Corruzione, il consiglio d’Europa chiede all’Italia di limitare i magistrati in politica

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Corruzione, il consiglio d’Europa chiede all’Italia di limitare i magistrati in politica

19 Gennaio 2017

Il Gruppo di stati contro la corruzione (Greco), organo del Consiglio d’Europa, ha redatto un rapporto – composto da 12 raccomandazioni – dedicato al nostro Paese, approvato lo scorso 21 ottobre ma reso noto soltanto oggi, in cui si mettono in evidenza le problematiche legate alle norme anticorruzione in Italia.

Secondo il rapporto l’Italia deve “adottare chiare e applicabili regole sul conflitto d’interessi per i parlamentari“. Il processo di verifica di ineleggibilità o incompatibilità dovrebbe essere “ulteriormente semplificato e quindi applicato in modo più efficace e tempestivo”. Il gruppo ha esaminato attentamente le misure contro la corruzione dei parlamentari, giudici e pubblici ministeri nel nostro Paese. 

Secondo gli esperti, infatti, le regole esistenti “sono difficili da applicare”: un aspetto grave che va “a scapito della complessiva trasparenza e efficienza del sistema”. Il raporto sottolinea anche “l’alto numero di leggi e disposizioni, i relativi emendamenti e una generale mancanza di consolidamento e razionalizzazione delle norme, conduce a un quadro confuso del conflitto d’interessi“. Il che crea, ovviamente, problematiche per l’applicazione delle regole esistenti e persino difficoltà nella semplice comprensione.

Il Consiglio d’Europa accende un faro anche sui tribunali fiscali, sottolineando la necessità di applicare più misure e strumenti per assicurare l’integrità dei membri delle commissioni tributarie, anche a causa “degli scandali in cui recentemente sono stati coinvolti i componenti non appartenenti alla magistratura”, dice ancora il rapporto.