Consulta. La norma sulla distruzione delle indagini illegali è in parte illegittima

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Consulta. La norma sulla distruzione delle indagini illegali è in parte illegittima

22 Aprile 2009

È in parte illegittima la norma che impone la distruzione dei documenti e delle intercettazioni ritenute illegali. Lo ha deciso la Corte Costituzionale che ha così accolto parzialmente la questione sollevata dal gip di Milano Giuseppe Gennari nell’ambito del procedimento che vede imputati, tra gli altri, l’ex capo della Security di Telecom Italia, Giuliano Tavaroli.

La norma bocciata dalla Corte riguarda la nuova formulazione dell’art. 240 del codice di procedura penale modificato dal decreto, poi convertito in legge nel novembre del 2006 con voto bipartisan, con cui il governo Prodi intervenne all’indomani dell’arresto, tra gli altri, di Giuliano Tavaroli, ex capo della security di Telecom, dell’investigatore privato Emanuele Cipriani e dell’ex capo della sicurezza informatica Fabio Ghioni.

La norma imponeva la distruzione di tutto il materiale illegalmente acquisito (comunicazione telefoniche, telematiche, etc) in un’udienza camerale celebrata dal gip che però avrebbe dovuto redigere un verbale riassuntivo di quanto distrutto. La Corte – si legge in una nota di Palazzo della Consulta – ha dichiarato l’illegittimità dell’art 240 del codice di procedura penale in due punti: i commi 4 e 5, nella parte in cui non prevedono l’applicazione delle stesse regole fissate per l’incidente probatorio (art.401,commi 1 e 2) durante l’udienza per la distruzione dei documenti; il comma 6, "nella parte in cui non dice che il divieto di fare riferimento al contenuto dei documenti, supporti e atti nella redazione del verbale" di distruzione "non si estende alle circostanze inerenti la formazione, l’acquisizione e la raccolta degli stessi documenti, supporti e atti".

La Corte Costituzionale ha di fatto ampliato le garanzie della difesa nella distruzione degli atti illecitamente acquisiti. Ciò non significa che tali documenti non saranno più distrutti, ma che per farlo si dovranno seguire regole che garantiscano maggiormente le parti. Se infatti il decreto approvato nel 2006 dal governo Prodi prevedeva che la distruzione dei documenti avvenisse su decisione del gip in un’udienza da tenersi entro dieci giorni dopo averne dato avviso alle parti, ora non sarà più sufficiente una decisione adottata in camera di consiglio: accusa e difesa dovranno essere garantite con un contraddittorio pieno, così come avviene nei casi di incidente probatorio.

A questa procedura più garantista la Corte Costituzionale ha deciso di aggiungerne un’altra: nel verbale di distruzione degli atti e dei documenti illeciti si continuerà a far divieto di riferirne il contenuto ma – ha aggiunto la Corte – d’ora innanzi il verbale dovrà essere più puntuale e contenere le circostanze che riguardano la "formazione, l’acquisizione e la raccolta" dei documenti illegali. E questo perché si tratta comunque di materiale probatorio.