Criminale e liberatore: Napoleone e l’Europa nella grande mostra di Bonn
10 Aprile 2011
di Vito Punzi
La mostra allestita presso la Kunst-und Ausstellungshalle di Bonn e dedicata a Napoleone Bonaparte (fino al 25 aprile), è certo un grande evento, e non è un caso che sia patrocinata direttamente dalla cancelliera Merkel e dal presidente Sarkozy: in questo momento contribuisce anch’essa a rafforzare quel patto di ferro franco-tedesco che nelle ultime settimane si è concentrato in particolare sulla difesa della moneta unica europea.
Era dal 1969 che le istituzioni culturali francesi non si cimentavano in una grande esposizione che mettesse a tema quel fenomeno e quell’epoca che sconvolsero in maniera così radicale la storia del continente: “Napoleone e l’Europa – Sogno e trauma” (in tedesco l’accostamento “Traum und Trauma” gioca significativamente sulla comune radice semantica), questo il titolo della mostra (il bel catalogo, che porta lo stesso titolo, è pubblicato da Prestel, 382 illustrazioni, p. 384, € 39,95), ricostruisce per la prima volta, con 380 pezzi raccolti in dodici sezioni, l’intera era napoleonica vista nella sua dimensione europea: la stessa curatrice, la giovane francese Bénédicte Savoy, che ha studiato a Parigi, ma insegna a Berlino, ne è l’emblema.
Senza essere stata concepita secondo un percorso cronologico e senza pretese di esaustività, la mostra sottolinea aspetti essenziali di quel breve arco di tempo compreso tra il 1799 e il 1815, senza perdersi troppi nei dettagli della storia e tracciando piuttosto di quest’ultima le grandi connessioni le sostanziali interdipendenze.
Così nella prima sezione, intitolata “Generazione Bonaparte”, si è invitati a guardare alcuni coetanei tedeschi del corso (Humboldt, Hölderlin, Beethoven) inizialmente stregati dalla sua rapida ascesa al potere: Napoleone rappresentò per una breve stagione il modello di quei novi homines che loro stessi speravano di diventare.
La mostra, a parte alcuni pezzi originali appartenuti allo stesso Napoleone (tra gli altri finanziera, cannocchiale da tasca, astucci da viaggio), è costituita in grande maggioranza da dipinti, stampe e disegni che documentano la messinscena e la percezione che accompagnarono l’affermazione del dominatore. Scelta azzeccata, questa della Savoy, visto che già quand’era ancora solo un giovane generale dell’armata italiana e, ancor più quando divenne imperatore di Francia, Napoleone era ben cosciente del fatto che chi detiene il potere dev’essere anche padrone delle immagini (sia in senso letterale che traslato). Per questo motivo, durante la sua era, di artisti chiamati a servizio della propaganda ce ne furono come mai prima. Tra le immagini che lo ritraggono in posizioni eroiche, è presente in mostra anche il famoso dipinto di Jacques-Louis David che lo ritrae a cavallo durante il passaggio delle Alpi, nel 1800.
A proposito di Ludwig van Beethoven, leggenda vuole che la sua adorazione per il generale della rivoluzione sia venuta meno nel 1804, quando seppe della sua autoproclamazione a imperatore. In un attacco di rabbia avrebbe stracciato il frontespizio della terza sinfonia, “Eroica”, già dedicata a Napoleone. Anche nella copia conservatasi, ora in mostra a Bonn, la dedica risulta essere stata prima cancellata, poi reintegrata con “scritta su Bonaparte”. Purtroppo la mostra non ricorda che studi recenti hanno dimostrato che in realtà Beethoven ancora nel 1810 stesse lavorando ad altri progetti di dediche per glorificare ancor più il “genio” napoleonico.
L’esposizione non manca di ricordare i meriti storici dell’imperatore (rivoluzione del sistema giudiziario, costruzione di strade e delle reti postale e telegrafica). Nessuna glorificazione però. Grande merito di questa mostra è piuttosto quello di porre l’accento sulla dimensione bellica dell’epoca napoleonica: la grandeur imperiale era fondata sulla guerra, su infinite campagne militari, su crimini di massa. Sono stati calcolati in circa tre milioni i soldati morti, centinaia di miglia quelli menomati. E di quella generazione di giovani (nessuno di loro superava i venticinque anni) la storiografia si è occupata poco, troppo poco, La mostra presenta ora quantomeno una discreta quantità di strumenti chirurgici, d’amputazione, di protesi, utili a capire quali fossero allora gli sforzi per aumentare le possibilità di sopravvivenza dei soldati.
Le guerre d’occupazione e le successive modernizzazioni forzate introdotte nei diversi paesi europei furono causa in tutta Europa di una legittima resistenza: a documentazione del sorgere di quei sentimenti nazionali l’esposizione di Bonn presenta il dipinto “Fucilazione del 3 maggio”, di Francisco Goya, che ricorda la sollevazione madrilena del 1808, il foglio volante La Germania nella sua profonda umiliazione, la cui diffusione costò la vita al libraio di Norimberga Johann Philipp Palm, ma anche una gran quantità di caricature di Napoleone realizzate in diversi paesi europei, a testimonianza di quanto la resistenza fosse diffusa.
Un particolare capitolo legato ai sogni imperialistici del corso è quello illustrato nella sezione opportunamente intitolata “Oggetti e bramosia”. Il furto di intere raccolte d’arte private, di opere da chiese, conventi e monasteri, di archivi di tutta Europa era funzionale alla costruzione di una Parigi capitale delle arti e delle scienze. E in questa sezione, molto ampia, si possono vedere per la prima volta protocolli di transizione dei beni e lunghissimi inventari, a dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, di quanto quelle ruberie fossero state pensate con scrupolosa sistematicità.