Crack It Holding, arrestato Tonino Perna per bancarotta fraudolenta
10 Gennaio 2012
di L. C.
Partito da una piccola sartoria aperta a Isernia, Tonino Perna era arrivato a creare un vero e proprio impero della moda controllato attraverso la It Holding, società quotata in borsa. Produceva capi d’abbigliamento per Cavalli e Dolce & Gabbana, solo per citare alcune delle griffe più famose finite alla corte dell’imprenditore molisano. Aveva anche acquistato il marchio Ferré. Nel febbraio del 2009, il crollo. L’arrivo dei commissari straordinari nel quartier generale di Pettoranello di Molise, inviati dall’allora ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, non solo ha messo la parola fine al colosso dell’alta moda, ma ha anche gettato il seme per “la più importante operazione per reati finanziari condotta in Italia dopo quella della Parmalat”, ha detto il procuratore capo di Isernia, Paolo Albano, durante la conferenza stampa convocata ieri per illustrare i dettagli dell’operazione “Alta Moda”, condotta dalla Guardia di finanza isernina.
Sono stati dunque i commissari Stanislao Chimenti, Andrea Ciccoli e Roberto Spada a varcare le soglie del Palazzo di giustizia di Isernia per segnalare le anomalie contabili riscontrate nella voluminosa documentazione raccolta nella sede della società capogruppo e nella altre aziende controllate. Ieri i primi risultati dell’inchiesta coordinata dalla Procura, per i quali Tonino Perna è stato rinchiuso in carcere. Le ipotesi di reato contestate sono di bancarotta ed evasione fiscale. Secondo l’accusa il danno patrimoniale per il gruppo supera i 60 milioni di euro. All’ex re della moda sono stati sequestrati, in via preventiva, beni per 20 milioni di euro: terreni, ville e uno yacht, individuati tra Roma, Capri, Porto Cervo e Isernia. Venti, in tutto, le persone iscritte nel registro degli indagati. Per tre di loro è stata anche disposta la sospensione di due mesi dall’attività professionale. Sono finiti sotto la lente della Procura personaggi in qualche modo collegati ai consigli d’amministrazione o ai collegi sindacali della società che ruotavano intorno all’orbita It Holding. Ma l’indagine è tutt’altro che chiusa, ha detto il procuratore Albano. Ci sono ancora molti aspetti da chiarire.
In effetti il magistrato ha parlato di persone che affiancavano Perna in certe scelte. Veri e propri “consigliori”, menti raffinate che riuscivano a tenere in piedi complessi giri tra società che hanno portato gli inquirenti ad effettuare verifiche anche in Lussemburgo, Hong Kong e Isole Cayman. Ma andiamo con ordine.
Dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza e l’ammissione della Ittierre – la società che ha accompagnato Perna nella sua straordinaria ascesa nel mondo dell’alta moda – all’amministrazione straordinaria, tale procedura viene estesa anche ad altre 14 società facenti capo allo stesso gruppo. I conti non tornano, dicono i commissari di Scajola agli inquirenti. Certi strani passaggi, questo sistema di “scatole cinesi” rende difficile risalire agli autori di determinate operazioni. Durante le indagini delle fiamme gialle, dirette dal comandante provinciale Giacomo D’Apollonio, assume una certa rilevanza la Pa Investiment S.A., con sede in Lussemburgo, di cui Perna è stato presidente. È la società controllante dell’intero gruppo. Nel ’97, in seguito alla quotazione in borsa della It Holding, gestisce la vendita delle azioni. Ne ricava oltre 210 miliardi di lire. La Pa Investiment, per gli inquirenti, diventa “la cassaforte di famiglia, alla quale attingere ogni qualvolta fosse stato necessario disporre di una certa liquidità, anche per fini estranei al gruppo aziendale”. Per il procuratore Albano, “nell’arco di alcuni anni Perna ha posto in essere reiterate operazioni commerciali e finanziarie connotate da evidenti caratteri di antieconomicità. Più volte sono state poste in essere condotte che hanno evidenziato chiare e precise volontà distrattive degli interessi economico-aziendali, a solo vantaggio di quelli di Perna”. Per rendere l’idea, gli inquirenti hanno tirato fuori questo esempio: “Risulta l’impiego di rilevante liquidità da parte della Pa Investiment per l’utilizzo, agli esclusivi fini personali e familiari, di una lussuosa villa sull’isola di Capri, nonché per la sua ristrutturazione e per l’arredo con mobili e quadri di pregio. L’immobile risulta formalmente intestato alla società “Il Fortino srl”, il cui capitale sociale è interamente detenuto dalla “Soitpa srl” controllata, a sua volta, dalla “Asco Holding S.A.” (con sede in Lussemburgo, ndr), il cui capitale è interamente costituito e gestito da un trust, denominato “The River Trust” (con sede nelle Cayman, ndr), appositamente costituito da Tonino Perna, i cui beneficiari risultano la moglie e i figli dello stesso”. Un’altra operazione riguarda la Plus It (Perna era presidente del cda): è ritenuta rilevante, poiché effettuata alla vigilia della dichiarazione dello stato d’insolvenza della stessa società. In pratica la Plus It, tra il 2007 e il 2008, acquistò 64mila paia di calzature dalla “Wellfit trading”, con sede a Hong Kong. Il prezzo era “gonfiato, notevolmente superiore a quello effettivo, distraendo dalle casse della Plus It oltre un milione di euro, somma evidentemente destinata a scopi non aziendalistici”. Agli inquirenti non è neanche sfuggito quest’altro particolare: “Nel 2008, in piena crisi economica finanziaria della It Holding, Perna decide di aumentare il proprio compenso di presidente del cda da 400mila a un milione e 400mila euro annui, con un incremento del 250%”.
L’imprenditore isernino è difeso da Marco Franco, del foro di Roma. A suo avviso l’arresto è ingiustificato, non vi sarebbero cioè gli estremi della reiterazione del reato o dell’inquinamento delle prove, considerato che i fatti contestati risalgono a qualche anno fa. Perna, tra l’altro, era uscito indenne da un’inchiesta per aggiotaggio condotta dalla Procura di Milano. Il legale capitolino è dunque fiducioso: nell’immediato punta alla revoca o all’attenuazione della misura cautelare, mentre in sede dibattimentale conta di dimostrare la totale estraneità di Perna ai fatti che gli vengono contestati. L’interrogatorio di garanzia è previsto per domani. Sarà condotto dal gip Roberta D’Onofrio.