Contro Ruby (e il Cav.) rialza la testa il moralismo femminista di sinistra

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Contro Ruby (e il Cav.) rialza la testa il moralismo femminista di sinistra

19 Gennaio 2011

Dalle intercettazioni dei pm Forte e Sangermano sul Cav. puttaniere, il problema principale è capire se vivano a Milano. Possibile non sappiano che in Italia a matrimoni, feste di laurea, di compleanno, di addio al celibato/ nubilato, di azienda, anniversari e in ogni tipo di festa si esibiscono dietro cachet cantanti, ballerine, musicisti con repertori di vario genere, dal classico al lap dance? Non hanno mai visto un film con una festa, dove si suona il piano, si canta e si balla? Hanno mai visto un film americano con magistrati che accusano di concussione e favoreggiamento della prostituzione chi invita e paga cantanti, ballerine e musicisti? Eppure i nostri magistrati dipietristi e di sinistra hanno lauti stipendi, yacht e belle ville al mare dove fanno feste piene di musica e alla fine un tuffo in piscina.

Dopo il Cav. evasore, stragista, mafioso, ora si sono inventati il Cav. puttaniere. Dalle ragazze intercettate, alle quali giornali femministi come Repubblica, l’Unità, il manifesto hanno attaccato l’etichetta di puttana, come i nazisti mettevano le stella gialla agli ebrei, si ricavano soltanto commenti, a volte un po’ gelosi, del dopo festa. Chi non ha mai sentito dire a telefono da qualcuno che una donna aveva le poppe di fuori o era nuda, mentre in realtà era soltanto scollata o più corteggiata? La marocchina Ruby dice al padre e al fidanzato di avere chiesto 5 milioni al Cav. per rabbonirli, dopo essere stata descritta come una puttana dai media per la telefonata in questura del premier, da cui sono partite tutte le intercettazioni, senza che fosse stato commesso alcun reato, né vi fosse alcun indagato.

Da Rep., sempre pronta a difendere immigrati e perfino presunti terroristi arabi, si apprende del fermo di Ruby il 27 maggio perché priva di documenti, dello scambio di fax tra Messina e Milano per accertamenti su Ruby e della pm Fiorillo, che in piena notte si scandalizza perché la ragazza fa lap-dance per pagarsi l’affitto, fino a sentenziare: “Ma allora è una sbandata! Bisogna affidarla a una comunità!”. Insomma, Dirty Dancing! Chissà se la Fiorillo sa che molte giovani ballerine per pagarsi l’affitto fanno la lap dance o le cubiste, senza per questo darla a destra e manca. Norma Rangeri del manifesto non è certo una ragazzina anche se si veste da giovane puerpera, avrà visto di peggio della lap dance tra le femministe degli anni ’70, ma è scandalizzata solo dalle starlette.

L’acidità delle Rangeri, delle Rodotà e Palombelli varie contro le zoccole, diventate pure deputate, senza un master, cafone da rieducare in comunità, come sentenzia la Fiorillo, è la vecchia gelosia femminile. In questi giorni Repubblica sembra diventata il riformatorio di Sleepers, dove irreprensibili e laicissimi sorveglianti violentano adolescenti della New York povera e malfamata.

Ci fossero solo gelosie femminili nella crociata al Cav. che lede il decoro del ruolo del premier, mentre il Paese è turbato e la Patria diffamata, ohibò! C’è il conflitto d’interesse dei nostri media, il filo diretto con le procure – soltanto Reuters inglese ha detto chiaramente che i magistrati hanno dato la notizia alla stampa della nuova indagine su Berlusconi –, un filo rosso che risale a Tangentopoli e al famoso avviso di garanzia al Cav. nel 1994. I vari Sorgi e Franco fanno la comparsata in tv per protestare col Cav. che non fa le riforme, esattamente come l’ex sindaco Cacciari, sempre con la stessa barba, si arrabbia per la riforma Gelmini. Se Berlusconi è diventato il premier plurindagato è per quel filo tra procure e giornali che va avanti dal 1994, e non solo per vendere qualche copia in più.

Recentemente Paolo Mieli ha detto in tv di avere saputo da “un uccellino” dell’avviso della procura milanese al Cav. nel 1994, che provocò la caduta del primo governo Berlusconi. Mieli veniva da Potere Operaio, non era comunista da tempo, né ama particolarmente la sinistra da cui proviene e forse non vale neppure la pena di riflettere troppo sui motivi per i quali gli Agnelli assumevano tanti giornalisti di sinistra e perché la loro azienda, con tutte quelle scatole cinesi, non fu mai presa di mira dai pm milanesi, che si accontentarono di vedere mettere alla gogna Craxi, Forlani e suicidare Gardini. Se i nostri maggiori quotidiani non sono in grado di prendere posizioni chiare su indagini giudiziarie campate in aria come quella del Cav. mafioso e stragista è per lo stesso conflitto di interesse per il quale Massimo D’Alema dice all’ambasciatore americano che la magistratura è la più grave minaccia per l’Italia, ma si affretta a smentire Wikileaks, valida invece per tutto quanto riguarda Berlusconi.

Insomma, è il segreto di Pulcinella dopo Di Pietro senatore del Mugello. Così ogni riforma diventa drammatica, per la legge Gelmini si lascia devastare Roma, su Mirafiori si consuma un melodramma nazionale e poi si spara sul Cav. puttaniere. Certo, siamo nella palude, come direbbe il Galli della Loggia, perché sono possibili metafore letterarie, quando il maggiore quotidiano italiano non è in grado di avere una linea politica su niente e oscilla come una barchetta tra uno scoglio e l’altro, col tricolore come foglia di fico. Per il resto, più del tribunale basterebbe una puntata di Kalispéra.