Crisi energetica, gli imprenditori italiani la resilienza ce l’hanno nel dna

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Crisi energetica, gli imprenditori italiani la resilienza ce l’hanno nel dna

Crisi energetica, gli imprenditori italiani la resilienza ce l’hanno nel dna

24 Ottobre 2022

Gli imprenditori italiani la resilienza ce l’hanno nel dna. Lo dimostra un bel reportage di Reuters sulla crisi energetica.

Quando Marco Checchi, cavaliere del lavoro e ad di Pelliconi, comincia a sentire le notizie sul razionamento energetico, si rimbocca le maniche.

La Pelliconi & Co. è una azienda emiliana leader mondiale nella produzione di tappi a corona.

L’impresa guidata da Checchi produce 35 miliardi di tappi all’anno. Rifornisce Coca Cola, Heineken, Guinness.

Produce in Italia, in Egitto e pure in Cina.

Checchi è entrato in azienda nell’85, da impiegato commerciale. Ha scalato l’azienda fino a diventare amministratore delegato.

E’ uno di quegli imprenditori italiani che non aspettano la politica o i sussidi per reagire alle crisi.

Così, dopo la scellerata invasione russa della Ucraina, all’avanzare della crisi energetica, Checchi passa all’azione.

Mentre i partiti a Roma tergiversano prima di fare lo sgambetto a Draghi, Pelliconi anticipa l’inverno energetico.

Checchi ha già creato un dipartimento digitale in azienda. Quando capisce che i costi del gas e dell’elettricità stanno schizzando in alto, interviene.

Pelliconi investe in pannelli solari. Commissiona un prototipo per una nuova stampante digitale per lamiere. Intensifica la produzione. Aumenta i prezzi.

“Quando gestisci un’impresa,” dice Checchi a Reuters, “se continui a sentire al telegiornale che le forniture di gas sono a rischio, devi fare qualcosa”.

“Non è che puoi lamentarti se i flussi di energia vengono interrotti per due ore al giorno”.

Il mercato risponde, Pelliconi va avanti. Grazie ad aziende come questa il fatturato del manifatturiero italiano è cresciuto del 16,2% lo scorso luglio.

Questi sono gli imprenditori italiani che non si sono inginocchiati davanti al Covid.

Hanno permesso al Pil del nostro Paese di rimbalzare l’anno scorso e di continuare a crescere nella prima parte del 2022.

Il rimbalzo in termini di produzione industriale dell’Italia è stato maggiore che in Francia e Germania.

Poi è arrivata la guerra. L’instabilità politica. La contrazione dell’economia.

Secondo il Fondo Monetario, la crisi energetica avrà un impatto “brutale” in tutta Eurolandia. Germania e Italia entreranno in recessione tecnica.

Le previsioni di crescita sull’ultimo trimestre del 2022 si abbassano. Diventano critiche nei primi due trimestri del prossimo anno.

Secondo Goldman Sachs “le prospettive dell’Eurozona restano incerte”. Le variabili sono tante ma le aziende resilienti potrebbero limitare i danni.

Reuters cita l’ad di Unicredit, Orcel, per descrivere la reazione di aziende come Pelliconi.

“Le strategie di coping sono un elemento dell’equazione che determinerà il risultato finale”.

Le aziende si adattano, riorganizzano le loro catene di valore, la logistica, tutto quanto.

Famiglie e imprese italiane si stanno dimostrando molto più resilienti del previsto.

“I mercati sono molto preoccupati per la performance dell’Italia all’interno dell’Eurozona. Trascurando il fatto che l’Italia continua a crescere più di Francia o Germania”, ha detto Orcel guardando ai depositi bancari che aumentano.

La transizione energetica le aziende italiane se la stanno facendo da sole. Con quella ambizione, quel dinamismo che caratterizza il nostro sistema d’impresa.

Reuters racconta anche la storia di Italcer, settore delle ceramiche.

Un settore “martoriato” dai rincari energetici come è accaduto al vetro e alla carta.

Anche Italcer si è rimboccata le maniche. Prevede di coprire un quarto dei propri consumi con due nuove centrali termoelettriche.

“Già a settembre del 2021 c’erano dei segnali di quello che sarebbe accaduto”, dice a Reuters il CEO di Italcer, Graziano Verdi.

Gas ed elettricità sono aumentati di 60 milioni di euro. Pari al 70% dei costi di produzione rispetto al 20% di quelli sopportati in precedenza.

“Abbiamo investito 10 milioni di euro per realizzare due impianti di cogenerazione e quest’anno abbiamo risparmiato 4 milioni di euro”.

Un altro milione è stato risparmiato riducendo lo spessore delle piastrelle da 10 millimetri a 8,5.

“Abbiamo aumentato i prezzi del 30-35% con una buona risposta del mercato. La debolezza dell’euro ha sicuramente aiutato, così come le misure di sostegno del governo”.

Il governo Draghi. 66 miliardi di euro stanziati tra agevolazioni fiscali e sussidi per aiutare famiglie e imprese.

Ora c’è un nuovo governo. Meloni e Giorgetti hanno messo al primo posto il sostegno alle aziende che affrontano il caro energia.

La crisi però ha già spinto gli imprenditori capaci di reagire a innovare, trovare soluzioni, continuare a produrre.

Se la politica non capirà che bisogna liberare le energie imprenditoriali e del lavoro, Checchi e i suoi colleghi continueranno a fare da soli.