Contro la Nirenstein o contro Israele?
12 Agosto 2015
Non si era mai visto che la designazione di un ambasciatore scatenasse tante polemiche. Lasciamo stare i republicones che inzuppano nelle reazioni dentro la comunità ebraica alla nomina di Fiamma Nirenstein, accennando solo di sfuggita ai residui della recente e accesa competizione elettorale per il rinnovo del Consiglio romano, che ha visto proprio la Nirenstein arrivare seconda, impedendo, insieme ad altri candidati, che Ruth Dureghello, sostenuta da Riccardo Pacifici, vincesse con la maggioranza assoluta. Del resto la comunità ebraica non è un monolite, non è compatta, visto che storicamente, per decenni, è stata vicina alla sinistra e che solo da pochi anni c’è stato un riequilibrio con la gestione dello stesso Pacifici.
Detto ciò per amor di chiarezza, c’interessa di più segnalare i soliti noti, quelli che hanno aperto una pagina fan su Facebook contro la designazione della Nirenstein (13 mi piace), per non dire della petizione a Renzi su Change.org (“No a Fiamma Nirenstein ambasciatore”), segnali di un fastidio, chiamiamolo così, verso una donna che ha sempre difeso a viso aperto Israele. Una persona dal curriculum indiscutibile, nominata presidente dell’International Council of Jewish Parlamentarians, una grande organizzazione che raccoglie i parlamentari di tutto il mondo e di tutti gli schieramenti politici, e che con la sua associazione, Summit, ha stretto relazioni e contatti con altrettante figure di spessore e rilevanza internazionale.
La verità è che dietro quei NO alla Nirenstein c’è il solito sentimento anti-israeliano, una precisa ostilità, perché diciamocelo, oggi tutti, anche la sinistra, sanno che la questione ebraica tende a coincidere con quella dell’esistenza di Israele, e che dietro “l’antisionismo” rivendicato da tanti anche nel nostro Paese si nascondono ben altri rigurgiti. Eppure proprio l’Italia sul riconoscimento dello Stato di Palestina ha mantenuto una posizione equilibrata, a differenza di un’Europa mai così schierata con i palestinesi, e di un’America, quella di Obama, che appare sempre più lontana dalla “relazione speciale” con Gerusalemme (vedi i messaggi all’AIPAC).
Per cui se, come viene rilevato, è anomalo che Netanyahu abbia indicato con così largo anticipo la designazione, molto più anomala è la posizione nella quale oggi si trova il primo ministro israeliano, tra Europa e Usa, tanto da credere che “Bibi” l’abbia davvero voluto lanciare, un segnale.