Crisi. Ue approva il piano da 200 miliardi, salvo il patto di stabilità

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Crisi. Ue approva il piano da 200 miliardi, salvo il patto di stabilità

Crisi. Ue approva il piano da 200 miliardi, salvo il patto di stabilità

26 Novembre 2008

 

Un piano che deve essere attuato immediatamente per evitare che l’Europa si avviti alla depressione economica. E’ quanto ha chiesto Bruxelles alla presentazione del piano anticrisi della Commissione europea sul quale dovranno pronunciarsi sia l’Ecofin martedì prossimo e, fra due settimane, i capi di stato e di governo dei Ventisette.

Il programma è piuttosto articolato. Tocca questioni che vanno dall’utilizzo flessibile – ma sotto stretto controllo europeo – dei bilanci pubblici nazionali, ai prestiti per il settore auto; dal finanziamento delle piccole e medie imprese al via libera antitrust alla garanzia pubblica di prestiti contratti dalle aziende per finanziare produzioni innovativi dal punto di vista ambientale e all’accelerazione della spesa dei fondi europei.

Si è potuto apprezzare, però, l’eliminazione dal testo finale di ogni riferimento alla manovra europea “biennale” (2009-2010). Come a dire che, visto il peso della crisi, sarebbe il caso di non dargli una data di scadenza.

Le cifre. Il pacchetto vale 200 miliardi di euro, pari all’1,5% del Pil Ue: 170 mld, pari all’1,2% del Pil Ue, proviene dai bilanci pubblici nazionali, 30 mld, pari allo 0,3% del Pil, dal bilancio Ue e dalla Banca europea degli investimenti. Tiene conto dei due piani anticrisi varati in Germania e Regno Unito ma non ancora attuati e, in linea generale, delle indicazioni già annunciate dagli altri stati membri. Non c’è una proporzionalità: ci saranno paese che dovranno decidere una manovra superiore all’1,5% del Pil nazionale come inferiore. “Le misure che gli Stati membri adotteranno – ha spiegato il presidente della Commissione, Barroso – possono non esser identiche ma dovranno essere coordinate”.

Deficit. Saranno sfruttati i margini di flessibilità – mantenuti comunque ampi – previsti dal patto di stabilità, ma non ci sarà un congelamento delle regole europee. Bruxelles ha diviso la Ue in tre gruppi a seconda delle condizioni di bilancio: nel primo ci sono i virtuosi che hanno molti margini perché in surplus o vicini al pareggio, nel secondo quelli che hanno pochi margini di manovra, nel terzo quelli che non ne hanno perché già travolti dalla crisi finanziaria o in condizioni di finanza pubblica precarissime (l’Irlanda per esempio ha già un deficit superiore al 3% del Pil). All’Ecofin si aprirà un difficile negoziato sulla ‘lista’ e soprattutto su quanto dovrà essere la ripartizione della manovra Ue. Bruxelles non ha spiegato però sui quale base tecnica è stato deciso il valore del pacchetto, il commissario Joaquin Almunia ha indicato che si tratta di “una decisione politica” compatibile con la necessità di evitare il peggio e di ripagare i nuovi debiti senza mettere a rischio la sostenibilità delle finanze pubbliche.

Iva. Bruxelles non interviene sulle misure fiscali, ma propone tassi Iva ridotti limitati ai prodotti verdi e ai servizi per il settore delle costruzioni e ha già proposto riduzioni permanenti per i servizi ad alta intensità di lavoro (la Ue dovrebbe decidere entro primavera). L’idea di una riduzione generalizzata temporanea dell’Iva come quella decisa a Londra non viene presa in considerazione.

Fondi strutturali. Saranno accelerati i pagamenti agli stati dai fondi strutturali. Nel 2007-2008 hanno ricevuto il 5% delle somme destinati dal fondo di sviluppo regionale e dal fondo sociale. Ora Bruxelles propone 3,8 mld addizionali (2,5%) nel 2009 per i ‘vecchi’ 15 e 2,3 mld (2%) per gli altri 12 membri. Altri 155 milioni arriveranno dai fondi per la cooperazione cross-border. Anticipazione al 2009 anche di 1,8 mld dal fondo sociale europeo per sostenere iniziative a favore dell’occupazione. Complessivamente dal bilancio Ue nel 2009 14,4 mld saranno disponibili 14,4 mld di euro (5 mld per le interconnessioni energetiche e banda larga, 6,3 mld per il fondo sociale e di coesione. 2,1 mld utilizzati per auto pulite, palazzi ecologici, industria del futuro e internet ad alta velocità, 0,5 mld per le grandi reti di comunicazione, altrettanti per progetti diversi.

Bei. Intervento totale di 15,6 mld sia nel 2009 che nel 2010 oltre al sostegno fino a 30 miliardi alle pmi al 2011 già annunciato. La Banca per la ricostruzione e lo sviluppo di Londra aggiungerà 500 milioni all’anno all’attuali livello di finanziamento agli stati dell’est.

Auto. No ad aiuti “vecchio stile” che sarebbero contrari alle regole del commercio internazionale. “Lo stimolo fiscale in quanto tale – è scritto nel documento comunitario – aumenterà direttamente il potere di acquisto rafforzando la fiducia dei consumatori dalla quale il mercato dell’auto dipende”. Inoltre la Ue ritiene che “le banche, specialmente quelle che ricevono il sostegno pubblico, mantengano e aumentino i prestiti a tassi sostenibili”. Cinque le misure mirate: autorizzazione temporanea agli stati a sussidi per una parte dei costi delle garanzie per prestiti; sostegno alla Bei per i prestiti alle società automobilistiche e ai fornitori per finanziare produzioni innovative in tecnologie pulite e migliori prestazioni ecologiche; partnership tra pubblico e privato in infrastrutture ‘intelligenti’ e per utilizzare energia rinnovabile e verde, riduzione delle tasse di registrazione e circolazione per le auto a bassa emissione di Co2: valore totale 5 miliardi; autorizzazione temporanea agli stati a prestiti per investimenti in nuovi modelli che anticipano o vanno oltre gli standard ambientali comunitari anche prima che entrino in vigore (riferimento al pacchetto emissioni Co2 tuttora sotto negoziato); intervento del fondo per la globalizzazione per la gestione degli esuberi. Da queste ‘voci’ dovrebbero derivare i 4 mld di cui ha parlato stamattina Josè Barroso.