Crimi apre, Grillo corregge. 5 Stelle di lotta e di governo
02 Aprile 2013
Normalmente la stampa tende a semplificare la dialettica fra Grillo e i suoi capigruppo nei termini del "padre-padrone". Crimi, più indisciplinato dell’ortodossa Lombardi, apre a Bersani come ha fatto oggi dal suo blog (Bersani meglio di Monti); Grillo interviene e corregge il tiro ("Bersani non è meglio di Monti, è semplicemente uguale a Monti, di cui ha sostenuto la politica da motofalciatrice dell’economia"). Dichiarazioni e rettifiche che tendono ad amplificare il presunto controllo totale del magnifico Capataz Fidanza sui pentastellati.
Che il movimento 5 Stelle abbia origine in quel liderismo che tanta parte giocò anche nei "movimenti" degli scorsi decenni (e nel loro fallimento) non vi è dubbio: sarà pure orizzontale ma per adesso il web della Casaleggio & Associati ha una struttura verticale. Eppure non andrebbe sottovalutato il dato politico della vittoria di M5S alle ultime elezioni, che ha portato in Parlamento tanti onorevoli, ops, "cittadini" con l’apriscatole. In questo senso, i botta e risposta tra Crimi e Grillo vanno letti sulla scorta della ormai defunta ma indimenticata "forza di lotta e di governo" di bertinottiana memoria.
Era il 2005 e Fausto proponeva ai compagni di stare nel centro sinistra ma senza rinunciare alla propria identità movimentista oltre che comunista. Quel "soggetto largo unitario e plurale" che avrebbe dovuto dare l’abbrivio a un ciclo di riforme radicali. "Se le sinistre portate al governo da un’ondata di malcontento si dimenticano delle ragioni del cambio e fanno politiche non troppo dissimili dalle destre, allora si opera una nuova crisi di fiducia e un abbandono, che ti può perdere e aggravare la crisi della politica", diceva allora Bertinotti.
Uno schema che forse può andar bene anche ai 5 Stelle, angosciati tra la responsabilità di governare il Paese e l’ansia elettoralistica di rivoltarlo come un calzino. Più che la dialettica del "padre-padrone", insomma, forse sarebbe opportuno iniziare a interpretare quella tra Crimi e Grillo come la retorica del "poliziotto buono e del poliziotto cattivo". Detto questo, la formula del partito di lotta e di governo sappiamo com’è andò a finire.