Crisi. Approvato il decreto, ma per Confindustria non bastano 4 miliardi
15 Gennaio 2009
di redazione
E’ stato approvato oggi lo stanziamento previsto dal governo nel decreto anti-crisi per il 2009 e non sono poche le voci che hanno criticato l’ammontare fin dai primi momenti.
Neanche Confindustria le ha apprezzate e le considera "insufficienti", specialmente se paragonati con gli interventi in fase di elaborazione in Germania (50 miliardi di euro) e Usa (775 miliardi di dollari).
Per Confindustria "è necessario adottare riforme strutturali che portino risparmi nei prossimi anni e accrescano la credibilità del Paese". In sua difesa porta i nuovi dati sulla disoccupazione italiana: nel 2009 la disoccupazione "balzerà all’8,4% dal 6,7% del 2008, anno in cui il tasso è rimasto stabile".
Ma non attacca solamente il Belpaese. Per il centro studi di Confindustria le azioni dei governi a livello internazionale sono "inadeguate" perchè lente, contenute, incerte, con tensioni e divisioni interne e tra i Paesi. In Europa, "i pacchetti di stimolo all’economia effettivamente adottati dai governi sono ancora troppo modesti nell’ammontare e lenti nel varo per invertire la marcia della crisi. Molte misure erano già previste, altre sono annunciate". In particolare è giudicato "controproducente" il tempismo delle decisioni tedesche.
Dalle fila dell’Udc, il leader Pierferdinando Casini è intervenuto alla Camera durante le dichiarazioni di voto, chiedendo che venga proposto "un piano di 15 mld per fronteggiare la crisi". Per Casini, il governo non ha fatto abbastanza, per cui, "se il governo avrà il coraggio, noi dall’opposizione ci saremo".
Il leader dell’Udc afferma che "servono misure forti" mentre il decreto è "solo acqua fresca" in modo particolare in termini di aiuti alle famiglie e alle piccole e medie imprese. Tra le critiche, però, c’è spazio alle proposte, tra cui misure per il sostegno alle famiglie (6 mld di euro di investimenti), un rafforzamento degli ammortizzatori sociali per il lavoro precario e a tempo determinato (2 mld) e il finanziamento di 7 mld per il rilancio delle opere pubbliche.