Cosa sarebbe successo se Air France ci avesse comprato
06 Ottobre 2015
di RS
Condanna le violenze contro gli amministratori di Air France ma nello stesso tempo tempo tira un sospiro di sollievo. Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Area Popolare, due anni fa era ministro dei trasporti. Il ministero si trovò a gestire l’ennesimo salvataggio di Alitalia facendo una scelta diversa da quanti teorizzavano un ulteriore matrimonio con i francesi. Un nuovo piano industriale per Alitalia, l’accordo con Etihad, la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi. Oggi Air France è in crisi, e non c’è da gioirne, sottolinea Lupi. Mentre l’alleanza Alitalia-Etihad si rafforza.
Onorevole, ha visto l’assalto alla sede di Air France? I manager della compagnia francese se la sono vista brutta
«Nessuna forma di esasperazione può spingersi fino questi livelli, l’atteggiamento dei sindacati mi sembra vergognoso. La verità è che i posti di lavoro vanno tutelati con piani industriali seri».
Air France-KLM era uno dei primi vettori al mondo, oggi taglia dipendenti e ordinativi. Negli anni scorsi qui da noi si ipotizzava un ulteriore accordo con i francesi per salvare Alitalia
«Ripeto: i piani industriali. Quando due anni fa ci siamo trovati a gestire la nuova crisi di Alitalia, con il rischio di un ennesimo fallimento, invece di riproporre alleanze senza prospettive industriali, per non dover licenziare migliaia di persone ed evitare di caricare i costi sulle tasche degli italiani abbiamo fatto una scelta diversa. Permettere ad Alitalia di tornare a competere. E per competere in un mondo dei trasporti ormai globalizzato servono alleanze strategiche».
Così è arrivata Etihad
«Oggi da una parte c’è l’alleanza Alitalia-Etihad, con un piano triennale di investimenti, dall’altra Air France, in crisi, che si ritrova a dover gestire gli stessi problemi, moltiplicati, che avevamo noi. L’accordo che abbiamo stretto con Etihad ha ridotto moltissimo i possibili esuberi, non ci sono stati i 5 mila paventati licenziamenti. A distanza di tempo la nostra scelta si è dunque rivelata giusta. Siamo stati lungimiranti: abbiamo imboccato la strada del mercato e delle alleanze».
Cos’altro c’era che non funzionava con Air France?
«In un mercato globale e fortemente competitivo non funzionano più alleanze fondate su visioni limitate, che puntano sui mercati tradizionali, magari cercando di spostare i passeggeri verso Parigi…».
Il mondo si è allargato
«Nei trasporti aerei non c’è più solo l’Occidente ma tanti altri mercati, vettori, destinazioni. Il Sud Est asiatico, la Cina… Fino a qualche anno fa nessuno avrebbe scommesso sul fatto che le compagnie emergenti sarebbero diventate in così poco tempo competitor globali ed ecco perché bisogna fare sinergia e creare strategie. Il metodo Alitalia-Etihad da questo punto di vista è assolutamente competitivo e complementare, ad essere sbagliati erano gli investimenti precedenti».
Se dovessimo riassumere in una frase la situazione attuale dei trasporti aerei?
«Nuovi competitori sui voli a lungo raggio e un intervento pesante del mercato low cost. Ecco perché se non fai alleanze globali non reggi».
Perché Etihad ha puntato sul marchio Alitalia?
«Alitalia è un brand mondiale dell’eccellenza e il nostro Paese deve tornare a scommettere sulle eccellenze, perché così dimostra che nonostante le difficoltà siamo capaci di competere in Europa e nel mondo. Se ripartiamo dalle nostre eccellenze, se le valorizziamo e le mettiamo a sistema forse per una volta, anziché piangerci addosso, l’Italia riparte davvero».