Così l’Italia si prepara al federalismo

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Così l’Italia si prepara al federalismo

11 Novembre 2008

Il dibattito sul federalismo si arricchisce ogni giorno di nuove sfumature, con dibattiti e convegni volti ad analizzare i diversi aspetti della questione e i possibili benefici derivanti dall’applicazione della riforma.

Viene di certo spontaneo porsi domande – ed è doveroso trovare le giuste risposte – circa la convenienza del federalismo fiscale per il Sud.

Bisogna innanzitutto chiedersi come debba essere congegnato affinchè apporti reali vantaggi, con un idoneo processo di decentralizzazione che introduca la responsabilità fiscale delle regioni e degli enti locali, in un’ottica di miglioramento e crescita di tutto il Mezzogiorno.

Si tratta di un obiettivo ambizioso, ma perseguibile attraverso una strategia in grado di centrare le problematiche essenziali. Occorre, ad esempio, focalizzare i primi interventi sulla crescita delle risorse, promuovendo un incremento del reddito e del tenore di vita dei cittadini meridionali, senza farsi scoraggiare dalle discussioni sulle risorse inadeguate a finanziare la spesa delegata.

Del resto è proprio la situazione attuale a suggerire la necessità del cambiamento: nonostante la crescita sperimentata dall’Italia negli ultimi cinquant’anni non si può negare che il divario Nord-Sud sia rimasto ampio, a testimonianza del fallimento di tutte le politiche di ridistribuzione delle risorse nazionali attuate dallo stato centralizzato.

A questo punto, anziché invocare una maggiore redistribuzione a proprio favore, la classe politica e l’opinione pubblica meridionale dovrebbero accettare la sfida della competizione tra territori, rinunciando allo status quo e abbracciando una nuova visione del processo economico, non antitetica alla logica del mercato.

Un’adeguata struttura federale può spingere il Mezzogiorno a contare sulle proprie forze, attraverso un sistema di “checks and balances” che limiti l’intervento politico. La crescita può essere favorita dall’equalizzazione delle condizioni legali, che rappresenta uno dei principi fondamentali del federalismo fiscale.

Tutti questi punti sono stati analizzati dai riformisti del PdL, che hanno organizzato un incontro, per esporre le loro proposte incentrate sull’idea di un “federalismo che promuove la crescita”. L’iniziativa è stata promossa dal Comitato economico sociale della Fondazione Craxi, presieduta dal deputato PdL Sergio Pizzolante, convinto che “Il Sud non deve essere aiutato ma liberato”.

Il deputato del Pdl ha sottolineato che il Mezzogiorno deve innanzitutto scegliere il livello ottimale di pressione fiscale, con lo sguardo rivolto al modello irlandese della “fiscalità di vantaggio”. Si tratta in sostanza di “meno tasse, oggi, per attrarre investimenti e per stimolare la crescita”, arrivando così ad una sana competizione fiscale. Quest’ultima non va intesa semplicemente come minore o maggiore prelievo da parte dei governi, ma anche come competizione sui servizi offerti con l’uso del prelievo fiscale. Il Consiglio dei Ministri tra l’altro ha approvato una legge delega, che prevede per gli enti locali un ricorso a compartecipazioni a tributi erariali (Irpef, ires).

Pizzolante ha aggiunto che è arrivato il momento di dare spazio ad un nuovo meridionalismo, fuori dai luoghi comuni di arretratezza ed incapacità di creare eccellenza, in quanto già  “ci sono esempi straordinari di imprenditoria meridionale. Tanto più grande sarà la libertà, tanto più possibilità ci saranno che questo sia il Sud vincente”.