Crisi di Governo, il dilemma di Conte: reintegrare Renzi, ma senza (troppi) premi

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Crisi di Governo, il dilemma di Conte: reintegrare Renzi, ma senza (troppi) premi

Crisi di Governo, il dilemma di Conte: reintegrare Renzi, ma senza (troppi) premi

01 Febbraio 2021

La crisi di governo è giunta a un braccio di ferro dall’esito ormai scontato. Certo, nelle ultime ore di tensione il muscolo può sempre strapparsi, ma, vista l’evoluzione della vicenda, la via d’uscita appare segnata. Con ogni probabilità il mandato esplorativo a Fico si concluderà con una maggioranza identica a quella pre-crisi e con un nuovo incarico a Giuseppe Conte (improbabile una soluzione con un altro premier) frutto di un compromesso tra l’asse Pd-M5S e Italia Viva. E proprio a questo si sta lavorando in queste ore. A livello politico il punto di caduta è chiaro a tutti: davanti alla necessità di reintegrare Matteo Renzi per assenza di maggioranze alternative e di ‘responsabili’ dell’ultima ora, occorre trovare il modo di fare passare l’alleato (ri)confermato non dalla porta di servizio, ma allo stesso tempo è indispensabile evitare di premiarlo troppo. Insomma nessuna lettera scarlatta da attaccare sul petto dell’ex rottamatore, ma nemmeno nessuna medaglia.

Nei fatti questa doppia esigenza come si traduce? Ufficialmente la partita si gioca sui programmi – perché evidentemente l’apparenza non può che rispondere a questa logica -, ma concretamente tutto ruota intorno ai nomi e alle poltrone del Conte-ter. Per essere chiari: Renzi non può uscire dalla crisi con due ministri e un sottosegretario così come vi era entrato, ma allo stesso tempo non può pretendere una sovrabbondanza di ruoli per aver portato alla implosione il Governo. Di qui la battaglia sulla riconferma di Gualtieri alla Economia e il classico totoministri in casa renziana, con una unica grande certezza: Conte, non essendo riuscito ad allargare la sua maggioranza, si troverà comunque sempre a fare i conti con l’essenziale apporto di Italia Viva. Insomma Renzi, potrà sempre dire – da qui a fine legislatura – di ‘lasciare le poltrone’ per potere tirare la corda e averne in realtà qualcuna in più per sè o per i suoi fedelissimi.

In ogni caso, una volta chiusa la resa dei conti in casa centrosinistra, con il centrodestra che ha dato prova di unità ma che è rimasto spettatore e con Renzi tutto sommato rafforzato, si aprirà il tema di cosa cambierà nell’agenda politica del nuovo Esecutivo. La famosa stagione delle riforme che metta mano all’assetto istituzionale del Paese è una esigenza che va ben oltre le liti di bottega della maggioranza e che tutti riconoscono. Su questa esigenza, indipendentemente da chi siederà sulle poltrone frutto dei nei nuovi equilibri tra Renzi e Conte, è chiamato quindi a confrontarsi l’intero Parlamento.