Crisi migranti, sul confine con greco almeno mille in marcia. Rep. Ceca invia il suo ministro in visita
27 Febbraio 2016
di redazione
Il ministro dell’Interno dell’ ex Repubblica jugoslava di Macedonia e quello della Repubblica Ceca, Oliver Spasovski e Milan Hovanec, oggi si recheranno al centro di accoglienza di Gevgelija al confine greco-macedone.
Il ministro Honavec vorrebbe incontrare gli agenti di polizia cechi inviati a sostegno delle forze di sicurezza macedoni nel controllo dei flussi migratori al confine tra Grecia e Fyrom(Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia) . Il governo della Repubblica ceca sta discutendo proprio in questi giorni sull’ estensione della missione di polizia nella Fyrom.
A inizio febbraio 27 agenti sono stati dispiegati nella Fyrom per sorvegliare il confine greco-macedone e vorrebbero restare lì almeno fino al 19 marzo. Il premier ceco Bohuslay Sobotka alla presenza dell’ambasciatore macedone Stojceski ha dichiarato: "Anche se la Repubblica Ceca non è un paese di destinazione, non trovandosi sulle tratte interessate dai flussi migratori, dobbiamo contribuire comunque ad arginare la crisi migratoria".
Le fonti confermano che sono più di mille i migranti che in queste ore hanno rotto le recinzioni del campo di Diavata, in marcia verso il confine della Macedonia. Il viceministro per l’immigrazione greco Ioannins Mouzalas si è ritrovato più volte al banco degli imputati, inchiodato, dai quattro ministri di Visegrad, il polacco Blasczak, lo slovacco Kalinak, l’ungherese Pinter, il ceco Chovanec, l’austriaco Mikl-Leitner, in uno scambio molto accesso.
La Grecia ha finito poi per richiamare il proprio ambasciatore, Aleiferi, a Vienna in seguito al vertice Austria-Balcani sui migranti. Il ministero degli Esteri greco ha precisato che le consultazioni con l’ambasciatore hanno solo «il fine di preservare le relazioni amichevoli tra i popoli e gli Stati di Grecia ed Austria». Ma il richiamo dell’ambasciatore manifesta, nel linguaggio diplomatico, un atto di forte tensione tra due paesi.
A difenderlo ci hanno pensato Alfano, il francese Cazeneuve e il tedesco de Maiziere, che premono perché vengano attuate soluzioni europee. Il Commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza nella Commissione Juncker, Avramopoulos, ha dichiarato con fermezza: “Servono risultati chiari e tangibili sul terreno nei prossimi dieci giorni, o c’è il rischio che l’intero sistema collassi”. I leader dei 28 tra dieci giorni ci sarà, infatti, un nuovo vertice sulla crisi dei profughi con la Turchia. Il ministro dell’immigrazione olandese Dijkhoff ha avvertito: “Si dovranno trovare altre misure e fare nuovi piani di emergenza”.
E solo ieri il presidente macedone Ivanov, ha incontrato a Skopje gli ambasciatori dei paesi del gruppo di Visegrad. La stampa macedone ha riferito che nel corso del’incontro sono state discusse in particolare le sfide poste dall’emergenza immigrazione e il processo di integrazione euro – atlantica del Balcani. La situazione non accenna a rasserenarsi.