Coppola, 9 anni per bancarotta. L’immobiliarista: “Estinti debiti col fisco”

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Coppola, 9 anni per bancarotta. L’immobiliarista: “Estinti debiti col fisco”

02 Aprile 2016

L’immobiliarista Danilo Coppola è stato condannato dal tribunale di Roma a 9 anni di reclusione. Lo hanno deciso i giudici della decima sezione penale di Roma, che ha disposto anche altre nove condanne e quattro assoluzioni tra cui quella della moglie di Coppola, Silvia Necci. I giudici hanno condannato, tra gli altri, a 5 anni e 8 mesi Francesco Bellocchi, amministratore di alcune delle societa’, a 4 anni la commercialista Daniela Candeloro, a 4 anni e sei mesi Luca Necci, cognato di Coppola, e a 2 anni e tre mesi l’avvocato Paolo Colosimo. Tutti i condannati sono stati inabilitati all’impresa per dieci anni mentre per Coppola – coinvolto negli scandali con Stefano Ricucci e i cosiddetti "furbetti del quartierino" – è stata disposta anche l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici.

 

Gli illeciti secondo l’accusa sarebbero stati messi in atto tra il 2007 al 2009. Secondo l’impianto accusatorio, Coppola avrebbe trasferito beni immobili tra societa’ del suo gruppo a prezzi superiori a quelli di acquisto al fine di ottenere finanziamenti dagli istituti di credito. Nel capo di imputazione si parla di sottrazione, dalla casse delle societa’ venditrici, di risorse finanziarie; del trasferimento di quote sociali e di cariche amministrative delle societa’ di Coppola a prestanome o a soggetti inesistenti; la messa in liquidazione o il trasferimento all’estero di alcune societa’ al fine di ostacolare i tentativi di recupero dei crediti erariali e di evitare o ritardare il fallimento.

 

"Il pregiudizio regna, sono sbalordito, ma fiducioso", ha commentato Coppola. "La sentenza e’ stata pronunciata su societa’ fallite, su istanza della sola Procura, durante la mia custodia cautelare nel 2007, in relazione a potenziali debiti fiscali in ordine ai quali l’Agenzia delle Entrate non aveva ancora richiesto nessun pagamento," ha detto Coppola. "Tali societa’, gia’ nel 2009, erano ritornate tutte ‘in bonis’ previo pagamento di importi rilevanti (circa 160 milioni di euro), all’esito dei quali la stessa Agenzia delle Entrate aveva dichiarato che ogni debito era stato estinto".

 

Durante il processo Coppola ha affermato che "questa vicenda" gli "ha distrutto la vita’". All’epoca dei fatti, ha spiegato l’imprenditore rispondendo alle domande del pm Paolo Ielo, il gruppo era "proprietaria di immobili prestigiosi come il Lingotto di Torino e alberghi in varie citta’. Quando venni arrestato (marzo 2007), l’Agenzia delle Entrate non mi aveva contestato nulla. Le societa’ furono dichiarate fallite successivamente e quando sono tornato in liberta’ la prima cosa che ho fatto e’ saldare il debito con l’erario pari a 160 milioni di euro quando le tasse non pagate ammontavano invece a 30-40 milioni. E pagai svendendo il mio patrimonio immobiliare".