Cosentino, arresti domiciliari dopo carcere. Una boccata di garantismo
27 Luglio 2013
di redazione
Nicola Cosentino lascia il carcere di Secondigliano e torna a casa, ai domicialiri. Era in carcere da marzo. Accusato di concorso ersterno in associazione mafiosa e di aver favorito il clan dei Casalesi, l’allora deputato del Pdl mesi fa aveva lasciato il partito, si era dimesso da coordinatore campano del Pdl decidendo polemicamente di non candidarsi alle elezioni. Ora la scarcerazione, sulla base della sentenza della Corte di Cassazione che ha annullato l’ordinanza di arresto del Tribunale del Riesame di Napoli. Le esigenze cautelari, secondo i giudici, non servono più, il resto della pena sarà scontata ai domiciliari. All’epoca dell’arresto, Cosentino aveva criticato Berlusconi e il Pdl di aver abbandonato la loro linea garantista, mentre i giudici lo braccavano, convinti che anche se dimessosi da tutte le cariche avrebbe ancora potuto influenza i rapporti tra politica e malavita. E invece la Cassazione ha rovesciato questa impostazione, ritenendo il carcere una pena eccessivamente severa. I presupposti per tenerlo in carcere per mesi mancavano. Cosentino non è mai fuggito prima dell’arresto, non era in grado – lo dicono i giudici- di reiterare (presunti) reatio di occultare prove, aveva dismesso i suoi incarichi politici. "Scrivono che sono il principale referente del clan dei Casalesi", aveva detto nei giorni delle dimissioni dal Pdl Cosentino, "I Casalesi sono un clan di fessi se invece di aiutarmi a scalare le vette mi fanno dimettere ed escludere dalle liste".