Corsi e ricorsi, il centrosinistra vuole portare il caso di Isernia di fronte al Tar
20 Giugno 2012
Quello dei ricorsi sta diventando un vero e proprio vizio per il centrosinistra. È accaduto alle Regionali di ottobre, la storia si ripete a Isernia all’indomani delle dimissioni di massa di 17 consiglieri comunali del centrodestra. In questi giorni gli avvocati della coalizione stanno lavorando per chiedere al Tar del Molise l’azzeramento di quelle dimissioni firmate prima davanti a un notaio e poi protocollate a Palazzo San Francesco.
Tanto per cambiare, nel mare di leggi e leggine del Bel Paese un cavillo lo si trova sempre per mettere in discussione la decisione – autonoma e democratica – dei consiglieri di non tenere in vita un’amministrazione nata ‘zoppa’. E secondo i ricorrenti, i 17 consiglieri – nonostante l’avvenuta proclamazione – non potevano dimettersi, poiché non c’è mai stata la convalida in consiglio comunale. "Un consigliere che non è mai stato dichiarato eleggibile – hanno detto all’Agi i dirigenti del centrosinistra – non può dimettersi". Di diverso avviso il prefetto di Isernia Filippo Piritore. Dopo aver consultato il Tuel, il testo unico degli enti locali, ha ritenuto che l’unica cosa da fare fosse nominare un commissario. E così è stato. Nessuna legge da interpretare. Per il rappresentante di Governo isernino, in casi come questo, si sospende il consiglio, in attesa dello scioglimento da parte del presidente della Repubblica.
Forse tutto questo il centrosinistra lo sa. Tant’è che sta tentando di percorrere anche un’altra strada. Lo staff legale dei partiti della coalizione, forte di una recente sentenza del Consiglio di Stato, ha messo in discussione anche il meccanismo che ha determinato la ormai nota ‘anatra zoppa’. Secondo i ricorrenti i seggi dovevano essere ripartiti dopo il ballottaggio, in modo da garantire la maggioranza al sindaco vincitore.
In tutto questo, una sola certezza: il ricorso sarà firmato da numerosi cittadini. Le adesione saranno infatti raccolte questo pomeriggio, durante la manifestazione “per la democrazia” organizzata da partiti e associazioni per puntare l’indice contro i “vergognosi episodi avvenuti al Comune di Isernia”. Alle 18:30 i manifestanti si incontreranno in piazza Andrea d’Isernia. In corteo raggiungeranno piazza della Repubblica, dove è previsto un comizio dell’ex sindaco Ugo De Vivo. Anche i cittadini avranno la facoltà di dire la propria. Probabilmente, però, non sarà detta l’unica cosa che andrebbe rimarcata. Quelle dimissioni sono state cercate. Quelle dimissioni di massa hanno un solo colpevole: il centrosinistra. Nella fase della scelta degli assessori, la maggioranza di centrodestra è stata completamente ignorata. Un gesto di arroganza nei confronti di chi aveva teso una mano agli avversari, visto il periodo delicato che sta attraversando la città, il Molise e l’intera nazione. La coalizione che ha sostenuto il candidato sindaco Rosa Iorio si era detta pronta a collaborare, ma a una condizione: bisognava varare un esecutivo composto di soli tecnici. Durante le consultazioni, il centrodestra è stato invece completamente ignorato. E la giunta tecnica che tutti si aspettavano è stata soltanto di facciata.
L’esecutivo è stato infatti concepito dai soliti pochi: Ugo De Vivo ha voluto Italo Spagnuolo Vigorita (candidato nella sua lista), il Partito democratico ha scelto Piero Castrataro, l’Italia dei valori ha puntato su Claudio Falcione (tesserato con il partito di Antonio Di Pietro), mentre Gabriella Petrollini è stata il frutto di un suggerimento del candidato sindaco Raffaele Mauro (Fli), alleato “ombra” del sindaco defenestrato. Questo esecutivo, imposto senza neanche un parvenza di confronto con il centrodestra, ha avuto l’aria (e non solo quella) di una manovra portata avanti con strafottenza, come se si disponesse di una maggioranza granitica in consiglio comunale, e ha rappresentato la prova concreta del fatto che i margini di intervento per il centrodestra sarebbero stati ridotti praticamente a zero. Dunque, la decisione di staccare subito la spina. Della serie: se il buongiorno si vede dal mattino, meglio che a gestire la situazione sia un commissario nell’attesa di restituire al più presto la parola agli elettori.
Ora, però, il centrosinistra prova a reagire con i ricorsi e la mobilitazione della piazza. In nome della democrazia. Il primo a rispondere, dall’altro campo, è stato il coordinatore regionale del Popolo della Libertà, Ulisse Di Giacomo: “Non accettiamo lezioni di democrazia da coloro i quali, dopo aver perso libere e democratiche elezioni regionali, con un colpo di mano giudiziario le hanno fatte (per il momento ) annullare, mettendo in ginocchio e paralizzando il Molise in una fase delicatissima per la situazione economica e sociale del nostro Paese”. Poi il senatore entra nel merito del “caso Isernia”, ricordando agli avversari che i partiti del centrodestra hanno sfiorato il 60% dei voti, contro il 30% del centrosinistra. De Vivo, battendo la Iorio, ha solo pareggiato, è il parere di Di Giacomo. Ma è altrettanto vero che “un sindaco, senza la maggioranza in consiglio, dura lo spazio di una notte. E così è stato. A questo punto – ha aggiunto Di Giacomo – ci saremmo aspettati che De Vivo, consapevole della sua debolezza istituzionale, aprisse un canale di dialogo con chi aveva vinto le elezioni al primo turno. E invece no. Il buon De Vivo si è incatenato a doppia mandata ad alcuni ben noti personaggi della sinistra che, travisando la realtà, lo hanno convinto che lui aveva vinto le elezioni, e che quindi dovesse andare avanti a testa bassa, senza mediazione, senza dialogo”. Mentre a proposito della manifestazione di oggi e del ricorso al Tar, il coordinatore del Pdl afferma: “Dopo questo triste epilogo la sinistra che fa? Invece di chiedere scusa ai cittadini di Isernia per l’arroganza dimostrata e per la mancanza di rispetto nei confronti degli elettori che avevano votato in massa per le liste di centrodestra, organizza una manifestazione pubblica (o privata?) e addirittura, rendendosi ridicola fino in fondo, pensa di presentare ricorso al Tar. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. Siamo certi – ha concluso – che la gente per bene di Isernia ha già compreso quali interessi muovono questi personaggi, e quali obiettivi vogliono raggiungere, e saprà giudicare”.