Contro il Cav. la sinistra dimentica caso Unipol e garantismo
08 Luglio 2007
di Enzo Sara
“Qui c’è un’aria irrespirabile, un clima inquietante, una enorme confusione . Rischiamo di pagare un prezzo molto alto come Paese. Certi dossier sono solo spazzatura”. Pensieri e parole, pressochè testuali, di Massimo D’Alema. Risalgono allo scorso 19 giugno, cioè a poco più di due settimane fa. Erano reazioni perentorie e sdegnate, dopo l’esplosione del caso-Unipol. Ora qualcuno mi aiuti a capire. Ho un dubbio che mi assilla, un rebus che non riesco a risolvere, una domanda a cui non trovo risposte. Si tratta solo di un omonimo o di un parente molto lontano – in tutti i sensi – di quel D’Alema che adesso chiede una commissione d’inchiesta (malgrado l’esistenza del Copaco, che svolge apposite funzioni) sulla vicenda dei magistrati che sarebbero stati spiati e schedati dal Sismi negli anni scorsi? Ritengo proprio di sì. Non può essere la stessa persona. Non è possibile perchè è vero che in politica si cambiano atteggiamenti e prese di posizione a seconda delle circostanze e soprattutto delle convenienze, ma è anche vero che esiste un limite rappresentato dalla decenza, dalla serietà e dal decoro personale. Ebbene, questo soprassalto di “doppiopesismo” giudiziario, con il malcelato tentativo di ricondurre in qualche modo certe oscure trame a Berlusconi e al suo governo, fa tutt’altro che onore al ministro degli esteri. Peraltro, a sommesso parere di chi scrive, non porta acqua al suo mulino. La gente sembra distratta e a volte superficiale, ma non è affatto stupida. La memoria diventa lunga, quando le bugie hanno le gambe corte. Non è difficile discernere e capire che gli allarmi sulla “politica in pericolo” scattano solo quando i problemi riguardano la sinistra, che poi razzola malissimo appena ha la minima occasione di speculare su polveroni che investono gli avversari. E a tal proposito mi frulla in testa un altro interrogativo: quel Fassino che adesso s’inventa una sorta di responsabilità oggettiva (“Un premier è sempre responsabile”), pur di compiere l’ennesimo tentativo di trascinare il Cavaliere nel tritacarne mediatico, è lo stesso segretario diessino che una quindicina di giorni fa parlava di aggressione alla Quercia e nientepopodimenochè di “indebolimento dello Stato di diritto”?
Basta una rapida, anzi frettolosa, ricerca via Internet per smascherare le ambiguità e la spregiudicatezza, l’inaffidabilità e il cinismo di una sinistra che cambia volti e nomi, ma che in fondo resta sempre la stessa. Riconoscibile dalle “impronte digitali”, tanto per riproporre una vecchia battuta. Provate anche voi, come ha fatto il sottoscritto, a tornare “on line” ai momenti caldi della vicenda Unipol, quando nell’occhio del ciclone c’era Massimo D’Alema. Troverete non solo le succitate dichiarazioni ipergarantiste, che fioccavano dal versante di sinistra, ma anche commenti sereni e addirittura attestazioni di solidarietà provenienti dallo schieramento di centrodestra. “Su D’Alema solo veleni. Gli auguro che questa cosa finisca come immagino che debba finire. Nel nulla”: sapete chi pronunciò questa frase? Se non lo ricordate, ve lo dico io: un certo Silvio Berlusconi. Sì, quello stesso stesso leader di Forza Italia che ora (quando si dice la gratitudine…) si prova ad impallinare con armi vecchie e caricate a salve. Eppure, all’epoca, Berlusconi avrebbe potuto infierire e strumentalizzare molto più agevolmente e incisivamente. In fondo, sono due vicende giunte allo stesso stato d’avanzamento: i titoloni sui giornali. Senza avvisi di garanzia e quindi senza rinvii a giudizio, nè tanto meno verdetti di qualsiasi tipo. Con una sola, fondamentale differenza: nel caso di D’Alema esistevano intercettazioni ben poco commendevoli, che riguardavano in prima persona il ministro e direttamente alcuni suoi importanti compagni di partito; nel caso attuale, invece, esistono solo sospetti sull’apparato Sismi: la strada per provare certe ipotesi sembra lunga e difficile, così come tortuosa (e sbarrata) appare quella per dimostrare connessioni dirette con il passato governo.
In definitiva, allora, l’impressione è che tutto vada ricondotto al solito giochino. Sciagurato quanto ormai logoro e scoperto. Certe presunte ombre sulla Cdl spuntano puntuali e immancabili quando la maggioranza di centrosinistra è in affanno e il relativo governo è sull’orlo del collasso. Ombre cinesi (è il caso di dirlo), che affiorano “ad orologeria”. Per cercare di costringere gli Italiani a guardare altrove e a voltarsi all’indietro, anzichè assistere al penoso spettacolo offerto da Prodi e i suoi prodi. Possibile che alla sinistra nostrana non sia rimasto nient’altro per “far sognare” i propri elettori?