Cosa c’è dietro il panico da petrolio

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Cosa c’è dietro il panico da petrolio

21 Maggio 2008

Chi era convinto, a novembre, che non esistesse un tetto massimo al prezzo del petrolio e che il panico da petrolio era insito nel sistema, si è dovuto ricredere.

Oggi infatti, a distanza di 7 mesi, con un prezzo del petrolio di circa $127 al barile, il panico è sempre lì. Oramai serpeggia e si annida in ogni prezzo di apertura, giorno dopo giorno e ogni giorno sempre di più. Mesi fà non si conosceva il prezzo massimo che potesse raggiungere. Oggi siamo nella stessa situazione. Tutte le previsioni sono infondate tranne una: solo una tra tutte potrà essere quella vera. Il problema è che non si sa quale.

Dove può arrivare il prezzo di un barile di petrolio? È un quesito di non facile risposta dato che non ci sono fonti alternative con cui paragonare il prezzo (di riserva) dei consumatori di petrolio. Quindi l’incertezza permane e i costi alla produzione continuano a salire come conseguenza dell’aumento del prezzo del barile.

Altro fattore di incertezza è il prezzo dei cereali. Il problema del costo dei cereali non è di facile soluzione data la maggiore incertezza insita nella materia: la variabile metereologica. Qui l’incertezza su cosa possa accadere è ancora più volatile data la totale imprevedibilità del fattore tempo (quello metereologico). Una cosa però è certa in chi consuma cereali: sicuramente non esiste il prezzo di riserva.

Capire come si possano evolvere i prezzi futuri (del petrolio e dei cereali) è cruciale. Per uno (il petrolio) è necessario determinare un prezzo di rottura del sistema. Un prezzo a cui nessuno è più disposto a pagare per usufruire della materia. Questo prezzo, come gia ribadito in passato, è pressoché impossibile da stimare senza una fonte alternativa di approvigionamento. Quindi a distanza di mesi il valore futuro del prezzo del barile può essere qualsiasi prezzo tra quello di oggi è un valore indeterminato grande a proprio piacimento.

Per l’altro (i cereali) questo non potrebbe accadere. Come detto sopra non esiste un rpezzo di riserva. Sebbene non sia possibile calcolarne un prezzo critico come è per il petrolio, esiste una soglia sopra la quale risulta difficile andare. Questa soglia è quella del vivere-sopravvivere.

Se per il petrolio ad un certo punto gli individui decidessero di non usarlo più per evitare di pagare un prezzo superiore a quello di riserva, per i cereali non si può dire lo stesso. Chi sarebbe disposto a non pagare per non mangiare? Nessuno. È ovvio!

Anche se impossibile da immaginare tutti sarebbero disposti a non usare la macchina per non pagare il carburante (un esempio a caso!) ma nessuno rinuncerebbe a mangiare per non pagare il prezzo dei cereali.

Quindi il problema è di diversa natura. Inoltre per i cereali la limitazione fisica della produzione è una aggravante. In un mondo in cui la domanda (di cereali) aumenta, nulla si può rispetto alla limitazione fisica della produzione (altre la capacità massima non si può andare). Anche se lo stesso si può dire per il petrolio (esiste una limitazione alla estrazione e alla produzione) come abbiamo visto si può (o si potrebbe) non consumarlo.

Con questi presupposti l’andamento dei due prezzi, tutti e due in grande ascesa, ha forti differenze dovute al comportamento dei consumatori di fronte ad essi. In un certo senso si potrebbe dire che c’è meno incertezza sul prezzo dei cereali (se non si considera il fattore metereologico). Se la domanda supera la produzione siamo sicuri che il prezzo dei cereali aumenterà in futuro.

Per il petrolio non è cosi. L’incertezza del suo aumento è data dall’incertezza sul prezzo a cui gli individui saranno disposti a non consumare più. Ci si aspetta che il prezzo del barile scenda o si fermi. Questo non accade e di conseguenza il tutto si tramuta in incertezza. Ma incertezza su cosa? Risposta: su quale sia il prezzo a cui siamo disposti a non consumare più.