe un accordo che si configurerebbe come?
Consorte: l’accordo si configura che noi aderiamo alla loro ops…
F: eh.
C: loro ci danno il controllo di Bnl Vita.
La conversazione poco più sotto proseguirebbe:
Fassino: vi passano a voi le quote di Bnl Vita?
Consorte: sì.
Dopo ancora qualche battuta, la telefonata andrebbe avanti così:
Consorte: Sì, sì e soprattutto ci danno tutti gli assets, quindi otto miliardi di euro che Bnl Vita gestisce, cioè tutta l’azienda proprio, praticamente no? Poi ci danno un altro oggetto…
Fassino: ehm.
C: che però non si può dire oggi.
Ancora più avanti la telefonata proseguirebbe così:
Consorte: e poi d’altra parte il vero problema è che noi non riusciamo a chiudere l’accordo con Caltagirone, questo è il problema vero.
Fassino: qual è il problema?
C: fa richieste assurde.