Covid-19: siamo in guerra, ma chi decreterà il vincitore?

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Covid-19: siamo in guerra, ma chi decreterà il vincitore?

24 Aprile 2021

Da oltre un anno stiamo vivendo subendo gli effetti dell’emergenza sanitaria, ma non solo, causata dalla diffusione del covid-19. Come molti affermano, siamo letteralmente in guerra contro il virus e per questo sono state adottate misure straordinarie per contrastarne la diffusione.

Ora, però, probabilmente, è di importanza fondamentale stabilire quali siano gli obiettivi di questa guerra. Le guerre del passato potevano essere di conquista, di difesa, dettate esclusivamente da motivazioni economiche e/o politiche, e si vincevano o perdevano se tali obiettivi non venivano raggiunti. Ma anche con le guerre del passato, a volte, si perdeva o si vinceva senza aver raggiunto l’obiettivo che tradizionalmente si valutava di raggiungere all’inizio. Infatti, come nel caso della Prima Guerra Mondiale, la Germania perse la guerra nonostante i suoi eserciti combattessero ancora sul suolo dei paesi occupati. Di conseguenza i Paesi Alleati vinsero la guerra senza che i propri eserciti avessero messo un piede sul suolo nazionale tedesco.

Pertanto, tra un giorno, un mese o un anno come faremo a stabilire se la guerra contro il covid-19 è stata vinta o persa?

L’obiettivo iniziale che tutti noi credevamo di dover raggiungere era di ristabilire uno stile di vita identico a quello che avevamo prima del dilagare della pandemia. Tra i principali obiettivi credo si possano considerare l’assenza del distanziamento, l’abbandono dell’uso delle mascherine, la libertà di movimento e la normalizzazione delle campagne di vaccinazione. Raggiunti questi obiettivi avremo, automaticamente, la libertà ripristinata per chi deve fare impresa in tutti i più diversi settori.

Ma dopo aver combattuto per oltre un anno sono ancora questi gli obiettivi della nostra guerra al virus? Tutti ricordiamo che il lockdown dichiarato a marzo 2020 aveva l’obiettivo di farci ritornare alla normalità entro l’estate e di riaprire in sicurezza le scuole a settembre, poi abbiamo tentato di salvare il Natale, poi la Pasqua e adesso ancora non è chiaro quale sia il nuovo obiettivo per dichiarare vinta la guerra al virus.

Purtroppo, dopo che l’epidemia ha mietuto milioni di morti, il semplice ripristino dello stile di vita precedente potrebbe scontrarsi con l’esigenza primaria di evitare nuove morti. Tra l’altro, aspetto forse ancora sottovalutato per le sue reali conseguenze, non sappiamo come le persone reagiranno alla possibilità di abbandonare le nuove abitudini. Tra questi vanno sicuramente considerati i minori che hanno avuto un percorso di vita ancora limitato (considerando i bambini fino ai 6/7 anni) e che l’anno appena trascorso rappresenta una fase importantissima della loro esistenza. Se per una persona adulta l’anno trascorso rappresenta l’1%, il 2% o anche il 5% del proprio ciclo di vita già vissuto, con esperienze maturate ed acquisite che consolidano l’intelletto del soggetto, per i bambini gli effetti di questo anno trascorso potrebbero essere ben più importanti.

Per un bambino di 5 anni, infatti, l’anno trascorso rappresenta il 20% del proprio ciclo di vita vissuto senza che abbia mai vissuto le esperienze che potrebbero costruire uno scudo psicologico alle nuove abitudini da dover successivamente abbandonare. Mentre una persona adulta ha già vissuto le esperienze di vita oggi “vietate”, concedendo migliaia di baci e abbracci e facendo proprio il lato positivo di queste pratiche momentaneamente sospese, lo stesso non sta accadendo per i nostri bambini. Anzi sono molteplici gli episodi di bambini puniti e/o allontanati dalle scuole perché non avevano mantenuto il distanziamento dai propri compagni o, peggio ancora, li avevano abbracciati. Qualcuno si è mai posto il problema dell’effetto di tale situazione sulla psiche di questi bambini?

Si corre il rischio di avere, alla fine della guerra contro il covid-19 (perché crediamo fermamente che la guerra contro il virus avrà un termine), una popolazione che, di fatto, volontariamente non tornerà facilmente al precedente stile di vita facendo sì che gli obiettivi iniziali della nostra guerra non saranno raggiunti se non in minima parte.

Purtroppo questo non è l’unico scenario che potremmo trovarci a vivere una volta terminata la guerra al covid-19. Agli esperti di diversi settori dell’economia globale non sfuggirà che da quando è iniziata la pandemia si è verificata una notevole spinta alla digitalizzazione del sistema economico anche per “evitare il più possibile contatti tra gli umani”. Ma cosa succederà in un ipotetico scenario futuro nel quale la lotta al virus sarà ancora in corso e le attività economiche dovranno svolgersi sempre di più cercando di evitare il contatto tra esseri umani?

Lo sviluppo tecnologico sta già trasformando la natura del lavoro e le competenze richieste alle risorse umane, ma solo di recente le tecnologie emergenti come IA e ML hanno iniziato a spostare la curva di domanda delle attività dalle persone alle macchine. Le nuove tecnologie sono state in grado di aumentare la produttività dei lavoratori nelle attività correnti, ma hanno anche determinato nuovi compiti per il personale, controbilanciando gli effetti di sostituzione dell’automazione.

Questa linea di sviluppo tecnologico, sempre più spinta verso una estromissione della funzione umana, o la sua notevole riduzione, potrebbe ulteriormente modificare gli scenari economici e sociali del mondo che ci troveremo a vivere una volta terminata la guerra al virus, dovendo, tra l’altro, verificare l’impatto psicologico delle misure di contenimento sulla popolazione. Con quali risultati? Purtroppo è ancora troppo presto per prevederlo.