Contraffazione, griffe sul piede di guerra lasciano l’Iacc
08 Maggio 2016
Ieri Gucci America ha deciso di lasciare la Iacc, la Coalizione internazionale anti-contraffazione. Si tratta di una sorta di grande alleanza che, ad aprile scorso, aveva accettato di inserire tra i propri associati proprio l’azienda fondata da Jack Ma. Gucci America segue di qualche mese la stessa decisione dello stilista Michael Kors secondo il quale Alibaba (la piattaforma cinese per le vendite online accusata dai marchi del lusso di vendere prodotti contraffatti) «è l’avversario più pericoloso e dannoso».
La mossa di Gucci America è l’ennesima riprova dello scetticismo nei confronti del colosso cinese il cui impegno per limitare la contraffazione sarebbe rimasto solo sulla carta. Proprio per questo Gucci e i brand del gruppo del lusso francese Kering hanno già portato Alibaba di fronte al tribunale federale di New York con l’accusa di fare profitti e di incoraggiare «con piena consapevolezza» la vendita di prodotti falsi». La replica del gruppo cinese non si è però fatta attendere: un «contenzioso dispendioso e una perdita di tempo». La partita si giocherà in tribunale.
Ma se a livello internazionale si sollevano dubbi sempre più seri sull’operato di Alibaba anche in Italia le perplessità non mancano. Il governo italiano, infatti, attraverso il ministero per lo Sviluppo Economico, siglò nel giugno del 2014, un memorandum d’intesa per promuovere maggiori opportunità commerciali per le aziende italiane sulle piattaforme Tmall gestite dalla cinese Alibaba.
Doveva essere uno stimolo a usare i canali digitali per portare il meglio dell’Italia nei paesi asiatici ribadito anche nella recente edizione del Vinitaly. E nel corso dell’evento Renzi, in un dibattito con Jack Ma, ha di fatto incoronato il patron cinese ambasciatore del made in Italy in Asia.
La vicepresidente della Iacc, Candine Li-Uzoigwe, ha comunque sottolineato che sono ancora in tanti a supportare l’associazione. I membri sono oltre 250, e tra questi c’è anche Apple.
Un’alleanza che ha suscitato le critiche dei grandi marchi italiani. Secondo Mario Peserico, presidente di Indicam, l’istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione, la porta aperta ad Alibaba nel rappresentare il sistema Italia è rischiosa.