Costi della politica, la Corte dei Conti: Prodi fa poco

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Costi della politica, la Corte dei Conti: Prodi fa poco

20 Novembre 2007

Il Governo fa ancora troppo poco per ridurre i costi della politica. Per la Corte dei Conti le misure contenute nella Finanziaria “non esauriscono le azioni da porre in campo per consentire un riassorbimento delle distorsioni riconducibili a una lievitazione dei costi della politica”.

Viene comunque confermata l’importanza delle misure contenute nella Finanziaria 2008, che “vanno nella giusta direzione”.

Il presidente della Corte dei Conti, Tullio Lazzaro, interviene in un’audizione alla Commissione Affari Costituzionali della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle spese per il funzionamento dello Stato. Per le amministrazioni centrali l’incidenza dei cosiddetti costi della politica rimane “nel complesso limitata”: si tratta di meno dell’1% della spesa corrente al netto dei trasferimenti ad amministrazioni pubbliche e degli interessi. E’ il peso “in forte aumento” degli oneri del personale che per la Corte dei Conti, invece, indica una criticità.

Il principale nodo da sciogliere per aumentare la produttività e contenere la spesa per il lavoro pubblico è il “riallineamento temporale dei contratti”. Lazzaro ha detto che questo nodo “di fatto impedisce di impostare qualunque credibile correlazione tra dinamica contributiva e misurabili incrementi di produttività, basati sulla preventiva definizione di obiettivi e sulla verifica dei risultati secondo indicatori oggettivi”.

Per la Corte dei Conti, anche l’eventuale durata triennale degli accordi “rischia di perdere significato”, se la loro conclusione “viene anticipata” al momento della decorrenza degli effetti giuridici ed economici. Secondo Lazzaro vanno modificate “le metodiche alla base della gestione dei rinnovi contrattuali”. Per la magistratura contabile si tratta di rivedere le modalità di individuazione delle retribuzioni di riferimento, la qualità e l’aggiornamento dei dati utilizzati, gli indirizzi da seguire da parte dell’Aran, i rapporti tra contrattazione nazionale ed integrativa, l’individuazione di risorse per incrementi della produttività del personale, la qualità delle direttive e l’intero sistema dei controlli.

Il peso degli oneri del personale indica, afferma Lazzaro, “gli insuccessi della politica di controllo della dinamica della spesa per redditi e l’accentuazione degli squilibri nella struttura e nella composizione del pubblico impiego”.

L’analisi della Corte dei Conti sottolinea “un forte scostamento” tra le cosiddette retribuzioni contrattuali e quelle di fatto percepite, ed una crescita della spesa per retribuzioni “elevata e costante anche in periodi di vacanza contrattuale”. Nel periodo 2000-2005, continua la Corte dei Conti, la spesa per retribuzioni ha registrato aumenti pari a circa il 4,5% in media per ciascun anno: un ritmo, cioè, “pressoché doppio” rispetto al tasso medio dell’inflazione (2,4%) e “di gran lunga superiore” anche alla crescita del pil nominale (3,7%). Relativamente allo stesso arco temporale, spiega la Corte dei Conti, la complessiva crescita della spesa per retribuzioni si è attestata al 5% annuo, a causa di un seppur lieve incremento nel numero degli occupati (0,35% medio annuo).