Contro Israele l’arma dei diritti umani

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Contro Israele l’arma dei diritti umani

29 Giugno 2007

Gli attivisti per i diritti umani hanno molto per cui essere allarmati in queste settimane. Le bande di Hamas hanno conquistato Gaza con incredibile violenza. In Iran, secondo nuovi rapporti, c’è il più alto tasso al mondo di esecuzioni di bambini. In Cina, il New York Times ha pubblicato un devastante reportage sulla schiavitù minorile nelle miniere gestite dallo stato. In Darfur il genocidio continua.

Ma la comunità internazionale preferisce ignorare tutto questo, e molti altre violazioni dei diritti umani ad opera di entità statali. Piuttosto concentra ancora una volta la sua attenzione su Israele. Nel Regno Unito, il maggiore sindacato ha lanciato una campagna di boicottaggio contro Israele. A Ginevra, il Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu ha adottato un’agenda da cui ha eliminato la Bielorussia e Cuba dalla lista di verifica permanente e vi ha lasciato un solo paese: Israele.

Entrambe queste azioni non sono solo un capo d’accusa contro coloro che proclamano la loro preoccupazione verso i nemici della democrazia. Ma rivelano che l’accanimento contro Israele è il frutto dell’eterna malattia dell’antisemitismo.

Cominciamo dal boicottaggio inglese. La decisione dell’esecutivo nazionale del UNISOM stabilisce di tagliare “tutte le relazioni economiche, culturali, accademiche e sportive con Israele fino a quando il muro dell’apartheid e l’occupazione non saranno terminate”. L’azione del sindacato segue di qualche settimana altre iniziative di boicottaggio anti-israeliano in Inghilterra. La più grande organizzazione dei docenti universitari ha recentemente chieste ai suoi membri di interrompere qualsiasi rapporto con i loro colleghi israeliani, presumibilmente per la loro “collaborazione” con l’occupazione della palestina.

Tom Friedman, l’autorevole columnist del NYT, ha così criticato quella parte dell’Università inglese che ha sostenuto il boicottaggio: “Isolare l’Università israeliana con un boicottaggio punitivo è frutto del peggiore anti-semitismo. Diamoci  un’occhiata in giro: la Siria è sotto inchiesta dell’Onu per l’assassinio dell’ex primo ministro libanese, Rafik Hariri. Agenti siriani sono sospettati dell’uccisione di alcuni tra i migliori giornalisti democratici libanesi, Gibran Tueni e Samir Kassir. Ma niente di tutto ciò smuove la sinistra per chiedere un boicottaggio delle università siriane. Perché? Il Sudan persegue il genocidio nel Darfur. Perché non si boicotta il Sudan?”

Il fatto che alcuni tra i migliori medici e ricercatori del mondo non potranno più avere a che fare con le Università del Regno Unito, non fa differenza per questi fanatici (forse dovrebbero spegnere anche i loro computer visto che il chip IntelPentium che molti usano è stato sviluppato in Israele). Neppure interessa loro il gran numero di bambini palestinesi che vengono curati negli ospedali israeliani o che presso  le Università di quel pese studiano moltissimi arabi e palestinesi. La logica e la verità non hanno spazio quando sono all’opera sentimenti anti-israeliani e anti-semiti.

Ma non sono solo i sindacati inglesi a operare boicottaggi contro Israele. Il mese scorso anche l’unione dei giornalisti inglesi ha chiesto l’isolamento di Israele. Pensateci solo un momento. I giornalisti dovrebbero essere imparziali e cercare notizie e fatti per le loro storie, invece chiedono il bando di Israele. Non della Russia di Putin dove la libera stampa è stata annientata; non dei paesi arabi dove i media sono solo organi di propaganda del governo; non in Cina dove addirittura internet è censurata per proteggere il governo dalle critiche. No, il bando si chiede per Israele, l’unico paese del Medio Oriente ad avere una stampa libera e indipendente.

Questi boicottaggi non hanno in realtà niente a che fare con l’occupazione o con la solidarietà verso i palestinesi. Qualcuno di costoro ha notato che Israele si è ritirata da Gaza l’anno scorso? E hanno visto i risultati?

A Ginevra, dove il Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu è stato smantellato l’anno scorso visto che i paradossi erano divenuti eccessivi anche per Kofi Annan (la Libia aveva la presidenza), è stato istituito un nuovo organismo. Ma il nuovo consiglio si è subito dimostrato altrettanto viziato come il precedente. Il rispetto per i diritti umani non è richiesto per farne parte: Russia, Cuba, Angola e Arabia Saudita sono tutti membri del consiglio. E anche questa volta il genocidio nel Darfur è ignorato: neppure una risoluzione contro il Sudan è stata proposta, mentre nove risoluzioni sono state approvate in un anno contro Israele.

Il Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu ha sorpassato il precedente in ipocrisia nella sua ultima sessione. Ha fatto uscire la Bielorussia e Cuba dalla lista dei paesi che richiedono una sorveglianza permanente e vi hanno lasciato solo Israele.

Gli Stati Uniti, hanno visto che il nuovo consiglio non differisce in nulla dal precedente e hanno preferito rimanerne fuori. Un alto funzionario del Dipartimento di Stato ha accusato il consiglio di avere “una ossessione patologica verso Israele”.  Per raggiungere il “consenso”, l’Unione Europea ha dato il via libera alla decisione di rendere permanente i monitoraggio sugli abusi commessi da Israele. Solo il Canada si è opposto a questa grottesca decisione.

E così è passata un’altra settimana in cui il concetto di diritto umano è stato capovolto. Nessuno degli oppressi della terra trarrà alcun vantaggio dalle continue condanne contro Israele. L’Isolamento di Israele, previsto dal boicottaggio inglese e la demonizzazione del paese perpetuata dall’Onu a Ginevra, contengono in realtà gli elementi chiave per un solo scopo: delegittimare lo Stato degli ebrei. Si tratta di una minaccia senza tempo e si chiama anti-semitismo. Solo che oggi si ammanta con vesti della difesa dei diritti umani. E’ troppo pericoloso per essere ignorato.

 

Harry Wall è consigliere della Anti-Defamation League