Covid, l’app cinese che controlla i dissidenti. Ma il modello Xi mostra la corda

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Covid, l’app cinese che controlla i dissidenti. Ma il modello Xi mostra la corda

Covid, l’app cinese che controlla i dissidenti. Ma il modello Xi mostra la corda

20 Dicembre 2022

Un’app ideata, sulla carta, per tenere traccia dei contagi da Covid-19 e che invece, nella pratica, si rivela uno strumento di controllo sociale e politico. E’ quanto sta provando sulla sua pelle Wang Yu, attivista cinese già più volte arrestata e minacciata dall’establishment del Partito Comunista Cinese. 

Wang Yu – come racconta l’Associated Press – si è occupata da avvocato di questioni molto controverse per il potere centrale cinese. Dai dissidenti, agli uiguri, fino a Falun Gong. Spine nel fianco del regime guidato da Xi Jinping. I movimenti dell’avvocato attivista sono stati limitati da un’app installata sullo smartphone e realizzata per proteggere le persone dal virus. 

I codici sanitari hanno pressato la popolazione cinese negli ultimi due anni, in maniera così esasperante da portare alle proteste delle ultime settimane in diverse parti del Paese. Secondo numerosi attivisti e dissidenti, le diverse forme di controllo sanitario, attivate anche grazie al ricorso alle tecnologie digitali, rimarranno in vigore in qualche forma anche dopo la fine dell’emergenza Covid. 

L’app semaforo, da tracciamento a strumento di sorveglianza

Il sistema di tracciamento digitale made in China è relativamente semplice. Viene assegnato un codice QR sullo smartphone. Il codice cambia da verde a giallo o rosso, a seconda di elementi come essersi trovati a contatto con positivi (giallo) o essersi infettati (rosso). Solo le persone con il codice verde possono circolare liberamente.

 

L’esperienza di Wang, tuttavia, mostra che i codici possono diventare un altro strumento di controllo sociale in Cina. Dopo aver visitato Datong, un centro industriale di estrazione del carbone nel nord della Cina, per prestare consulenza ai lavoratori, il suo codice è diventato giallo, pur in assenza di sintomi. Per lei quindi è scattata subito la quarantena in uno dei tanti Covid hotel cinesi. L’attivista è stata liberata solo ore dopo e a seguito di proteste documentate su Weibo. 

Tre anni dopo l’inizio della pandemia, i lockdown, le restrizioni sociali ed economiche, la via cinese al contenimento del Covid fortunatamente non sembra più affascinare nessuno. Il modello di regime ideato da Xi Jinping, con il suo totalitarismo digitale e la costante sorveglianza che spegne i diritti, non può essere un riferimento per le democrazie occidentali. Oggi anche il gigante asiatico deve affrontare l’incerto: a Shanghai, Pechino, Chongqing, Wuhan, migliaia di persone si sono ribellata al tanto decantato (da qualcuno) “modello cinese” in nome di libertà e riforme.