Cosa non ha capito Forza Italia sulla immigrazione
09 Aprile 2014
di Joe Galt
Ci sono due ragioni dietro gli attacchi condotti ieri da Forza Italia sul tema della immigrazione, e sono due ragioni che si tengono, una sorregge l’altra. Una ragione elettorale e un trend politico non solo nazionale. Vediamo. Con insolito fare lepenista, Mariastella Gelmini se l’è presa con il ministro Alfano, accusando il governo di aver abolito il reato di clandestinità. Fermi tutti: non è vero; iniziamo spiegando che il reato è rimasto, amministrativo, per velocizzare le procedure di espulsione. La depenalizzazione riguarda inoltre il primo ingresso, mentre resta perseguibile penalmente in caso lo straniero ci riprovi.
Andiamo alle due ragioni dietro la polemica forzista. La prima è che conviene, così pare, usare il tema immigrazione come uno strumento elettoralistico, cavalcare demagogicamente una battaglia sperando di ricavarne un utile consenso. Peccato però che l’attenzione dell’elettorato verso l’argomento in oggetto sia calata rispetto ad altri (eppure l’allarme sbarchi continua); per gli italiani prima viene il lavoro. La seconda ragione è più preoccupante e riguarda i destini di Forza Italia, la sua collocazione nel panorama politico liberal-conservatore a livello internazionale: forse in mancanza di idee nuove, s’insegue il populismo identitario dei teapartiers americani piuttosto che dei nerboruti frontisti francesi. Peccato che i teapartiers abbiano fatto un simpatico baccano senza scalfire Obama e che i lepenisti siano passati armi e bagagli dalla difesa della Fortezza Europa all’assalto dell’Eurotower. Hanno preso dei Comuni, anche importanti, ma non a discapito del più moderato e responsabile Ump.
Forse Fi pensa al modello svizzero? Via i "topi" italiani, via la manodopera più concorrenziale e di conseguenza sleale (ah, il libero mercato!), salvo poi scoprire, proprio in Svizzera, che i cantori del referendum i topi li avevano usati eccome. Il problema è che sulla immigrazione è facile sbraitare, accusare, gonfiare i muscoli, predicare tolleranza zero, ma una volta finite le campagne elettorali si lasciano puntualmente irrisolti i nodi strutturali di un fenomeno che va gestito oltre che contrastato (naturalmente va contrastato – visto l’andazzo è bene sottolinearlo – se è illegale, se favorisce traffici di carne umana ed altre schifezze che ben conosciamo).
Un solo dato: l’emergenza, attualmente, è quella dei profughi, dei richiedenti asilo, la protezione umanitaria. La dimensione penale del reato di clandestinità – davanti a ciò che è accaduto che ancora potrebbe accadere nel Mediterraneo, all’instabilità di una enorme area geopolitica (dal Medio Oriente all’Africa Centrosettentrionale), davanti alla globalizzazione che non si è certo fermata dopo la vandea francese – è una cosa importante ma solo fino a un certo punto.
Perché siamo un Paese di frontiera e fino a quando non riusciremo a far mantenere all’Europa la parola data dopo la strage di Lampedusa, finché non ci sarà un rafforzamento di Frontex per contenere gli sbarchi (non bastano gli 80 milioni di euro programmati), finché Roma non saprà imporre a Bruxelles una gestione condivisa della crisi mediterranea (ci mancava anche la Crimea e il riaccendersi delle passioni in Europa orientale…), finché non ci saremo dotati di sistemi giudirici e tecnologici e di risorse adeguate a governare i flussi, ad accogliere chi deve essere accolto e a respingere chi non può stare in Italia, tutto il resto è chiacchiera da bar, neanche da salotto.
Mistificazioni per racimolare pochi voti in più che non aiuteranno l’Italia a muoversi unita, in virtù del proprio interesse nazionale, durante l’ormai prossimo semestre di presidenza Ue.
"Il programma Mare Nostrum approvato per il soccorso in mare ha permesso di salvare diecimila persone grazie all’impiego di 9 milioni di euro al mese", ha detto ieri il ministro Alfano. Ancora più del rispetto del vincolo del 3%, a Bruxelles dovrebbero ringraziarci (ringraziare Letta e Alfano) per simili impegni, presi e mantenuti in modo unilaterale. "Una volta affrontata l’emergenza soccorso, è necessario governare l’accoglienza capillare sul territorio coniugandola alla sicurezza", ha aggiunto il ministro dell’interno. Libertà, sicurezza, solidarietà. Ragionamento forse troppo difficile per chi, in Forza Italia, ha rinunciato ormai da tempo a governare la complessità.