Cosa è veramente cambiato in Ucraina dall’indipendenza del 1991 a oggi
27 Agosto 2011
di Marta Dyczok
Questa settimana una bandiera blu e gialla è apparsa davanti alla finestra del mio palazzo. Vent’anni fa questa bandiera era illegale qua. L’Ucraina era ancora parte delle Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e quella bandiera era un simbolo di indipendenza.
Il 24 agosto del 1991, migliaia di ucraini si sono riunirono intorno all’edificio del parlamento. Issarono una grande bandiera blu e gialla e intonarono slogan a favore dell’indipendenza. All’interno, i parlamentari discutevano sul da farsi, dopo la notizia del fallimento del colpo di stato a Mosca. Nel tardo pomeriggio il parlamento dichiaro’ l’indipendenza. I parlamentarei favorevoli alla democrazia vennero quindi fuori, presero la bandiera, la portarono nella Camera e la appesero innanzi alla statua di Lenin, in cima alla stanza.
Questa settimana l’Ucraina ha celebrato il suo ventesimo anniversario della sua indipendenza ma c’è uno spirito poco celebrativo nell’aria. La maggior parte degli ucraini è delusa dai risultati ottenuti nelle ultime due decadi. I sondaggi rivelano un sostegno per l’indipendenza dalla Russia che difficilmente raggiunge il 50%, contro i circa 90% favorevoli del 1991.
Un malessere e una sensazione d’impotenza sono diffusi tra il ceto medio ucraino. L’ex-primo ministro Yulia Tymoshenko, la carismatica co-leader con la treccia della Rivoluzione arancione del 2004, è stata dietro le sbarre per settimane. Quando un governo trascina in prigione un membro dell’opposizione per corruzione, in un paese in cui la corruzione è un costume comune a tutti i livelli, si rinnova nei cittadini solo la consapevolezza della loro vulnerabilità.
Una cena con un giudice di alto livello, martedi scorso, mi ha orrificata ma allo stesso tempo illuminata. Il mio commensale, rinomato per la sua incorruttibilità, mi ha pacatamente spiegato quanto l’intera macchina giudiziaria sia facilmente manipolabile al fine di salvaguardare sempre il potente di turno. Mi ha raccontato che, recentemente, lasciò il lavoro più presto del solito. Sulla via di casa, ha riceve una telefonata dal suo assistente. Attraverso il sistema informatico che assegna i procedimenti ai giudici in modo casuale, era stato attribuito alla sua giurisdizione un caso particolarmente scottante. Decise pertando di ritornare indietro. Tuttavia, durante il tragitto per giungere al lavoro, il sistema informatico improvvisamente subì un guasto. Il lunedi successivo il nominativo di un altro giudice risultò assegnatario del caso.
Molto è cambiato negli ultimi vent’anni. Sono state introdotte alcune riforme di mercato, benchè l’unica differenza con il passato è che ieri l’economia era nelle mani di un pugno di potenti politici, mentre oggi la controllano gli amici potenti di politici – “uomini d’affari”, in Ucraina meglio conosciuti come oligarchi. Questa cricca controlla anche la gran parte dei mass media del paese. Recentemente il presidente Viktor Yanukovych, al governo da 18 mesi, ha iniziato a rimettere in discussione tutte le tutele alla liberta di parola che sono state introdotte dal suo predecessore, Viktor Yushchenko.
La maggior parte degli ucraini è molto più libera di quanto non lo fosse vent’anni fa, tuttavia molti rimangono ancora estremamente poveri. Il paese è al tempo stesso più ricco e più stratificato sul piano socio-economico di quanto non lo fosse precendentemente, e il costo della vita si è innalzato raggiungendo in qualche ambito i livelli europei. Ma settori dell’Ucraina guardano all’Europa e si sentono europei, come testimoniato dal fiorire di affascinanti vie, bei caffè, belle librerie, monumenti restaurati, chiese dai duomi d’oro luccicanti e supermercati e stazioni di servizio aperti 24 ore su 24.
Uno studente appena laureato che mi doveva incontrare sul finire della scorsa settimana, si è presentato in ritardo, dicendomi che era rimasto bloccato nel traffico. Studenti appena laureati oggi posseggono un’auto. Una bella differenza da quel lontano 1991, quando perfino i membri del Parlamento usavano mezzi pubblci e tutte le bandiere del paese erano rosse.
Marta Dyczok è professoressa associata in Storia e Scienza politica alla University of Western Ontario. Attualmente è a Kiev per ricerche accademiche.
Tratto dal Wall Street Journal
Traduzione di Alice Casana