Corsi (e ricorsi) del centrosinistra dopo le Regionali
07 Marzo 2012
Negli ambienti del centrosinistra, è stato il ritornello degli ultimi mesi: la vittoria al fotofinish di Iorio sarà ribaltata dal riconteggio delle schede. Ormai, però, a distanza di quattro mesi il disco ha cominciato ad incepparsi e ora c’è una parte della coalizione che al ribaltamento del risultato elettorale non ci crede più. Anzi, teme addirittura il risultato del ricorso. Perché? La chiave di lettura è duplice.
In primis, stando ai “rumors” provenienti dalle due Prefetture molisane, sembra che l’inizio delle verifiche sulle schede abbia prodotto un risultato che ha finito per spiazzare la minoranza: Iorio – e non lo sfidante Frattura – avrebbe recuperato una cinquantina di voti, incrementando così il suo vantaggio. La seconda interpretazione si fonda sul fatto che la conta dei voti richiede tempi più lunghi e che ciò estenderebbe, dunque, la permanenza dei consiglieri regionali a Palazzo Moffa anche di due o tre anni. L’idea di restare seduti comodamente sulla poltrona ancora per un bel po’, si sa, non dispiace ad alcuni consiglieri di centrosinistra: lo stipendio si aggira intorno ai diecimila euro mensili e, oltretutto , la rielezione non sarebbe affatto scontata, a maggior ragione perché il decreto “salva Italia” ha ridotto il numero di consiglieri da 30 a 20.
Per ora solo una cosa è certa: questa improvvisa virata da parte del centrosinistra ha permesso allo schieramento opposto di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Quando la notizia si è diffusa, il coordinatore regionale del Popolo della Libertà, Ulisse Di Giacomo, sulla sua bacheca di Facebook ha lasciato questa considerazione: “La sinistra vuole ritirare il ricorso sulla verifica delle schede elettorali. Ma come, non c’erano stati brogli ai seggi? Non erano stati trovati pacchi di schede sotto i ponti? Sono comici. La verità è che dal controllo del 15 per cento delle schede Iorio ha incrementato il vantaggio. Suvvia, un po’ di dignità”. Poi aggiunge: “La sinistra ha paura della verifica delle schede elettorali? Noi no, quindi si vada avanti. Non deve restare il pur minimo dubbio sulla legittimità della nostra vittoria”. Sul social network ha postato le sue considerazioni anche il vice coordinatore provinciale del Pdl di Campobasso, Manuele Martelli: “Ci avevano abituato a starnazzamenti continui, a urla, annunci, testimonianze. Tappezzavano gruppi e sottogruppi di Facebook, usando toni stentorei e ufficiali. Avevano paragonato il Molise all’entroterra africano. Parlavano di brogli e sorpassi, di schede elettorali votate e riversate in cunette. […]Mollano la presa proprio quando le verifiche elettorali, in atto presso le Prefetture di Campobasso e Isernia, stanno confermando una verità : Michele Iorio ha vinto le elezioni regionali. E il divario con il candidato presidente avversario aumenta sempre più. Ma come? Lo avevano scritto persino sui muri che Frattura aveva vinto le elezioni regionali con 2000 voti di scarto … stavano per impugnare nuovamente bottiglie di spumante, tricchetracche e botteammuro … eppure, ci stanno ripensando”.
Al di là dei commenti, più o meno ironici, l’impressione è che il ricorso imperniato sul riconteggio delle schede possa realmente finire in soffitta, per dare una accelerata a quello che invece punta all’annullamento delle elezioni. Una richiesta, per intenderci, imperniata sulle presunte irregolarità riscontrate nella presentazione della lista di Molise Civile e della candidatura di Nico Romagnuolo. L’istanza mostra molte analogie con quella che consentì al centrodestra, nel 2001 , di ottenere l’annullamento delle elezioni vinte da Giovanni Di Stasi. Il ricorso presentato dall’entourage di Frattura sarà discusso il 17 maggio davanti ai giudici del Tar Molise. Poi la palla, inevitabilmente, passerà al Consiglio di Stato. Ma se dovesse andare avanti la verifica sulle schede, l’udienza davanti al tribunale amministrativo molisano potrebbe essere rinviata.
Una cosa comunque è certa: un ritorno immediato alle urne Frattura non lo teme. Per lui, una riconferma della candidatura a presidente della Regione appare scontata. Né lo teme Antonio Di Pietro: l’Italia dei Valori in Molise va fortissimo, molto meglio del Partito democratico. Nemmeno il segretario e consigliere regionale del Pd, Danilo Leva, dovrebbe temere un ritorno alle urne. Quando spunta un possibile avversario interno all’orizzonte, puntualmente lo mette all’angolo del ring con strategie discutibili, ma finora sempre efficaci. Il risultato è collaudato: il partito si indebolisce, lui si rafforza. L’ultima vittima illustre – si vocifera – è Carlo Veneziale. Si era fatto il suo nome qualche settimana fa, a proposito delle primarie indette per scegliere il candidato sindaco alle Comunali di Isernia. Quando si è capito che questa candidatura era più che gradita alla base, come per incanto le primarie sono saltate. Il centrosinistra, guarda caso, ha trovato il suo candidato (De Vivo, imposto dal Pd con il placet dell’Idv).
Ma quella delle elezioni di Isernia è un’altra storia. Per i big del centrosinistra la priorità ora è trovare una via di uscita dal pasticcio dei ricorsi, che rischia di scatenare una guerra di tutti contro tutti nella coalizione. Nel frattempo si avvicina un altro appuntamento che potrebbe rimescolare le carte in tavola (e far saltare tutti i piani): il 22 marzo, sempre al Tar, sarà discusso il ricorso presentato dal Movimento Cinque Stelle, che rivendica un seggio a Palazzo Moffa. Se i giudici dovessero dichiarare ammissibile l’istanza presentata dai grillini, potrebbe partire una nuova conta delle schede.