Credito popolare identità e memoria di un territorio

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Credito popolare identità e memoria di un territorio

Credito popolare identità e memoria di un territorio

20 Gennaio 2014

La Banca Popolare vive, da sempre, per favorire il progresso economico e sociale delle comunità di cui essa è espressione. È quindi uno strumento e un mezzo tramite il quale, grazie ai meccanismi cooperativi che la governano, la comunità può amministrare il capitale, fattore fondamentale per lo sviluppo del territorio. Sviluppo che si declina lungo molteplici direttrici, tra le quali quella culturale è certamente prioritaria. Di conseguenza la Banca Popolare, in ragione della sua essenza e dei dettami statutari, si impegna quotidianamente per sostenere la tutela, la salvaguardia e lo sviluppo del patrimonio culturale della comunità. E’, quindi nel codice genetico delle popolari coniugare, accanto all’arte del banchiere, l’arte “tout-court”, comprensiva anche della salvaguardia della cultura e dell’identità delle comunità delle aree servite.

La Banca Popolare realizza una comunione di intenti che va ben oltre il mero significato economico, essa è il simbolo della volontà di definire, e raggiungere, obiettivi condivisi a livello locale e sociale, tra i quali l’esercizio dell’attività di credito è solo il principale ed il più evidente. Chiunque abbia vissuto, operato, e condiviso, direttamente o indirettamente, l’esperienza di una Popolare, infatti, è conscio che amministrare il risparmio, intermediarlo in credito, ovvero in crescita economica, non esaurisce la funzione della Banca, il cui ruolo nel territorio si estende al sostegno di tutte quelle attività finalizzate al progresso civile e sociale delle popolazioni. Per questa peculiarità connaturata, le relazioni tra Banche Popolari e Cultura sono da sempre intense e durature. Ed infatti il territorio, vero azionista di riferimento di ogni Banca Popolare, non chiede solo un legittimo ritorno in termini di tasso di interesse, ma necessita di interventi costanti e rilevanti per la salvaguardia, la tutela e la valorizzazione di un patrimonio d’arte, di tradizioni, di valori verso i quali, da sempre, le Popolari sono state sensibili.

È una vocazione, il legame delle Banche Popolari alla Cultura, un legame che scaturisce da una visione originaria nella quale queste imprese nascono come espressione di comunità ed al servizio delle stesse, un servizio che si esplica ad ogni livello, economico, civile e culturale. Se, infatti, il primo e più evidente risultato dell’operare delle Banche Popolari è stato l’incessante miglioramento delle condizioni produttive e della ricchezza economica delle aree servite, ad esso si è costantemente accompagnato l’attento e costante sostegno e stimolo della vita culturale. La Cultura, intesa nella sua più ampia accezione, che spazia dal patrimonio artistico in senso stretto, alle tradizioni ed al folklore, alla salvaguardia dei dialetti locali, per arrivare ad includere le più moderne forme di espressione musicale e le sempre più attuali tematiche connesse all’ambiente in cui viviamo, è certamente una delle direttrici di impegno; l’altra è rappresentata dal saper “far Banca” al cui crocevia c’è sempre una Banca Popolare.

La Cultura è, ogni giorno di più, parametro di giudizio per l’evoluzione delle comunità, come sapevano, già in tempi nei quali l’obiettivo primario era certamente il sopperire alle necessità di sussistenza. Perciò i padri fondatori delle Banche Popolari, che ne vollero “scolpire” negli Statuti la propensione, l’obbligo, di farsi parte attiva per il progresso della cultura e del sapere delle comunità di appartenenza. Alla metà dell’800, costoro parlavano già di simbiosi tra banca, comunità locale e territorio e descrivevano le nascenti Banche Popolari come “laboratori di scienze sociali” piuttosto che come imprese creditizie

