Contro l’arroganza Pd sul Cirinnà ricorso alla Consulta
05 Febbraio 2016
40 senatori di diversi gruppi parlamentari (Idea, Gal, Popolari, Forza Italia, Lega Nord) hanno già aderito al ricorso sul ddl Cirinnà che sarà presentato all’inizio della prossima settimana alla Corte costituzionale. Ricorso per "conflitto di attribuzione della Camera di appartenenza", ovvero per violazione dei diritti parlamentari nell’esame del ddl sulle unioni civili.
Oggi il ricorso è stato ufficializzato dai parlamentari di Idea – Andrea Augello, Luigi Compagna, Carlo Giovanardi, Gaetano Quagliariello ed Eugenia Roccella – e dal senatore dei Popolari per l’Italia Mario Mauro, durante una conferenza stampa a Palazzo Madama.
Nel ricorso viene contestato l’iter che ha portato il disegno di legge sulle unioni civili in aula, tramite procedure che secondo i senatori "hanno violato le essenziali funzioni e prerogative di ciascuno dei parlamentari, ai quali competono specifici poteri di partecipazione al processo legislativo". Poteri che "si concretizzano nella partecipazione ai lavori delle commissioni di cui fanno parte come sancito dall’articolo 72 della Carta costituzionale".
Il Cirinnà ha saltato la discussione in Commissione giustizia al Senato, non è stato dato mandato a un relatore di presentarlo, e il disegno di legge è sbarcato direttamente in aula tramite forzature che manifestano chiari aspetti di incostituzionalità. Per tutelare le prerogative e i regolamenti parlamentari, dunque, i senatori di Idea e Pi hanno scelto la via del conflitto di attribuzione.
"Sono convinto della necessità di salvaguardare i diritti dei senatori a discutere nel merito delle proposte di legge che devono, in base alla Costituzione, essere esaminate prima dalle commissioni e poi dall’aula," ha detto il senatore Carlo Giovanardi, primo firmatario del ricorso. "Voglio evitare che la legge sulle unioni civili faccia la fine della Fini-Giovanardi sulla droga, abrogata dalla Consulta perchè non erano state rispettate le procedure previste".
"Il ddl Cirinnà nella sua formulazione all’esame dell’aula è stato presentato in commissione ma non è mai stato esaminato da quest’ultima," ha spiegato il senatore, "poichè il giorno dopo il suo deposito una conferenza dei capigruppo ha calendarizzato il provvedimento per l’aula, unificandolo a quelli esaminati fino ad allora dalla commissione. Il testo ora in aula non ha neppure avuto il parere delle altre commissioni, a cominciare dalla Bilancio".
Il costituzionalista Mario Esposito, presente alla conferenza stampa, ha precisato che il ricorso non entra tanto nel merito del disegno di legge, quanto nelle "modalità" che sono state seguite fino a oggi. Il ricorso è quindi uno strumento per ripristinare la legalità calpestata, per tornare a un corretto iter legislativo e per rispettare le prerogative dei parlamentari.
Secondo il senatore Gaetano Quagliariello: "Bisogna fare in modo che la maggioranza non calpesti i diritti delle minoranze. Credo che siamo ancora in tempo, c’è ancora la possibilità di rimandare in commissione il provvedimento e sanare il vulnus procedurale. Se il ddl Cirinnà torna in commissione siamo pronti a dare garanzie su tempi certi dell’esame".
Nel mirino dei parlamentari è finito il presidente del Senato, Pietro Grasso, giudicato troppo morbido nel garantire la legittimità delle procedure a Palazzo Madama. Quagliariello si è rivolto a Grasso chiedendogli di essere "un arbitro imparziale". "Non dimentichiamo che è stato eletto coi voti di Pd e M5S che spesso si sono trovati in posizioni diverse; nel momento in cui oggi questi partiti sono dalla stessa parte, Grasso non si dimentichi di essere il presidente di tutti”.
E’ la "prima volta che un conflitto di questo genere viene presentato alla Corte Costituzionale. Siamo consapevoli di essere una minoranza nel Parlamento, ma riteniamo di essere maggioranza nel Paese", ha spiegato Quagliariello nel suo intervento. "Riteniamo che la struttura della legge sia sbagliata, siamo per il riconoscimento dell’affettività ma non siamo d’accordo che la genitorialità sia un diritto".
Quagliariello ha evidenziato come l’iter del Cirinnà abbia "calpestato" i diritti dei senatori: "non si risponde a una battaglia dura cambiando le regole del gioco. Non c’è stata nemmeno una riunione della giunta del regolamento. Facciamo un appello a Grasso perché sia garante del rispetto delle regole e delle minoranze del Senato".
"Un arbitro ha il dovere di tutelare chi non lo ha eletto," secondo Quagliariello. "Si fa ancora in tempo ad agire in modo limpido e sanare questo vulnus. La nostra non è una posizione massimalista come dimostra il numero esiguo degli emendamenti presentati. Siamo pronti a garantire tempi certi se si torna nel rispetto delle regole e delle minoranze".
Duro il commento del senatore Mario Mauro su Grasso: "Abbiamo messo lì uno che non sa fare l’arbitro", mentre per il senatore Compagna "Grasso nemmeno ci prova a fare l’arbitro e dà la sensazione della contiguità". "Sono pessimista," ha sottolineato Augello, "perché la figura del presidente non lascia sperare vista la fibra che ricorda quella di don Abbondio".
La decisione di presentare il ricorso arriva dopo che la “nuova maggioranza” formata da Pd e Movimento 5 Stelle nei giorni scorsi si era assunta la grave responsabilità di respingere le pregiudiziali di costituzionalità sul Cirinnà, nonostante gli “evidenti vizi di costituzionalità” del ddl. Proprio il fatto di aver saltato l’esame in Commissione mina la legittimità del ddl sulle unioni civili.
Vedremo se all’appello dei Idea e dei Popolari risponderà chi – si pensi al Movimento 5 Stelle – in passato è salito per protesta sui tetti delle istituzioni battendosi per vicende molto meno gravi. Come pure vedremo se all’appello risponderanno quelle forze della maggioranza che sul Cirinnà devono evidentemente fare i conti con le proprie contraddizioni interne.
"C’è chi ha più strumenti di noi perché potrebbe far valere i propri voti per mettere in crisi il governo", ha detto Quagliariello parlando a margine della conferenza stampa con i giornalisti, "speriamo che li utilizzi". Messaggio chiaro rivolto all’Ncd di Alfano. "Noi non siamo persone che firmano gli armistizi prima di fare le battaglie," ha concluso Quagliariello. "Combatteremo fino in fondo e con ogni strumento per una legge che è sbagliata e anche un po’ conformista".
Comunque vada a finire la battaglia sulle unioni civili in Parlamento, Quagliariello ha sottolineato che i parlamentari contrari al Cirinnà si rivedranno con le associazioni che condividono il No al Cirinnà, per "decidere il da farsi". "Ma ora la battaglia è qui", nell’aula del Senato.