Cosa ci insegna l’omicidio di Seth Rich su hacker russi e fake news

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Cosa ci insegna l’omicidio di Seth Rich su hacker russi e fake news

16 Maggio 2017

Nel luglio scorso il 27enne Seth Rich lascia il locale dove ha trascorso la serata, senza alzare il gomito, non è il tipo. Il padrone del locale lo accompagna per un tratto di strada, poi i due si dividono perché Seth vuole farsi un drink in un altro bar di Washington. Seth non è ubriaco quando esce, o se lo era ha ampiamente smaltito la sbornia. Torna a casa a piedi, chiama un paio di amici a telefono, chiama anche la sua ragazza. 

Il giorno dopo, lo ritrovano cadavere. Nella versione della polizia, Seth è stato ucciso nel corso di una rapina finita male. Ancora oggi è la tesi ufficiale della giustizia americana. Ma chi era Seth Rich? Seth lavorava per il DNC, il Comitato nazionale del partito democratico. In quei giorni, dopo aver creduto di vincere a mani basse le elezioni Usa, Obama e i Clinton hanno iniziato a capire che lo sfidante, Trump, ha messo l’ipoteca sulla Casa Bianca. Seth è impiegato nell’ufficio elettorale del DNC, ha accesso ai dati, sensibili o meno, del partito. 

Ieri, grazie alla testardaggine di un investigatore privato ingaggiato dalla famiglia del giovane assassinato, è arrivata la conferma, o almeno così sembra, di una notizia che era circolata a lungo nei mesi scorsi, e cioè che sarebbe stato proprio Seth la talpa di WikiLeaks, l’uomo in grado di passare alla organizzazione fondata da Julian Assange mail e informazioni sugli imbrogli orditi ai piani alti del partito democratico per scalzare il rivale di Hillary, il socialista Bernie Sanders, spianato a tempo debito dalla Clinton. 

Il capo di Seth, Debbie Wasserman Schultz, alla guida del DNC, che dopo l’omicidio del giovane aveva speso parole di elogio per l’impiegato tragicamente ucciso, deve dimettersi poco dopo, travolta dallo scandalo fatto emergere da Wikileaks. 

Abbiamo deciso di raccontare questa storia per un motivo. Non perché vediamo complotti ovunque, non perché riteniamo che Hillary in una sorta di remake della prima stagione della serie televisiva House of Cards abbia ordito l’omicidio di Seth Rich dopo aver scoperto quali erano le sue frequentazioni internettiane (sempre secondo i cospirazionisti, Seth sarebbe solo l’ultima vittima di un lungo elenco di omicidi politici orditi dal clan Clinton, lo scandalo dei “Clinton bodies”). 

Non ci sono prove concrete sui mandanti dell’omicidio di Seth, evidenze, processi o condanne, a conferma della tesi di un assassinio politico, e dunque non c’impiccheremo a nessuna di queste ardite teorie, anche se, per dovere di cronaca, va aggiunto che quando ritrovano il cadavere del giovane impiegato ucciso, come detto, in una rapina, indossa ancora l’orologio, e il portafoglio, che i ladri, a quanto pare, non gli hanno portato via.

Ma il tema non è capire chi e perché ha ucciso Seth Rich. Questo dovrebbero dircelo gli investigatori. Il tema è un altro: tv e giornaloni ci hanno riempito per mesi la testa denunciando che l’emailgate e le altre fughe di notizie costate care al partito democratico erano frutto degli hacker russi, bufale spacciate dalla Russia di Putin per ‘alterare’ il voto delle elezioni americane e far vincere Trump. 

Adesso si scopre che a passare le informazioni a Wikileaks fu Seth Rich. Non un pericoloso hacker russo ma un impiegato del partito democratico che, a quanto pare, a un certo punto della sua carriera, forse dopo aver capito in che razza di posto era finito, ha varcato il rubicone trasformandosi in una “gola profonda” di Assange e soci. Cospirazioni, complotti? Certo che esistono, non viviamo mica sulla Luna. Ma a quanto pare non riguardano solo i presunti “Clinton bodies”. No, ancora una volta, la vera fake news è quella sugli hacker russi.