In anni recenti, il vasto filone di analisi sulla responsabilità sociale d’impresa non ha fatto che riscoprire i principi e i precetti che da sempre animano l’operato delle Banche Popolari. L’attenzione per il territorio, estesa a tutti i portatori di interessi, è, di fatto, la ragione delle Popolari le quali, non a caso, si distinguono all’interno del comparto bancario per l’attenzione e la qualità della rendicontazione sociale, della quale, peraltro, sono da sempre pioniere nel nostro Paese. Il linguaggio del “sociale” e, all’interno di esso, la cura e la dedizione per ogni iniziativa culturale meritevole sono, da oltre 150 anni, un imprescindibile carattere della “carta d’identità” delle Banche Popolari. La ricchezza e la varietà di opere ed attività sono un parziale riflesso, sono frutti difficili da misurare, per quanto reali e significativi nella loro importanza, dell’operato quotidiano del credito popolare che ha sempre saputo affiancare ai ragguardevoli risultati economici, anche il raggiungimento di traguardi di particolare rilievo nel campo della cultura, dell’arte e della salvaguardia del territorio.

Prova recente di questa instancabile attenzione al territorio, all’ambiente e alla sua cultura è l’impegno della Popolare di Cividale con il recupero dell’ex-area industriale Italcementi che ha ottenuto il primo premio del concorso nazionale ‘Iniziative a tutela e protezione dell’ambiente’ indetto dall’Associazione Italiana Financial Innovation che sono valsi alla Popolare friulana il riconoscimento di “Banca territoriale dell’anno” 2012. Le immagini dell’edificio delle nuova sede sono state richieste dal Museo d’arte moderna di Shanghai e sono state presentate alla Domus Academy di Milano. Anche la prestigiosa rivista di architettura ‘Domus’, pubblicata in oltre 50 Paesi, nel numero di giugno dello scorso anno, ha dedicato ampio spazio all’innovativo progetto del nuovo edificio della Banca di Cividale opera dell’architetto monfalconese Francesco Morena. 

Un altro esempio rilevante ci viene dalla capacità di reazione di una comunità e della sua banca popolare di fronte alla tragica circostanza del terremoto che nel 2012 ha colpito il territorio del modenese. La costruzione della nuova chiesa parrocchiale per tutta la comunità di San Felice sul Panaro, privata delle sue cinque chiese storiche, rappresenta un simbolo di speranza e di futuro sulla quale la popolare Sanfelice 1893 ha promosso e coordinato la solidarietà e la partecipazione dei soci della banca, della cittadinanza, dell’Associazione fra le Banche Popolari e di altre associazioni di categoria come Confedilizia. Si tratta di una struttura in legno che rispetterà i più alti livelli di sicurezza antisismica e che dal punto di vista dell’efficienza energetica sarà completamente autonoma. Dotata di un campanile e di locali attigui che potranno essere utilizzati per le attività della parrocchia, la nuova chiesa sarà ultimata entro la fine dell’estate e potrà essere considerata la prima struttura definitiva della ricostruzione post-sisma.

Si potrebbe affermare che, probabilmente, le Banche Popolari, più che sostenere la Cultura, “fanno Cultura” o addirittura “sono Cultura”. Come si potrebbe alternativamente definire un’associazione di cooperatori che pone statutariamente tra i propri obiettivi la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale?  La migliore sintesi è che la Banca Popolare rappresenta, anche nell’era post-industriale, uno dei principali strumenti tramite i quali la singola comunità locale diventa mecenate di se stessa, vincolandosi ad accantonare e impiegare risorse per la tutela e l’accrescimento del proprio patrimonio artistico e culturale. Un ruolo, è bene specificarlo, che non dipende dalle dimensioni, né dalla distribuzione geografica delle Popolari sul territorio del nostro Paese. La crescita è stata per le popolari una modalità e un’occasione per diffondere un modello operativo positivo, non solo dal punto di vista economico e gestionale ma anche sotto il profilo sociale e culturale.

Il paziente lavoro svolto dalle Popolari sul patrimonio culturale locale è una chiave di volta per permanere in modo vincente     in una vocazione rivolta all’economia reale, in cui tutto riparte dal territorio. Quello stesso territorio che nell’era della globalizzazione rischia di perdere la sua centralità fino alla marginalizzazione riacquista, nell’economia della sussidiarietà e della solidarietà, il suo ruolo decisivo nell’impostare leve di sviluppo, recuperando e valorizzando l’identità attraverso una serie di investimenti che riguardano le infrastrutture, l’ambiente, l’economia e la cultura.       

(*) Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari