Corte dei Conti, l’Italia ha un ritmo di crescita troppo modesto

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Corte dei Conti, l’Italia ha un ritmo di crescita troppo modesto

23 Giugno 2016

“Nel periodo successivo all’insorgenza della grave crisi economico-finanziaria, l’amministrazione centrale non si è sottratta ai severi impegni di risanamento dei conti resi indifferibili dai vincoli concordati in sede europea, ma ancor più dal livello crescente del nostro debito pubblico”. E’ quanto sottolinea la Corte dei Conti nella Relazione sul Rendiconto Generale dello Stato 2015.

In particolare il presidente del coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti, Angelo Buscema, nella relazione ha evidenziato che: “Il recupero della crescita del Pil appare ancora troppo modesto e, soprattutto, in ritardo rispetto alla ripresa in atto negli altri principali Paesi europei”.

Buscema osserva che la fase attuale “è dominata da molteplici fattori di incertezza sul piano internazionale come su quello interno”. Tra i fattori di incertezza anche “una condizione latente di instabilità finanziaria, connessa alle incertezze che originano dai diffusi timori sullo stato del sistema bancario in Europa”.

Il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, poi, ha voluto ricordare che tra 2010 e 2015 la spesa per i redditi da lavoro dipendente nella P.a. è diminuita “un valore assoluto a oltre 10 miliardi”.

Squiteri ha spiegato come “l’uscita dalla stretta emergenza finanziaria e l’auspicio di una ripresa economica più solida” abbiano permesso “di predisporre correttivi a manovre di taglio che, alla lunga, stavano mostrando effetti insostenibili”. Tra i bersagli del presidente Squitieri “l’urgenza, talvolta affannosa, di realizzare un rigido percorso di rientro verso l’equilibrio di finanza pubblica”, che ha reso più difficile il bilanciamento con le esigenze, anch’esse pressanti, di salvaguardia di politiche pubbliche vitali”. Su questo fronte Squiteri ha citato il “continuo assottigliarsi in questi anni della quota di risorse pubbliche destinate alle infrastrutture e in generale alle opere pubbliche che in questo caso vede l’Italia in coda alla graduatoria europea. Una tendenza comune tanto all’amministrazione centrale quanto agli enti locali”.  

Il procuratore generale della Corte dei Conti, Martino Colella, invece, ha voluto sottolineare che servono interventi concreti “più che l’avvicendarsi di generiche e spesso contraddittorie previsioni di riduzione o razionalizzazione, la cui attuazione è sostanzialmente lasciata alla mera discrezionalità, se non all’arbitrio, delle amministrazioni centrali o locali interessate”.