Cos’è il premierato forte all’inglese

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Cos’è il premierato forte all’inglese

27 Gennaio 2014

Figura centrale del sistema politico britannico, al Primo Ministro inglese spetta il compito di tracciare l’indirizzo politico del Paese. E’ consuetudine che la guida del governo venga affidata la leader del partito uscito vincente dalle elezioni, mentre rientra sempre tra le usanze del sistema istituzionale britannico il fatto che la fiducia all’esecutivo debba intendersi come “presuntivamente concessa” non essendo previsto un voto di investitura parlamentare e rimanendo in carica il Gabinetto fino a che un’eventuale “mozione di sfiducia” non venga approvata dalla Camera dei Comuni.

La particolarità di questo scenario è emersa in modo particolare nelle due occasioni in cui l’esito delle elezioni legislative ha prodotto un Parlamento senza una chiara maggioranza. Così nel Febbraio 1974 il Premier conservatore Heath, dopo che le consultazioni avevano dato al suo partito quasi trecentomila voti in più ma quattro seggi in meno dei Laburisti, restò in carica per diversi giorni cercando un accordo con i Liberali che però non si concretizzò consentendo al laburista Harold Wilson di assumere la carica di Primo Ministro. Allo stesso modo nel Maggio 2010, nonostante l’affermazione elettorale, i Conservatori di David Cameron dovettero aprire trattative con i Liberaldemocratici di Nick Clegg che si conclusero con un accordo di coalizione siglato cinque giorni dopo il voto.

Appare evidente quindi come non vi sia un limite temporale per portare a termine un accordo di governo nel caso di un risultato elettorale incerto e che l’unica scadenza formale esistente sia la convocazione del nuovo Parlamento ed il conseguente “Queen Speech” nel corso del quale l’esecutivo illustra ai parlamentari il suo programma politico. Come ricordano i commentatori, se un governo uscente riesce a restare in carica fino a questa scadenza parlamentare ed eventualmente a superare il voto sulle mozioni presentate al termine del dibattito, questo resterà in carica, pur essendo un esecutivo “di minoranza”, almeno fino alla presentazione della legge finanziaria. Dal lato politico, il Premier britannico è tra  i Capi di Governo dei Paesi occidentali quello che dispone delle maggiori prerogative. 

E’ di competenza del primo ministro sia il potere di nominare i vertici amministrativi dei Ministeri e delle Forze Armate, senza dimenticare poi come egli stesso gode di assoluta autonomia nella scelta dei membri del Gabinetto i quali possono essere sostituiti in ogni momento. Un discorso a parte va fatto invece in merito al potere di scioglimento anticipato della Camera dei Comuni. Se fino al 2011 spettava al Premier la facoltà di richiedere elezioni anticipate potendo così sfruttare a suo vantaggio i momenti di popolarità dell’esecutivo per ottenere un nuovo mandato popolare, dopo l’approvazione del “Parliamentary Act” questa prerogativa è stata sensibilmente ridimensionata.

Stando a quanto previsto dal provvedimento, si procede ad elezioni anticipate solo nel caso in cui la Camera dei Comuni voti, con la maggioranza dei due terzi dei suoi membri, la propria dissoluzione oppure qualora venga approvata una mozione di sfiducia all’esecutivo e nei successivi quattordici giorni non ne venga accordata un’altra ad un nuovo Governo.

Quello che però rafforza considerevolmente l’azione del Premier è il fatto che la quasi totalità delle leggi è di iniziativa governativa, di modo che, essendo i parlamentari del suo partito tenuti ad approvare quanto deciso dal Governo per disciplina interna, il Primo Ministro vede concentrate nelle sue mani le funzioni esecutive – legislative e di leader di partito. Questa forte predominanza del Premier ha trasformato sensibilmente l’assetto politico britannico, tanto che oggi la Gran Bretagna più che come un regime parlamentare si configura come un vero e proprio “Governo del Primo Ministro”, cosa che ha fatto parlare di “presidenzializzazione” dell’assetto istituzionale del Paese. Il Premier infatti, sotto certi aspetti, viene ad assumere un ruolo che supera quello del Presidente degli Stati Uniti, visto che quest’ultimo, a differenza del suo omologo britannico, non dispone né del potere di dettare l’agenda al Congresso, in quanto spesso questo esprime una maggioranza opposta a quella presidenziale, né del totale controllo sui parlamentari del suo partito.  Va infine ricordato come nel caso il Primo Ministro nel corso del suo mandato si dimettesse o venisse meno, è previsto che i deputati del suo partito si riuniscano ed eleggano a maggioranza il nuovo leader che ne assumerà le funzioni.