Crisi. La Spagna punta su un piano per le infrastrutture da 17 mld
07 Aprile 2010
di redazione
Per accelerare la ripresa e far fronte al dramma della disoccupazione, che ha toccato a marzo il nuovo record storico di oltre 4.166.000 senza lavoro, il governo spagnolo anticiperà un investimento di 17 miliardi di euro in infrastrutture ferroviarie e stradali fra il 2010-2011. A presentare oggi a Madrid il nuovo piano di investimenti in infrastrutture e trasporti sostenibili, che stanzia 2 miliardi in più di quelli inizialmente previsti, è stato oggi il premier Josè Luiz Rodriguez Zapatero, assieme al ministro al ramo, Josè Blanco.
"L’attuale momento di crisi ci impone di essere austeri, ma allo stesso tempo di investire in una maggiore attività pubblica per favorire la creazione di lavoro e la ripresa economica", ha detto Zapatero ai media. Da parte sua, Blanco ha ricordato che il piano genererà o consentirà di conservare 400.000 posti di lavoro. Dei 17 miliardi, il 65% sarà destinato a nuove opere e il 35% alla manutenzione. Complessivamente, il 70% del totale sarà investito nelle ferrovie, soprattutto nell’alta velocità, e il resto in infrastrutture stradali. Le licitazioni delle nuove opere saranno perfezionate nel secondo semestre di quest’anno.
Al finanziamento del programma collaborerà l’iniziativa privata, con investitori spagnoli ed internazionali: la Bei finanzierà circa il 50%, mentre un 20% sarà coperto dall’Istituto di credito ufficiale (Ico) e il restante 30% da banche private e imprese di costruzione. Il programma integrerà con capitale privato l’investimento in opere pubbliche previsto dalla Finanziaria per il 2010, circa 19 miliardi di euro, destinati allo sviluppo del Piano strategico di infrastrutture e trasporti (Peit). In altre parole, si tratta di mantenere sugli attuali 30 miliardi il volume delle opere appaltate o in attesa di esecuzione, nonostante i tagli derivanti dal piano di austerità del governo, e di favorire la ripresa e l’occupazione, senza pregiudicare il programma di riduzione del deficit imposto dalla Ue per il 2013. Da qui la collaborazione pubblico-privata, che prevede il ricorso a contratti in concessione o a società miste. In tal modo, ha spiegato Blanco, le imprese di costruzione che si aggiudicheranno le opere si faranno carico della realizzazione e del loro successivo sfruttamento per un lungo periodo, di 20-30 anni, in modo che la suddivisione del rischio renda possibile tenere fuori l’investimento e il debito corrispondente dal bilancio dell’amministrazione.
Il ministro ha ricordato che "le alleanze e la collaborazione fra il settore pubblico e quello privato possono incrementare i livelli di efficienza e consentono di pagare gli investimenti in maniera solidale fra le diverse generazioni che utilizzeranno l’infrastruttura durante la sua vita utile". La novità del piano è che le banche non esigeranno avalli alle compagnie concessionarie delle opere, che finanzieranno con proprie risorse almeno il 20% degli investimenti iniziali.