Credito alle Pmi, una risposta all’Europa del Sud
18 Ottobre 2013
La crisi finanziaria iniziata negli Stati Uniti nell’estate del 2007 e che ha colpito poi l’Europa dall’autunno del 2008 sulla scia del fallimento della banca d’affari Lehman Brothers, ha avuto una profonda ripercussione sull’economia reale, di entità tale che ancora oggi numerosi paesi continuano ad essere in difficoltà sotto il profilo dei livelli produttivi ed occupazionali. Ciò ha riguardato anche i paesi europei e dell’area euro, dove l’applicazione, in una fase recessiva, di politiche di contenimento della spesa hanno avuto come conseguenza quella di aggravare la situazione nel presupposto che fosse più importante salvaguardare la stabilità dei conti pubblici in un contesto di moneta unica.
I paesi dell’area mediterranea sono quelli che maggiormente hanno risentito di tale situazione. Grecia, Spagna, Portogallo ed Italia hanno infatti registrato una diminuzione profonda in termini reali del prodotto interno lordo. Nel caso italiano, ciò che ha indebolito l’economia del Paese e frenato qualunque tentativo d’intervento in sostegno dell’attività produttiva, è stato l’elevato debito pubblico accumulato nel corso degli ultimi 25 anni, arrivato ad incidere per oltre il 120% del PIL fino a raggiungere negli ultimi tempi il 130% proprio per effetto del cattivo andamento della congiuntura economica. L’economia italiana, la seconda manifatturiera in Europa dopo la Germania, ha chiaramente risentito maggiormente della crisi non solo per i problemi derivanti da una situazione difficile per quanto riguarda i conti pubblici, ma anche per la debolezza della sua struttura produttiva composta prevalentemente da piccole e medie imprese. E proprio la dimensione contenuta della quasi totalità delle aziende italiane ha amplificato gli effetti negativi di una recessione globale che le imprese minori hanno trovato chiaramente più complesso affrontare e superare, risultando maggiormente indifese in questa situazione di prolungata caduta evidenziata dal ciclo economico.
Poiché le PMI, con 13,8 milioni di lavoratori rappresentano l’80% dell’occupazione complessiva nelle imprese e il 70% del valore aggiunto (un’incidenza superiore a quella riscontrabile in altri paesi europei) è facile comprendere come una difficoltà sempre più ampia e diffusa delle imprese minori abbia portato, inevitabilmente, ad una profonda crisi di tutta la filiera produttiva e delle economie che in ambito locale si sono sviluppate e consolidate. In questo contesto fortemente deteriorato, le Banche Popolari hanno continuato nella loro azione di sostegno al territorio, continuando ad erogare credito e supportando proprio le piccole e medie imprese e le famiglie che rappresentano fin dalle origini la loro clientela di riferimento. I risultati di questo impegno, confermano il ruolo anticiclico che il Credito Popolare ha saputo svolgere nel corso della crisi contribuendo a mantenere vitali numerose realtà produttive dove la presenza delle PMI risulta maggioritaria, contrastando in diversi ambiti locali il possibile calo dei livelli occupazionali e del valore aggiunto prodotto.
Infatti, dove la presenza delle Popolari risulta maggiormente diffusa, con una quota di mercato superiore al 20%, all’attività creditizia si è associato dal 2008 un andamento migliore del valore aggiunto prodotto (+3,5%), mentre il contrario è avvenuto in quelle realtà dove la diffusione della rete delle Popolari risulta ancora limitata (appena +0,2%). In queste 74 province dove il peso delle Popolari è superiore, gli effetti positivi sull’economia reale possono essere ricondotti anche alla capacità di queste banche di essere storicamente più efficienti per quanto riguarda l’allocazione del credito grazie al loro radicamento territoriale, favorendo per tale via un più ampio accesso al credito, come dimostrato proprio dal maggiore incremento degli impieghi rispetto al dato medio di Sistema. Una performance migliore del credito, quella evidenziata dalla Categoria, che anno dopo anno si è costantemente consolidata, la quale è da ricondurre alla prossimità con la clientela e all’adozione di un modello operativo di tipo relazionale, elementi che proprio grazie alla governance coooperativa permettono di avere un grado di conoscenza migliore di ciò che è necessario per lo sviluppo del tessuto produttivo nelle diverse realtà economiche locali.
*Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari