Costa D’Avorio: se non siamo più liberi di viaggiare, il terrorismo ha vinto

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Costa D’Avorio: se non siamo più liberi di viaggiare, il terrorismo ha vinto

14 Marzo 2016

I terroristi di Al Qaeda sono arrivati in barca sulle spiagge di Grand Bassam in Costa D’Avorio, armati di kalashnikov e granate, e prima di essere fermati hanno ammazzato 18 persone in tre alberghi, compresi dei turisti occidentali. Tra le vittime almeno un francese, ha detto Hollande condannando la strage avvenuta nel Paese che molti chiamano “la piccola Parigi” dell’Africa subsahariana.

 

Ancora una volta a essere presa di mira da chi odia l’Occidente e gli ha dichiarato guerra è una località turistica, Grand Bassam come Sharm el-Sheikh, Nairobi, il Bardo in Tunisia, il Mar Rosso, l’elenco degli attentati contro località esclusive meta del turismo internazionale ormai si allunga periodicamente. Stai lì a prendere il sole in vacanza e sbuca dal nulla un pazzo criminale che prima ti intima di urlare Allah sei grande e poi ti uccide senza pietà.

 

Alberghi, resort, bar sulla spiaggia, musei, sono bersagli facili e devastanti, alla portata dei nostri nemici e impossibili da sorvegliare tutti. Colpendoli, il terrorismo islamico ottiene nello stesso tempo due risultati: scatenare il panico in tutti coloro che in Occidente hanno mezzi o passione di viaggiare e scoprire il mondo; colpire al cuore le economie di Paesi e governi locali che stanno cercando tra mille difficoltà di garantire all’Africa uno sviluppo migliore del passato.

 

La Costa D’Avorio non è un Paese povero, secondo l’ultimo rapporto Nielsen è uscita rafforzata dalle ultime elezioni, dopo lunghi scontri di potere e una sanguinosa guerra civile. Ha performance economiche e prospettive di crescita che surclassano quelle della maggioranza degli altri stati africani. Secondo alcuni sta vivendo un piccolo boom, con fortissimi investimenti nelle infrastrutture e il tentativo di diversificare una economia ancora basata sullo sfruttamento delle materie prime. Ecco perché viene colpita.

 

Il presidente Outtara, che in passato è stato il primo africano a ricoprire ruoli di vertice nel Fondo Monetario Internazionale, dopo gli attentati di ieri ha elogiato i nervi saldi mostrati dai turisti sopravvissuti e ha invitato tutti alla calma, a non farsi prendere dal panico. Il presidente del consiglio Renzi ha espresso le sue condoglianze a Ouattara, “i terroristi devono sapere che per quanto sanguinoso sarà il loro odio non riusciranno a piegarci e a scuoterci, ovunque essi colpiscano”.

 

Parole di conforto doverose, si dice in questi casi, ma che purtroppo non cancellano gli effetti brutali del terrore sull’economia e soprattutto sulla nostra vita quotidiana. Sull’economia: nel saggio “Terrorismo SPA”, Loretta Napoleoni ha scritto che gli attacchi a Londra nel 2005 fecero perdere almeno un terzo dei 18 miliardi di sterline generati ogni anno dal turismo inglese. Figuriamoci cosa può voler dire per economie come quella dell’Egitto, della Tunisia o della Costa D’Avorio.

 

Sulla nostra vita quotidiana perché, ammazzando i turisti, i terroristi distruggono uno dei presupposti e principi basilari della società contemporanea, ovvero la libertà di viaggiare, di spostarsi, l’opportunità che viene data ai giovani di girare per ostelli e ai più anziani di godersi il buen ritiro in qualche catena alberghiera alla moda. Non è retorica: c’è stato un momento tra gli anni Novanta e fino all’11 Settembre in cui il combinato disposto della globalizzazione, della rivoluzione nei trasporti e di quella informatica, sembrava essere il marchio di fabbrica di un Occidente libero, democratico, capace di offrire al resto del mondo il suo modello si sviluppo.

 

Un mondo dove il benessere, la cura di se stessi, il piacere di occupare nel modo più soddisfacente il proprio tempo libero, erano assicurati. Loisir, dicono i francesi. Un mondo dove si poteva andare ovunque, dove ogni destinazione era facilmente raggiungibile con un volo low cost. Quel mondo sta cambiando: tra i miliardi di danni che imputiamo al terrorismo islamico c’è anche questo, toglierci la cultura del viaggio e della scoperta. Il mondo di oggi, per farla breve, è un posto dove la libertà si sta restringendo. Sono sempre meno i luoghi sicuri, visitabili, e sempre di più le caverne in cui si nascondono i miserabili discepoli assassini di Bin Laden.