Consulta: the day after
17 Dicembre 2015
The day after. Il giorno dopo l’elezione dei membri della Consulta si contano morti e feriti, si stabilisce chi sono i vincitori e i vinti. Batosta evidente, e pesante, per Forza Italia, che vede cadere la testa di Sisto, a favore dell’incolore Prosperetti. Vittoria grillina: i Cinque stelle non solo entrano nelle istituzioni, con una candidatura di livello come quella di Modugno, ma soprattutto dimostrano che è necessario fare i conti con loro, e che non è possibile trattarli come un corpo estraneo. Ci sono, e sono ormai pienamente legittimati; in questo senso è poco credibile, oggi, presso l’opinione pubblica, un commento come quello di Berlusconi da Vespa, quando ha detto che “sarebbe terrificante consegnare il paese a quella banda di incapaci”. Infine, nuovo successo tattico di Renzi, che ha provocato Forza Italia, e in particolare il suo fumantino capogruppo, Brunetta, a venire allo scoperto, per poi infilzarlo.
Oggi è giorno di resa dei conti dentro Forza italia, ma se il capogruppo forzista al Senato, Romani, pensa che la strategia brunettiana sia sbagliata (vedi l’intervista su Repubblica), deve però considerare che la decisione di Renzi era sicuramente già presa – era evidente che solo l’accordo con i 5 stelle poteva sbloccare l’impasse – e che l’attacco alla Boschi ha solo fornito l’alibi a copertura dell’operazione. Classica politica renziana dei due forni, commentano alcuni, con ricorso a maggioranze variabili e al divide et impera in cui il nostro presidente del consiglio è un fuoriclasse. Ma l’operazione apre una serie di questioni con cui i protagonisti della scena politica devono fare i conti. Innanzitutto il ruolo dei grillini: hanno pagato un prezzo consapevole all’istituzionalizzazione del movimento o sono anche loro entrati nel sistema renziano?
Perché è evidente che la mozione di sfiducia al ministro Boschi, proprio all’indomani del voto sulla Consulta (proposta fra l’altro alla Camera, dove c’è una rassicurante maggioranza bulgara per il governo), permette al premier di sfilarsi subito dall’abbraccio scomodo con i 5 stelle, di chiudere velocemente la questione Boschi e Banca Etruria, di annacquare, grazie alle vacanze natalizie, la assai più rischiosa mozione di sfiducia contro il governo presentata in questi giorni da Forza Italia, ma destinata ad essere discussa a gennaio. I grillini non sono così ingenui da ignorare tutto questo: è un favore al Pd? E’ il loro biglietto d’ingresso nel grande gioco che finora è stato liquidato come “inciucio”? Se così non è, bisogna ritenere che siano dei veri sprovveduti.
La seconda questione è la strategia del centrodestra. A parte la significativa sconfitta delle due Le Pen in Francia, che dimostra come in un sistema elettorale come quello che l’Italia si appresta ad utilizzare la radicalizzazione non consente di “sfondare”, è evidente come il gioco di Salvini faccia bene solo a Salvini, lasciando Forza Italia debole come non mai. Renzi da una parte svuota di contenuti il centrodestra, e dall’altra lo spinge inesorabilmente ai margini, per poi commentare, per bocca di Rosato: “Hanno rinunciato ad avere una prospettiva responsabile sul paese, hanno rinunciato a elaborare una proposta di governo”. Il cerchio si è chiuso: FI è caduta nella trappola renziana, e i renziani fanno pure dell’ironia.
Intanto, mentre i forzisti si assentavano durante il voto per la Consulta, qualcuno scriveva il nome del non-più-candidato Sisto, che ha raccolto in extremis una trentina di voti. Non solo un omaggio a una persona che è stata liquidata ingiustamente e con un certo sbrigativo cinismo, ma forse anche un segnale politico, un’indicazione di metodo. Nel centrodestra urge una riflessione, se si vuole, come suggerisce l’ineffabile Rosato, produrre di nuovo una proposta di governo.