Cossiga: “Abolire i servizi, unica riforma seria”
05 Luglio 2007
di redazione
In una lettera a Enzo Bianco, presidente della commissione Affari
costituzionale del Senato, il senatore a vita Francesco Cossiga attacca il Consiglio superiore della magistratura per l’“inaudita
condanna senza processo” emanata nei
confronti dei servizi di sicurezza italiani.
Segue
il testo integrale della lettera: “Signor presidente, le mie attuali condizioni
di grande debolezza fisica e intellettuale non mi hanno consentito di
partecipare alle sedute della commissione Affari costituzionali nelle quali si
è esaminato il disegno di legge sulla riforma dei servizi di informazione e di
sicurezza già approvato dalla Camera dei deputati. Le vicende delle ultime ore,
tra le quali l’inaudita ‘condanna senza processo’ emanata dal Consiglio
superiore della magistratura, braccio armato della lobby politico-sindacale dei
magistrati detta Associazione nazionale magistrati, dominata dai magistrati
militanti di Magistratura democratica, mi hanno convinto definitivamente che
nel nostro paese non esistono le condizioni culturali e politiche per
l’esistenza e l’attività di servizi di informazione e sicurezza secondo i
parametri degli altri Stati europei, sempre che l’Italia possa ancora considerarsi
uno stato europeo”.
La
seconda sezione ‘disinformazione e intossicazione’ del Kgb – prosegue il presidente
emerito della Repubblica -già riuscì a paralizzare i nostri servizi prima con ‘l’affare
De Lorenzo’, l’ufficiale generale considerato da Aldo Moro ‘un grande servitore
dello Stato’, e poi con ‘l’’affare P2’, montato da detta sezione e alimentato
dalla magistratura militante, da una sapiente regia anti-Dc e anti-Psi della
sinistra e dal fanatismo clericale antimassonico di una parte della Dc, e
conclusasi con una poco nota sentenza a sezioni penali unite della Cassazione
che dichiarava non essere reato l’appartenenza a questa loggia, della quale il
primo venerabile era stato il grande radicale Giuseppe Zanardelli”.
“Vi
è stata poi – continua Cossiga – la crisi concernente, “l’affare Mitrokhin’,
malamente gestita dal Parlamento italiano e ben gestita invece da altro
servizio segreto di potenza alleata e amica; e infine la ‘crisi Pollari’,
determinata da iniziative forse anche illecite della procura ‘girotondina’
della Repubblica di Milano e ora anche dalla consorella procura della
Repubblica di Roma, che hanno distrutto, ad avviso dei servizi alleati, le
nostre strutture di controspionaggio e di controterrorismo. La mia opinione è
che l’unica riforma seria sia ormai l’abolizione pura e semplice dei servizi di
informazione e sicurezza, affidando, per quel che può essere utile al nostro
piccolo stato, l’attività di informazione relativa a situazioni estere alle
nostre rappresentanze diplomatiche e consolari e ai centri di raccolta e
analisi dei grandi poli bancari nazionali. Per quanto attiene l’attività di
controspionaggio, non credo vi sia più alcuna necessità di svolgerla avendo
ormai vanificato la magistratura la nozione stessa di segreto; per quanto
attiene il controterrorismo, per quel che esso sia necessario per quella parte
di vulnerabilità lasciata ancora scoperta dalla nostra politica estera e
militare antisraeliana, filo siriana, filo iraniana, filo Hezbollah e filo
Hamas, e di sostanziale tolleranza del terrorismo islamico, credo che siano
sufficienti le ordinarie strutture della polizia di Stato, dell’Arma dei
carabinieri e della Guardia di finanza, sempre che il governo le lasci lavorare
in pace e esse non trovino ostacoli nella magistratura. Per questo motivo
ritiro tutti gli emendamenti da me presentati”.