Cosa c’è dietro le bugie di Coop&compagni sugli Ogm

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Cosa c’è dietro le bugie di Coop&compagni sugli Ogm

27 Febbraio 2009

Robin Hood è arrivato in Italia? A prima vista lo si potrebbe pensare. Peccato che in questo caso Robin Hood sia l’alfiere degli interessi economici e politici dello sceriffo di Nottingham, che veste i panni di Coop, Confederazione Italiana Agricoltori e ambientalisti vari.

Al secolo, risponde al nome di Percy Schmeiser, anziano agricoltore canadese che ha ingaggiato un’aspra lotta con la multinazionale Monsanto per una questione di royalties non pagate. Ma che la sua storia sia aria fritta lo dimostrano tre sentenze della magistratura canadese che, ripetutamente, lo hanno condannato a pagare. Non è mai stato in grado di dimostrare come sementi coperte da brevetto fossero presenti nel suo campo per oltre il 95 per cento del seminato: una quantità così grande che non lascia spazio alcuno alla non voluta accidentalità ma denuncia a chiare lettere l’utilizzo illegale.

Ha però scoperto che questa vicenda, se raccontata bene e ricamandoci sopra, poteva rendere quanto meno in notorietà. Non sappiamo se con la notorietà siano arrivati anche i dollari, ma si sa che spesso le due cose vanno a braccetto. Così, si è inventato il ruolo di paladino degli interessi dei poveri contadini contro le multinazionali.

La storia di Percy “Robin” è stata smascherata all’estero, ma in Italia gode ancora di qualche verginità. Anna Meldolesi su Il Riformista del 25 febbraio 2009, però, racconta in dettaglio come stanno veramente le cose e come Percy “Robin” abbia una faccia tosta da far invidia a tanti nostri politici.

Ma la domanda è: perché Coop e compagni tirano in ballo proprio ora un personaggio sempre meno credibile? Perché dopo oltre un decennio di quasi omologazione sul pensiero ogm-free, la situazione sta cambiando. Recentemente, le autorità italiane hanno previsto la possibilità di effettuare prove sperimentali in campo, mentre Bruxelles sta per approvare due nuove varietà di mais ogm per la coltivazione. E sempre più agricoltori italiani si dichiarano intenzionati ad utilizzare le nuove tecnologie. Quindi, chi ha guadagnato economicamente e politicamente dall’ogm-free vede le proprie rendite insidiate da una possibile apertura alla libertà di mercato.

Ecco, allora, che si parte all’attacco sostenendo che “come insegna la vicenda di Percy Schmeiser”,  le piante biotech si propagano senza controllo e chi se le trova sui propri campi “involontariamente” deve perfino pagare il brevetto. Ergo, non è possibile la coesistenza tra ogm e piante convenzionali.

Ma anche questa, come quelle di Percy “Robin”, è una fandonia, smentita da 21 società scientifiche italiane che affermano compatte che la coesistenza è possibile e dal fatto che la legislazione comunitaria lascia come facoltativa l’adozione di misure particolari a riguardo. In Italia sono le regioni a doversi occupare di definire piani per assicurare la coesistenza.

Se le multinazionali hanno i loro interessi economici da difendere, non diversamente fa Coop che con 12,2 miliardi di Euro di fatturato e 56.000 dipendenti è un attore di primo piano nell’economia italiana. Il suo posizionamento contro gli ogm le garantisce una importante nicchia di mercato, sulla quale ha investito per lo meno 10 milioni di euro. E, come tutti gli investimenti, richiede un “ritorno”.

Il che sarebbe ovviamente più che legittimo, ma senza fare ricorso a menzogne e personaggi squalificati come Percy “Robin”. Alla faccia della tanto declamata etica di Coop.