Così i poteri forti hanno distrutto la Protezione Civile (e Bertolaso)
13 Febbraio 2012
L’emergenza maltempo di questi giorni ha messo in ginocchio gran parte dell’Italia. Ma la vera bufera si è abbattuta su chi quell’emergenza avrebbe dovuto gestirla. La Protezione civile negli ultimi anni ha conosciuto indubbiamente una fase di declino, che alla prima occasione si è mostrata in tutta la sua evidenza. Tanto che c’è chi ricorda con nostalgia la gestione di Guido Bertolaso. Che pur travolta dagli scandali non ha mai lasciato dubbi sulla sua ineccepibile efficienza. E fra chi vede tutto nero, e che anzi considera il crollo della Protezione civile solo come un altro segnale della situazione disastrata dell’Italia, c’è Alessandro Sallusti. Il direttore de Il Giornale, in un editoriale di venerdì scorso, scandiva a chiare lettere quale fosse il motivo per cui sono bastati 30 centimetri di neve per far sprofondare il nostro Paese: “lo scellerato smantellamento della protezione civile voluto dall’asse sinistra-magistrati”. Una posizione che ha ribadito anche a l’Occidentale.
Allora direttore, come si dice: ‘ridateci Bertolaso’?
“La Protezione civile italiana funzionava come mai aveva funzionato. Veniva anche chiamata all’estero proprio perché considerata particolarmente efficiente. Ne abbiamo avuto prova con il terremoto de L’Aquila, nelle varie alluvioni, eccetera. Insomma, credo che la figura di Bertolaso e della sua Protezione civile non fossero in discussione”.
E allora per quale motivo quella macchina tanto efficiente finì per incepparsi?
“Successero due cose. In primo luogo la Protezione civile diventò troppo potente. E il suo potere entrò in conflitto con altro potere. C’era uno scontro sia dentro la politica in generale, sia dentro la maggioranza. Bertolaso era inviso a moltissime persone per la sua bravura, per la sua efficienza. E, appunto, per il suo potere”.
Inviso a molti nella maggioranza, ma non a chi contava di più…
“Berlusconi aveva capito che la Protezione civile poteva essere una delle medaglie da mettersi al petto dal punto di vista politico. Voleva rendere la Protezione civile ancor più efficiente, senza però privatizzarla, e cioè facendone una società per azioni. Seguendo il principio molto banale che all’emergenza si può rispondere solo con procedure d’emergenza. E proprio questo è il secondo problema, l’ipocrisia italiana”.
Ci spieghi meglio.
“Non si possono affrontare situazioni d’emergenza senza ricorrere a misure non di emergenza. E le procedure d’emergenza per loro definizione prevedono la sospensione temporanea delle procedure ordinarie, e se vogliamo anche delle procedure democratiche. In una situazione in cui le decisioni devono essere prese in pochi minuti, in poche ore, in pochi giorni, non si può perdere tempo in consultazioni, bandi, gare. Per forza di cose la Protezione civile deve operare in eccesso di potere. Per questo Berlusconi voleva sottrarla al controllo della politica, codificandone quel potere”.
Ma non è riuscito a sottrarla agli scandali.
“In qualsiasi organizzazione, partiti, chiese, famiglie, ci sono disonesti, furbi e, in alcuni casi, episodi di corruzione. La Protezione civile, gestendo molti soldi, era un boccone interessante per disonesti di ogni ordine e grado. E quindi sicuramente nell’operato della Protezione civile sono avvenuti casi di malaffare. Ma questi non avvenivano al suo interno, come si sa il malaffare è trasversale a qualsiasi tipo di organizzazione. Si è voluto, con un’azione giudiziaria spregiudicata, trasformare degli episodi in uno scandalo che riguardava tutta la Protezione civile. Oltre all’invidia nei confronti di Bertolaso, che di per sé non ha nemmeno un bel carattere e non si è certo fatto amare, c’era il conflitto di poteri a cui accennavo prima: si voleva far fuori Bertolaso per arrivare a Berlusconi.
Soprattutto perché dalle indagini non sono emerse prove di colpevolezza a carico di Bertolaso…
Nessuno ancora oggi ha provato che Bertolaso fosse coinvolto personalmente in qualche episodio di malaffare, e il fatto che andasse a farsi massaggiare, tra un’emergenza e l’altra, da qualche signorina saranno pure fatti suoi. Ma non mi sembra sia il caso di distruggere la Protezione civile solo perché il suo capo si fa massaggiare… Bertolaso ha subito un vero e proprio linciaggio mediatico che neppure Ruby ha avuto. Altro che ‘metodo Boffo’, si dovrebbe parlare di ‘metodo Bertolaso’. Il risultato di tutto ciò è che non siamo più capaci di gestire neppure 30 centimetri di neve perché non abbiamo più il potere e l’autorevolezza che Bertolaso e la sua Protezione civile avevano”.
E se si proponesse a Bertolaso di riprendere in mano le redini della Protezione civile? Secondo lei sarebbe possibile?
“Se fossimo in un paese normale sì, ma siccome non lo siamo e siccome la figura di Bertolaso è stata volutamente screditata a livello personale sarebbe molto coraggioso – io personalmente lo auspicherei – ma anche molto difficile riproporlo. Ci siamo bruciati una delle eccellenze di questo Paese sul rogo dell’antiberlusconismo più stupido. Uno che ha ridato il tetto a milioni di persone e che ha fatto restare il mondo a bocca aperta per quello che siamo stati capaci di fare a L’Aquila, va tutelato”.
Molti, in questi giorni, hanno proposto di modificare la legge 10/2011, di cui parlava anche Gabrielli, che di fatto depotenzia il dipartimento della Protezione civile.
“È una cosa che molti hanno chiesto in tempi non sospetti, ed è una necessità. Quella riforma ha tolto alla Protezione civile qualsiasi autonomia d’intervento e, soprattutto, di gestione. Perché gestire l’emergenza significa anche spendere un mucchio di quattrini, e spenderli subito. Perché se devi mettere insieme la più grande azienda di spalatori di neve d’Italia non puoi fare un bando di concorso: chiami e chiedi solo il conto. La Protezione civile, nel momento in cui ci si trova in una situazione d’emergenza, deve agire autonomamente, senza che ci siano di mezzo sindaci, governatori, presidenti di provincia, giornalisti e politici, prendendosi la responsabilità di quello che fa”.
Come non è successo per la neve a Roma…
“Esatto. Il caso di questi giorni è emblematico: cosa vuoi che faccia Alemanno di fronte a un fenomeno che non si verificava a Roma da trent’anni? Certo poteva fare qualcosa di più, non ha dato prova esemplare di efficienza. Ma un sindaco cosa ne sa di come affrontare una nevicata? E allo stesso modo, cosa ne sa un sindaco di un’alluvione, di un terremoto?”